Milano | Porta Monforte – Il mistero dell’Ex palazzo del Cinema Arti: 5 anni di degrado

In Via Pietro Mascagni 8, nel rione centrale di Porta Manforte, in una delle più belle strade della città, quartiere ricco di bei palazzi storici e moderni, si trova un edificio in totale abbandono da decenni ormai, sopratutto dopo che nel 2018 venne avviato un presunto cantiere mai partito effettivamente.

Famoso ai milanesi (sopratutto quelli piccoli negli anni Ottanta e Novanta) come sede del Nuovo Cinema Arti, specializzato per proiezioni cinematografiche per ragazzi e bambini, ma l’edificio ben più vecchio, venne costruito tra il 1934 e il 1935 dall’architetto lecchese Mario Cereghini nacque come Casa del Dirigente dell’Opera Nazionale Balilla, un gioiello dell’architettura razionalista. Si articola in due volumi: a destra un corpo a quattro piani (in origine tre) per uffici e ambulatorio dell’ONB, a sinistra un corpo più alto per auditorium, biblioteca e solarium.

Venne realizzato nella neonata via Mascagni (ne parliamo in quest’articolo dedicato agli alberi storici di Milano) in calcestruzzo armato e mattoni, è quasi interamente rivestito con mattonelle di klinker. A movimentare la facciata si trovano i loggiati con travi e colonne in marmo disposti a lato, gli oblò di gusto navale e le aperture verticali dei vani scala, con inserti di vetrocemento. A coronare l’edificio si trova una pensilina a sbalzo, un progetto strutturale dell’ingegner Giorgio Baroni (copiato spesso e che possiamo ritrovare nel grattacielo Pirelli e in molti altri edifici degli anni Cinquanta). All’interno si trova anche una sala destinata a spettacoli teatrali, cinematografici e  conferenze che prende il nome di Teatro delle Arti.

Larga parte del complesso venne distrutto nei bombardamenti alleati dell’agosto del 1943 e quel che ne rimase, opportunamente restaurato dal Comune di Milano, intorno al 1950, fu convertito in cinema col nome Arti. In quel periodo venne anche aggiunto un piano che, seppure in stile, snaturò un po’ l’aspetto del palazzo. A partire dal 1977 il cinema cambia radicalmente natura stipulando un contratto di distribuzione in esclusiva per Milano con la casa Disney e si qualifica come Nuovo Arti – Casa Disney. Nel 2006 il cinema Arti chiude definitivamente.

Nel 2008 venne venduto dal Comune a privati, che a quanto pare non sono mai riusciti a riconvertire e riqualificare questo stabile negli anni successivi. Nel 2018 si erano riprese le speranze: acquistato dal fondo immobiliare londinese Trophaeum per farvi un albergo di lusso o uffici con annunci e cartelli. Poi si è persa ogni traccia, dal 2018 non vi sono più informazioni, solo un cantiere mai avviato e in abbandono. Forse l’aver sottoposto a vincolo monumentale l’edificio (2005), ha scoraggiato ogni intervento (guarda caso), una garanzia per la tutela del patrimonio, ma sicuramente un impedimento per rinnovo e ristrutturazione.

Referenze immagini: Duepiedisbaglaiti, Roberto Arsuffi

Info: Giuseppe Rausa

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | Porta Monforte – Il mistero dell’Ex palazzo del Cinema Arti: 5 anni di degrado”

  1. Dobbiamo dire grazie in primis al comune Milano, che prima mette in vendita immobili devastati e poi mette vincoli assurdi a discapito degli investitori o sviluppatori, e un grazie speciale anche a qualche cittadino di zona ( influente) che ama vedere un vecchio catafalco orribile e che gli ricorda o la sua infanzia malata o di quando andava al cinema a baciarsi con la fidanzatina.
    Invece di pensare, che grazie a chi ancora investe nella rigenerazione e che possa realizzarsi un qualcosa che rivaluti notevolmente la zona, ancora spera che con i soldi (per non dire volgarità) degli altri possa tornare con la sua compagna al passato.

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    • Ringraziamo chi la pensa come lei se Milano rischia di perdere la sua identità. La differenza tra lo speculatore e lo sviluppatore immobiliare sta proprio in quanto lei afferma. Complimenti.

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    • Dall’ articolo si legge bene che prima è stato messo il vincolo (dalla soprintendenza, non dal comune) e POI è stato venduto. Chi ha comprato sapeva quindi benissimo del vincolo e si sarà fatto le sue valutazioni, se il progetto non è andato avanti ci sarà qualche altro motivo.
      Ricordo che comunque in generale “vincolo” vuol dire rispetto dell’ edificio, non impossibilità di fare alcunché. Ho seguito recentemente progetti su edifici vincolati e non c’è stato nessun problema. Quindi smettiamola con queste banalità

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        • Questo è il punto Marco, giustissimo……….
          A prescindere del periodo o meno in cui è stato posto il vincolo (non a caso parlo di qualche personaggio influente e non di comune) a mio parere e per tutti i risaltare il buonsenso non solo il bel ricordo, e se un progetto proposto non và bene se ne può discute, non possono passare 30/40 anni per avere una risposta che essi siano Comune o Enti, in quanto le generazioni a seguire lo vedranno sempre peggio e non sicuramente con l’occhio di chi non ci sarà più.
          Visto quello che succede per un pensiero esposto su questo Blog, dove si dà subito dello speculatore a chi investe del proprio per dare nuova vita ad immobili che fanno veramente scempio a questa bellissima città, dove è grazie a chi può economicamente, e che crede nella rigenerazione, che molti di questi potrebbero (ove possibile) rinascere mantenendo il profumo e il gusto anche del passato.
          Per questo e per chi ancora non lo sà, esistono grandi professionisti quali Architetti e Ingegneri, i quali potrebbero essere coinvolti per prima dagli Enti e/o dal Comune, dove saranno loro i primi ad investire in un valido progetto per la riqualificazione di stabili e/o quartieri, per poi proporlo al cittadino e una volta approvato proporlo agli investitori o a chi ama la riqualificazione e la Rigenerazione, e sarà sicuramente molto più veloce l’iter, ma soprattutto saranno certi i tempi di investimento da parte di chi mette veramente il danaro per portare a termine l’opera, e avremmo una città sempre più bella ma soprattutto dinamica e al passo con i tempi e la tecnologia.

          Ps. non ci si lamenti se poi sotto casa si hanno rifugi per personaggi poco raccomandabili, covi di spaccio o aver addirittura paura di passarci di notte per non fare brutti incontri o violenze, più le citta sono belle e innovative e più saranno sicure.

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  2. E’ forse la “cosa” più brutta e deprimente, che ci sia a Milano, alla pari del palazzo di ingiustizia et similia; segno e paradigma di un’ epoca folle, che pretendeva di annullare secoli delle nostre grandiose civiltà e storia dell’ arte, per creare imperi da operetta. Chissè perchè un edificio liberty lo si distrugge ormai quasi in piena libertà mentre questa boiata solenne resta in piedi… a imperitura memoria degli errori del passato?

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  3. Assurdo parlare di speculazione, quando l’investitore è soggetto alla lotteria, con svuotamento di valore, considerando l’immobile degno di essere di pregio, da mantenere, per il bene/patrimonio comune.
    È li da vedere!
    È la storia della dell’alea che corre chi investe, purtroppo!

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    • Credo che conservare la storia sia sempre un valore anche se i pareri sull’estetica sono, come comunemente avviene, differenti. Anni fa ho sentito dire con rammarico a un vecchio milanese: “Torino conserva tutto. Milano invece demolisce e rinnova tutto!” Quel vecchio milanese pero’ non riusciva a dire che Torino è più bella di Milano. E nemmeno io.

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      • Torino? E’ mille volte più bella di Milano; è ancora una città, ovvero è un luogo; Milano è un non-luogo: ormai solo un coacervo di piani regolatori incompiuti e sovrapposti di varie epoche, cosa descritta spesso anche da Urbanfile, ma soprattutto, Milano, rispetto a Torino, è la città dove la speculazione edilizia ha potuto devastare e distruggere…povera Milano, trattata come una e vera e propria colonia dai poteri post-unitari…mentre Torino è stata difesa e protetta, normale che fosse così, sono loro che hanno annesso noi e non viceversa.
        Fosse stato a Milano, il Po, l’ avrebbero ricoperto di asfalto… e poi sopra un bel quartierone di alveari umani,tutto fatto con soldi malanessi.

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        • Torino mille volte più bella di Milano? Già fa ridere così, se non fosse che continui dicendo che a Torino non c’è stata speculazione edilizia e qui scatta la doppia risata, evidentemente non conosci per niente il capoluogo piemontese, negli anni ’60 e ’70 hanno costruito ovunque e senza senso. Torino è una città statica da sempre alle dipendenza di una famiglia che l’ha affossata e oggi è un piccola metropoli dove non esiste lavoro e futuro per i giovani. Tutte le città del mondo, TUTTE si rinnovano Torino rimane statica, le olimpiadi a malapena sono riuscite a dare una piccola spinta, se a te piace più di Milano evidentemente hai una mentalità stagnante dove niente deve cambiare.

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