Tra qualche giorno in Darsena, a Porta Ticinese, sarà istallata durante la Milano Design Week, una zattera galleggiante con 610 alberi e un percorso sensoriale in quattro tappe attraversabile dal pubblico, la “Floating Forest” (foresta galleggiante), il titolo del progetto realizzato da Stefano Boeri Interiors per il brand Timberland.
La Floating Forest è concettualmente e fisicamente studiata come un ecosistema indipendente, dove gli elementi naturali moltiplicano la biodiversità, attivando i benefici ambientali legati alla forestazione urbana, in connessione con gli altri spazi verdi di Milano.
L’installazione di Timberland, la cui missione è equipaggiare e ispirare la nuova generazionea far progredire il mondo, nasce dall’importanza del ruolo che ha la natura, enfatizzando la visione del marchio per un futuro più verde ed equo, così come dal concetto di circolarità, dove nulla viene sprecato.
Naturalmente per l’occasione il Comune sta provvedendo a ripulire i muri imbrattati della Darsena, ormai perennemente lavagne per ragazzini e bambini che han voglia di scarabocchiare qualsiasi oggetto.
L’installazione sarà visitabile dalle ore 10.00 alle ore 22.00 dal 7 al 12 giugno in viale Gabriele D’Annunzio al numero 20.
Come abbiamo già detto, noi non aggiungiamo altro riguardo lo stato di degrado in cui versa la Darsena e la zona limitrofa, visto che ci siamo stufati di commentare e trovare soluzioni che il Comune non sa e non vuole trovare.
E il ponte dello scodellino? Rimarrà così.
Referenze immagini: Stefano Boeri Architetti, Roberto Arsuffi
Darsena, Degrado, Porta Ticinese, Navigli, Milano Design Week
Sarebbe bello renderlo permanente! A Milano abbiamo bisogno di verde, alberi e decoro urbano!
Ma piantare delle piante rampicanti lungo tutti i muri?
Tipo edera, glicine, gelsomino?
Zero murales
Si alla natura
Costi bassi
Muri protetti!
Esatto, basterebbero piante arrampicanti e/o cespigli alti lungo i muri, sicuramente sarebbero un ostacolo x i writer.
È quello che hanno fatto a Citylife per esempio
Troppo facile.. non ci arriveranno mai a Milano!
Una soluzione ci sarebbe: far brillare coln il tritolo quei muraglioni sfigati in stile “mattonella esselunga” e andare finalmente alla ricerca di un progetto sensato per quel pezzo di città.
Una zattera con dei vasi sopra diventa miracolosamente “ecosistema indipendente”, questi poveri soyboy sono pronti a comprare qualsiasi fuffa.
Ma non era toyboy? 😉
toyboy con soyboy non c’entra una mazza …
Un po’ di senso dell’ironia no eh? E meno male che c’era l’emoji
610 alberi?? Siete sicuri?
Siete certi che il Comune stia ripulendo la darsena dalle centinaia di scritte?Guardate che i lettori controllano e rischiate se non è vero,di essere sbugiardati…Vogliamo passare di lì in settimana?,Il 29 maggio la darsena era tutta lercia di scritte.
pero’ quei graffiti orrendi sono il segno di sottosviluppo. Siamo una città di sottosviluppati con licenza di imbratto! Guardiamoci pure lo sponsor e le sue pianticelle. Peccato pero’ che intorno sembra il Bronx. Questo degrado è intollerabile. E’ inqualificabile quanto poco si faccia per bloccare questo che è solo malcostume.
Ormai non vedo speranze per la Darsena. I muri sono stati ripuliti ma tra non molto verranno di nuovo scarabocchiati.
Ed io avrei piantato qualche albero nei pressi del Bar Vista Darsena. Da ora e per i prossimi 4 mesi, come ogni anno sarà un punto non percorribile causa caldo.
Concordo con quanto scritto nei commenti precedenti, ovvero i muri potrebbero ospitare piante rampicanti poco invasive e non abbiano bisogno di manutenzione eccessiva.
Buongiorno Urban File, ho dato un’occhiata ai commenti comparsi su Facebook, in riferimento alla imminente installazione della “Floating Forest” in darsena. Sono rimasto basito di fronte alla quantità di persone che, riguardo al titolo del post “e per un po’ sparirà il degrado”, pubblicava risposte da cui emergono sconsolanti realtà circa il concetto di decoro/degrado urbano. In sintesi, e qualcuno lo ha fatto notare, il degrado non lo vedono perché insito nel loro DNA. Cito alcuni di questi commenti, tanto per dare un’idea: 1) Quale degrado?
I cigni?
I ragazzi che vanno in canoa?
La gente che si gode un pomeriggio coi piedi penzoloni nell’acqua?
2) Che articolo inutile, dov’è il degrado??
3) Sono passata dalla Darsena a tutte le ore, dalle 9 di mattina alle 2 di notte. C’era rumore, folla, confusione e forse qualche ubriaco di troppo, ma niente che definirei “degrado”.
Beh, direi che ce n’è a sufficienza per constatare quanta distanza separa queste persone (sono molte di più di quanto dicano i tre post citati) da chi, come me, voi e fortunatamente molti altri, hanno un concetto di quantificazione del degrado/decoro diametralmente opposto. Gente che non vede, o trova normale, la spazzatura come bottiglie, lattine, cartacce, bicchieri, avanzi di cibo che rimane sul territorio. Non vede, o trova normale che sul fondo della darsena possano trovarsi biciclette, monopattini, ruote intere o pneumatici, bottiglie, cartelli stradali etc. Non vede, o trova normale, che spesso accadano risse, ferimenti, furti e violenze. Tanta e tale è ormai l’assuefazione a tutto ciò, che queste persone si troverebbero spaesate di fronte ad una darsena con i muri puliti, senza tag e scarabocchi, slogan, bestemmie e idiozie, ma solo con una Floating Forest da visitare. Per fortuna c’è chi ogni tanto si organizza, come ad esempio la Canottieri S.Cristoforo, e porta decine di volontari guidati da Simone Lunghi a raccogliere, in canoa, divertendosi e facendo sano esercizio fisico, tutto il possibile di quanto nel Naviglio e nella Darsena si possa trovare nell’indifferenza di questi “ignoranti del degrado”. E per mia fortuna ho avuto modo di partecipare, anni fa, ad uno di questi civilissimi eventi che spero di poter ancora ripetere, a dispetto del perimetro sempre più largo degli imbrattatori seriali e dei “vunciùn” che si chiedono dove sia il degrado.
All’estero, oltre ad una maggiore educazione e buon senso civico, ed oltre a reali e severi controlli, fanno una cosa che resta nel tempo. Qui no. Esempio expo 2015 tanti soldi spesi x realizzarlo, e tanti x demolurlo x poi vendere l’area ai privati x ti edificare ma non è solo questo esempio.
L errore e’ stato all origine.
Una “RIQUALIFICAZIONE “squallida sopratutto per il muro in mattoni rossi che non aveva alcun senso estetico e di rispetto storico per non parlare dell orribile edificio.
Mettiamoci i rampicanti e nascondiamo sta schifezza.
E poi ALBERI a fianco muri.
Il COSO galleggiante e’ il solito ” PACCO PSEUDO ECOLOGICO-ECOSOSTENIBILE-BIODIVESITA’- e altri bla bla bla per i gonzi.
Renato
E fare una bella gara di murales?
I murales verrebbero imbrattati (vedansi i murales in pzza S.Lorenzo)
Eh si che dall’altro lato i rampicanti li hanno messi…
Ma i murales fanno alternativo. Tutti banksy coi muri degli altri…
Ma questi alberi che galleggiano poi li piantano da qualche parte?
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