Ma dove si trova Tre Ronchetti? Di cosa mai stiamo parlando? “Tre Ronchetti” è la località posto più a sud (assieme a Quintosole) nel territorio del Comune di Milano. Ci troviamo a lato di via dei Missaglia subito dopo e a Est del Gratosoglio, e poco prima del territorio di Rozzano. Luogo praticamente sconosciuto a buona parte dei Milanesi eppure ricco di storia e con una chiesa che andrebbe visitata e conosciuta meglio anche perché soprannominata “la cappella Sistina della campagna milanese”.
Pensare che il borgo viene menzionato da Alberto Sordi nei primi istanti del film commedia Il vedovo (1959). Nello specifico, rivolgendosi al suo amministratore Marchese Stucchi: “Marchese, lo sa che scherzo mi hanno fatto quei gamberetti che abbiamo mangiato ieri sera a Ronchetto delle Rane?”.
“Tre Ronchetti” prende il nome da Ronchetto delle Rane (da non confondere col Ronchetto sul Naviglio), Ronchettino e Ronchettone, tre antichi nuclei di cascinali sparsi nella campagna milanese.
Ricordiamo che “ronco“ o “ronchetto” nel Medioevo indicava un luogo disboscato con la roncola ed utilizzato a fini agricoli. L’origine di questa denominazione risale a quasi cinque secoli fa, quando San Carlo, appena insediato vescovo a Milano, iniziando la conoscenza diretta della sua diocesi consentì agli abitanti del borgo di divenire comunità ecclesiale autonoma, erigendo Tre Ronchetti a parrocchia; era il 4 agosto 1567.
In precedenza borgo rurale facente parte dei nei Corpi Santi di Porta Ticinese, venne annesso al comune di Milano nel 1873, e da allora poco è cambiato, rimanendo un nucleo abitativo separato dalla città da ampi campi coltivati, rimanendo anche poco urbanizzato.
Il cardinale Federico Borromeo, nella sua visita pastorale del 1610, constatò la fioritura spirituale e l’attaccamento dei fedeli al loro parroco. Ciò favorì l’ottenimento della completa autonomia della parrocchia, svincolata dalla basilica di San Lorenzo da cui inizialmente dipendeva e dalla quale dista qualche chilometro.
Una diretta conseguenza fu un progresso dal punto di vista economico, grazie al commercio fiorente della carta: gli abitanti del borgo, infatti, davano in affitto le pozze d’acqua ai raccoglitori di stracci che li trasformavano così in carta.
In seguito, nel 1781, l’aggregazione di Tre Ronchetti al comune dei Corpi Santi consentì un ancora maggiore sviluppo del commercio, e portò con sè anche la strada di collegamento alla città. Superati gli avvenimenti bellici del diciannovesimo secolo, l’abitato si ritrovò riunito a Milano nel 1873, e ciò segnò la decadenza del borgo, ridotto a quartiere di estrema periferia. Ma la forza d’animo degli abitanti fece sì che il borgo pian piano si riprendesse, fino ai giorni nostri, in cui rappresenta un’oasi di ristoro a pochi chilometri dal centro della città.
Il borgo è tuttora costituito da tre frazioni, anche se ormai di due di loro rimane poco: Ronchettone (Ronchetto di Sopra), sito sulla via dei Missaglia appena dopo il Campo Vismara (sulla sinistra uscendo da Milano), Ronchettino (Ronchetto di Mezzo), sito vicino al capoloinea del tram numero tre in via Lelio Basso (a destra del vialone) e il ben conservato e consistente Ronchetto delle Rane, cui si accede tramite la via Manduria svoltandovi a sinistra all’ultimo semaforo cittadino di via dei Missaglia prima del confine con Rozzano.
La cascina Ronchettone è un tipico esempio di cascina lombarda a corte quadrata chiusa ed è gestita dal 1962 dalla famiglia Ubertone. Al suo interno ospita mucche, galline, oche, conigli e maiali, mentre a sud si estendono le coltivazioni di riso. Il terreno coltivato si estende per circa 40 ettari; di questi 32 sono destinati alla coltivazione del riso. Questa coltura, in questo particolare habitat, ha come inconvenienti la presenza di gamberi rossi (nei solchi pieni d’acqua, dove vanno a trascorrere l’inverno) e di anatre, mentre grazie al passaggio del tram e al suo rumore non si avverte il problema della presenza delle nutrie. Oltre a ciò la cascina, dedita come detto all’allevamento di animali da cortile, un tempo vendeva anche galline, polli e tacchini; oggi in vendita si trovano le uova della galline stesse e il riso carnaroli coltivato nei terreni sopra citati.
Poco rimane invece della cascina Ronchettino, ormai urbanizzata a margine del quartiere di Gratosoglio: i fabbricati attuali costituivano parte integrante di un complesso rurale impostato secondo il sistema a corte. Tutta la parte formata dai rustici è andata distrutta e degli edifici che delimitavano la corte sono rimaste solo le abitazioni e alcuni depositi, che hanno mantenuto la stessa funzione fino ad oggi, mentre al piano terreno si è insediato un locale pubblico.
La parte che più assomiglia ad un borgo, come dicevamo poco sopra, è quella detta Ronchetto delle Rane, il cui nome deriva dalla grande presenza nel territorio degli anfibi che vivono nelle molte rogge dei dintorni. Nonostante la presenza di troppe abitazioni d’epoca disabitate, è ben preservato. Purtroppo non vi sono attività commerciali se non un bar ristorante in via Pescara, un agriturismo e la chiesa.
La decadenza degli edifici di un tempo è palese, un po’ ovunque si vedono portoni sbarrati e finestre chiuse. Tuttavia non è un borgo deserto, la fuga degli abitanti, chiamati ronchettini, si è fermata. Oggi, questi ultimi sono circa 332, così tanti solo grazie alle nuove costruzioni abitative sorte nella parte contemporanea del borgo, alcune delle quali, bisogna dire, ben progettate, come in via Pescara 44, adeguate allo stile rurale proprio del luogo, tanto da poter essere citate come esempio di inserimento nel paesaggio classico nostrano. Così come le nuove costruzioni nella parte nord del borgo realizzate alla fine degli anni Novanta del 1900, che si estende come un unico complesso lungo la via Manduria (che forma una specie di lazzo attorno alla chiesa). Non mancano comunque alcune case dal tipico aspetto anni Cinquanta realizzate senza render conto del contesto e che oggi appaiono del tutto fuori contesto.
L’area è costituita principalmente da campi estesi e altamente ciclabili del Parco Sud, ma con un po’ d’attenzione. Il borgo è attraversato ai margini da un paio di grosse rogge, in una delle quali regnano sovrane e indisturbate le nutrie, osservabili a vista; il luogo potrebbe chiamarsi Ronchetto delle nutrie, non è molto piacevole da vedere, non tanto per le bestiole, ma per la roggia mai ripulita. A una delle rogge vicino alle abitazioni moderne è stata tolta l’acqua perché le prolifiche bestiole, non simpatiche a tutti, avevano iniziato a scavare le loro tane proprio lì.
Unico grande gioiello artistico dei Tre Ronchetti è senza alcun dubbio la chiesetta parrocchiale, dedicata niente popodimenoche ai santi Pietro e Paolo, due delle maggiori figure della cristianità.
L’abside contiene un ciclo di affreschi illustranti la vita del primo papa della storia, mentre la controfacciata (il retro della facciata) ha un organo datato XVIII secolo, recentemente restaurato grazie all’Aem di Milano.
La chiesa, il cui nome completo è Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ai tre Ronchetti, ha origini molto antiche, venendo essa citata già in documenti del quattordicesimo secolo e come testimonia l’abside circolare tipico dello stile romanico.
Poco o niente si sa della chiesa antica. Quello che si sa per certo è che la chiesa fu oggetto di una visita del cardinale Carlo Borromeo il 9 Aprile 1567, il quale ordinò modifiche e miglioramenti al fine di elevarla a chiesa parrocchiale.
Esternamente la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ai tre Ronchetti risulta poco vistosa, essendo le uniche decorazioni costituite da due statue dei santi cui la chiesa è dedicata all’interno di due nicchie e un pronao all’ingresso. L’armonia della facciata è anzi disturbata da una finestra a vetri colorati sopra al portone e da un orologio sopra ad essa evidentemente moderni.
L’interno è al contrario molto ricco. Ad aula unica e caratterizzata da un’impronta chiaramente barocca, esso è ricco di colori e decorazioni e presenta tre cappelle su ogni lato. L’elemento più prezioso si trova però nell’abside ed è rappresentato da un ciclo di affreschi dedicati alla vita di San Pietro, l’unico in tutta Milano.
L’opera, realizzata nel 1657 da Ercole Procaccini il Giovane, presenta finiture meno raffinate rispetto ad alcuni affreschi presenti nelle chiese più prestigiose di Milano, ma si distingue per il suo impatto e la sua qualità. Rispecchiando i principi della Controriforma, tutte le figure sono rappresentate con abiti modesti. Il ciclo pittorico comprende cinque composizioni, tra cui la caduta di Simon Mago, la resurrezione di Tabita, la consegna delle chiavi a Pietro e la sua crocifissione. Le cappelle hanno una struttura uniforme, con soffitti a volta decorati per simulare lo stucco. Le lunette del soffitto presentano le uniche finestre nelle pareti laterali, mentre altre finestre si trovano nell’abside e sulla facciata, sebbene la chiesa risulti generalmente piuttosto buia. Elementi verticali sono decorati con imitazioni di marmo o con motivi vegetali stilizzati.
Purtroppo, non sono disponibili informazioni sulle opere pittoriche presenti nelle varie cappelle, molte delle quali sembrano essere di notevole valore artistico. Le due pale d’altare attualmente nelle prime due cappelle erano precedentemente ante dell’organo settecentesco sulla controfacciata, recentemente restaurato. Il portone della chiesa, chiaramente antico, è degno di nota.
Il sagrato della chiesa è occupato in parte da un grazioso giardino dove si trova anche una fontana realizzata dallo scultore Harry-Pierre Rosenthal, stesso scultore voluto da Papa Wojtyla e stesso scultore del gruppo scultoreo ai Giardini Montanelli “I quattro cavalieri dell’apocalisse e il bianco cavallo della pace” (anche la finestra centrale della chiesa è una sua opera).
A lato della chiesa si trova la via Pescara, una via che si perde nei campi. A lato si trovano gli edifici più antichi e rurali del borgo, quasi tutte vecchie cascine con gli appartamenti dei contadini che si occupavano dei terreni della zona. A Lato di via Pescara si trova ancora uno dei classici fontanili che caratterizzano molti borghi della bassa milanese. Anche qui si trovano degli edific moderni che per fortuna son stati realizzati rispettando un po’ il contesto.
Forse l’unica pecca di questo luogo è proprio l’assenza di luoghi di aggregazione come bar (solo uno) e ristoranti.
Qui di seguito alcune immagini del complesso di edifici residenziali costruiti tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000, realizzati nel classico stile dell’epoca che cercava di imitare un’architettura in stile ma con un aspetto moderno, qausi sempre un ibrido che certo non è passato alla storia. Così le nuove abitazioni si presentano realizzate in mattoni pieni a vista, logge e timpani. Al centro del borgo è stato ricavato anche un piccolo parco pubblico denominato Manduria (dal nome della via)
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Google; Milanofotografo.it
- Fonte: ilcielosumilano.it; Roberto Schena; Fondazione Milano Policroma; Fondo Ambiente FAI; Milanofotografo.it
- Tre Ronchetti, Via dei Missaglia, Gratosoglio, Ronchetto delle Rae, Ronchettone, Via Pescara, Via Manduria, Chiesa Santi Pietro e Paolo
Luogo unico dove non sembra di essere a Milano. Da preservare.
La fontana è molto molto strana, ma non brutta
Al Ronchetto delle Rane c’è un bellissimo ristorante “ Il ristoro delle rane” un progetto unico che unisce l’atmosfera di altri tempi con un grande calore umano dove ragazzi speciali rendono le serate speciali
Articolo ben fatto, raccontato tutto molto bene, foto perfette!
Però non ci sono nelle foto le mie opere ?
Purtroppo nel primo cascinale provenendo da gratosoglio si trova un demolitore di auto con cataste di rottami, motori e parti meccaniche che avranno sversato i prorpi liquami nel terreno. Mi chiedo come possa il Municipio 5 autorizzi una simile installazione
Buongiorno Marco, l’attività esiste perché pre esistente al parco.
Con tutti i vincoli e le precauzioni, non ci sono sversamenti né odori sgradevoli come per altre attività e neanche rumori molesti, come risulta alle case vicine.
Le carcasse sono collocare dietro file di alberi non visibili alle case, ma solo da via dei Missaglia che è ad alto traffico e più rumorosa, è come un grande parcheggio però controllato con cura
Questa attività svolta da sempre con cura visto che anche noi abitiamo a Ronchetto, anzi provvediamo anche a pulire il perimetro che la gente si sente autorizzata a scaricare come batterie pneumatici ec ec.
Vieni pure a trovarci
Quanta ignoranza in solo commento, per un articolo così sprecare queste parole.
Forse dovrebbe accettare l’offerta della signora Giovanna ad andare a vedere (la signora per me è anche fin troppo gentile ad invitarla). Ci sono foto in questo articolo dove è palese che di liquiamo sul terreno o nell’acqua non ce ne sono, ma immagino che lei è una di quelle persone che parlano tanto senza sapere nulla, solo per dare aria alla bocca e lasciare un segno. Evidentemente lei non è di Ronchetto, perché altrimenti apprezzerebbe, si faccia un giro anche solo intorno alla demolizione dove può notare che si può fare pure una bella passeggiata intorno senza sentire odori o vedere schifezze a terra, come invece è dalla parte della strada, dove dagli orti vengono lasciati immondizia e scarichi di qualsiasi genere. Le svelo un segreto di certo non è il suo amato municipio 5 a tenere pulita l’area, ma persone che lavorano e amano il contorno, e le nutrie di certo non stanno in mezzo ai liquami.
Si faccia un giro.
Ci tenevo a sottolineare che la bizzarra fontana come anche il Rosone della chiesa fu realizzata da Henry Rosenthal “Scultore di Papà Wojtyla”
Entrambe le realizzazioni, sono degne di nota nella storia, recente del borgo.
Se ci riusciamo, questo borgo verrà ancor più valorizzato.
Occorre l’impegno di tanti; poche parole ma molti fatti.