Oggi visitiamo la Triennale di Milano, uno spazio polivalente che trova posto nel Palazzo dell’Arte nel Parco Sempione, proprio a due passi dalla stazione Cadorna. Qui si possono visitare esposizioni temporanee e permanenti dedicate a design, architettura, arti visive, sceniche, performative e non solo. La Triennale infatti offre anche spazi aperti al pubblico dedicati allo studio, alla ricerca e al dibattito, ponendosi così come un vero e proprio centro culturale.
UN PO’ DI STORIA
La Triennale di Milano nasce come come Mostra Internazionale delle Arti Decorative a Monza nel 1923, grazie all’iniziativa di Guido Marangoni. L’evento, volto a stimolare l’interazione tra arte, industria e società, si tiene biennalmente nel parco della Villa Reale di Monza. Nel 1933, la manifestazione si trasferisce a Milano e diviene triennale, assumendo una nuova forma e un’importanza maggiore.
Il passaggio a Milano è reso possibile grazie al generoso lascito di Antonio Bernocchi, che, con la sua famiglia, dona cinque milioni di lire al Comune di Milano per la costruzione del nuovo Palazzo dell’Arte inaugurato come sede della Triennale nel 1933.
La Triennale di Milano si consolida come un centro di riferimento culturale sotto la direzione di figure illustri come Gio Ponti e Mario Sironi, che contribuirono a darle una personalità distintiva. Durante la sua prima edizione al Palazzo dell’Arte, la manifestazione ospita importanti esposizioni artistiche e di design, tra cui le pitture murali di De Chirico e Sironi, segnando l’inizio di un rapporto duraturo con i principali artisti del Novecento.
Nel dopoguerra, la Triennale assume un ruolo cruciale nella ricostruzione urbana di Milano, con la creazione del quartiere QT8 sotto la direzione di Piero Bottoni. Questo progetto rappresenta una sperimentazione di innovazione architettonica e urbanistica, rispondendo alle sfide del periodo e all’esigenza di modernizzare la città.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, la Triennale si afferma come un punto di riferimento per il design industriale, promuovendo il Made in Italy e riflettendo le trasformazioni economiche e sociali dell’Italia.
Oggi, la Triennale continua a svolgere un ruolo centrale nella cultura e nella creatività, guidata da Stefano Boeri, che ne ha rilanciato la missione come un luogo di confronto e dialogo su temi contemporanei.
L’ARCHITETTURA DEL PALAZZO DELL’ARTE
La Triennale di Milano è ospitata nel Palazzo dell’Arte. Progettato dall’architetto Giovanni Muzio, l’edificio è situato in una posizione strategica nel cuore di Milano, bilanciando l’asse perpendicolare che si estende dal Castello Sforzesco all’Arco della Pace con un nuovo asse che corre lungo il parco della Triennale.
L’architettura del Palazzo dell’Arte, completata in soli 18 mesi tra il 1931 e la primavera del 1933, è un esempio di architettura razionalista. L’edificio è caratterizzato da una monumentalità celebrativa che si esprime attraverso un’estetica severa e geometrica. Le facciate sono realizzate con clinker, un materiale che richiama la tradizione locale del mattone, e sono ulteriormente accentuate da griglie di vetrate industriali e archi monumentali. L’ordine gigante caratterizza tutte le parti principali dell’edificio, concepito in collaborazione con Mario Sironi, ideatore e artefice di gran parte dei decori plastici e murali presenti all’interno.
L’edificio ospita 12.000 mq di sale espositive e spazi dedicati al pubblico in un impianto modulare e flessibile. Una costruzione a scheletro di vaste gallerie garantisce un’ampia libertà di suddivisione e d’impiego. Infatti, nel disegno del Palazzo che ha una pianta allungata che termina con una grande abside e le principali funzioni sono organizzate lungo due assi perpendicolari.
Nel 2024 il Palazzo ha visto un’importante riqualificazione di una delle gallerie al piano terra: lo spazio “Cuore” (Centro studi, archivi, ricerca). Affidato a AR.CH.IT Luca Cipelletti, il progetto ha riportato alla luce l’architettura originale di Muzio, recuperando il punto di fuga prospettico che collega l’atrio alla grande scala elicoidale. Gli elementi modulari dello spazio sono stati progettati per adattarsi facilmente a diverse esigenze, accogliendo archivi, aree studio, riunioni e mostre, sia analogiche che digitali, in base alle tematiche specifiche. L’intervento ha inoltre coinvolto tutto il Palazzo, con l’aggiornamento degli impianti, il rifacimento degli infissi e la chiusura superiore orizzontale con pannelli in vetrocemento.
LA NOSTRA VISITA
Cominciamo la nostra visita alla Triennale di Milano. Questo è l’ingresso da cui si accede ed è situato in via Alemagna. Una volta entrati, ci si ritrova immersi in uno spazio monumentale che si presenta come una sorta di passeggiata coperta. Alla destra e alla sinistra di questa promenade si distribuiscono tutti gli ambienti, ad eccezione del Caffè Triennale che invece chiude questo spazio longitudinale.
Partendo dagli ambienti situati nel lato destro della struttura, si incontra prima di tutto l’info point, dopodiché è situato l’accesso al Museo del Design Italiano, esposizione permanente della Triennale.
A seguire un imponente scalone porta al piano superiore dove si trovano altre sale per le esposizioni temporanee e per installazioni. Qui tra l’altro è collocato anche lo spazio “Agorà”, un luogo dedicato alle conferenze, incontri e dibattiti su tematiche care all’istituzione. Inoltre, all’ultimo livello il Palazzo dell’Arte ospita il ristorante Terrazza Triennale che offre una bellissima vista sullo skyline milanese.
Ora torniamo al piano terra, da qui si può accedere a un livello sotterraneo (al momento della nostra visita chiuso per lavori) in cui si trova il Teatro che ospita un’ampia rassegna di spettacoli organizzata dalla Triennale. Infine, girando a destra prima del bar e poi a sinistra, un po’ nascosto, c’è l’accesso per il giardino che ospita installazioni artistiche.
Ripartendo dall’ingresso del Palazzo dell’Arte, sul lato di sinistra, subito dopo la biglietteria, è collocato uno spazio davvero interessante e ben strutturato del quale abbiamo già accennato nel paragrafo riguardo l’architettura. Si tratta di Cuore. Centro studi, archivi, ricerca. Questa sezione aperta a tutti raccoglie ed espone in modo accattivante moltissimi materiali d’archivio. Lungo tutta la parete di destra è presente un sistema di teche, armadiature e ripiani che raggruppano per temi (quali documenti, grafica ,architettura, design, teatro ecc.) beni archivistici di natura diversa.
Qui ad esempio viene raccontato il Quartiere Qt8, nato proprio come sperimentazione della Triennale.
Al centro di questo lungo corridoio, 12 tavoli sono allestiti con esposizioni temporanee dedicate anche alla valorizzazione di archivi esterni a Triennale. Queste teche ad esempio sono dedicate a un progetto di Gae aulenti che ha come oggetto la pianificazione urbana di Milano relativamente alla trasformazione del traffico.
Sulla parete di sinistra sono invece installati tre ledwall che creano una sorta di linea del tempo multimediale che ricostruisce la storia delle Esposizioni Internazionali di Triennale Milano.
Infine, è presente una biblioteca consultabile su richiesta e tavoli in cui è possibile liberamente rimanere a lavorare o studiare.
Altri ambienti collocati su questo lato della struttura sono poi bookshop e sale per le mostre temporanee. In questo periodo fino a gennaio ad esempio è possibile visitare una mostra di forte impatto dedicata a Gae Aulenti.
Noi però ci concentreremo sull’esposizione permanente riguardo il design italiano di cui vediamo ora alcuni dei pezzi che ci hanno colpito di più.
Innanzitutto, questo è l’accesso all’esposizione nella quale sono presentati subito degli elementi iconici per il design della nostra città: il corrimano e le insegne della mitica linea M1 della metropolitana milanese progettata da Franco Albini e Franca Helg con la grafica di Bob Noorda.
Durante il percorso è interessante ritrovare poi la Poltrona PL19 in cui il dettaglio del bracciolo propone, in tutt’altro contesto, il corrimano della metropolitana che i due designer metteranno a punto 3 anni dopo.
Tornando all’esposizione in generale, il percorso espositivo presenta oltre 300 oggetti della Collezione che, messi in relazione con la storia dell’istituzione, raccontano il design italiano. L’allestimento è semplice e curato. Ogni pezzo viene raccontato in modo sintetico e comprensibile, sono poi ricostruiti anche alcuni interni domestici.
Ci sono inoltre degli spot finalizzati a rendere più accessibili alcuni oggetti della collezione. Qui ad esempio si invita ad aprire e odorare l’interno di queste scatolette di colla Coccoina.
Tra i tanti oggetti esposti troviamo alcuni firmati da Gio Ponti, come la famosa sedia Superleggera disegnata nel 1955 e prodotta dall’azienda italiana Cassina dal 1957. Questa sedia in legno, simbolo della ricerca d’avanguardia del designer, nonostante pesi solo 1,7 kg è estremamente solida e robusta.
Di Gio Ponti, con la decorazione di Pietro Fornasetti, c’è anche il trumeau Architettura, una sorta di credenza, mobile bar e scrittoio a ribalta, caratterizzato da delle vedute di Venezia.
Tra i vari pezzi dell’esposizione se ne trovano anche di più “ingombranti” come la superutilitaria Nuova 500D del 1960 di Dante Giacosa per FIAT, simbolo del made in Italy nel mondo.
Tra i designer compare anche il nome di Anna Castelli Ferrieri la quale nel 1969 ha progettato i famosi Componibili tondi per Kartell. Una serie di contenitori cilindrici di varie altezze diametri impilabili. Il diverso accoppiamento degli elementi, la possibilità di trasformarli, spostarli, smontarli offre infinite opportunità di impiego e di composizione.
Verso la fine del percorso, si riuniti gli oggetti realizzati tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta, momento in cui il design italiano attraversa una stagione particolarmente vivace. Qui ad esempio si trova il Pratone, stravagante divano in poliuretano espanso verde brillante di Gufram disegnato Giorgio Ceretti, Pietro Derossi, Riccardo Rosso nel 1971.
L’esposizione culmina nella Design Platform, spazio che ospita mostre temporanee di giovani designer.
Finiamo la nostra visita nel Giardino Giancarlo De Carlo che ospita opere di grandi artisti e designer come I Bagni Misteriosi, realizzati da Giorgio de Chirico nel 1973 per la XV Esposizione Internazionale, Il Teatro dei Burattini di Alessandro e Francesco Mendini e le sedute Le Signore di Gaetano Pesce.
INFORMAZIONI PRATICHE
Nome del Museo: Triennale di Milano
Indirizzo: viale Emilio Alemagna, 6, 20121 Milano MI
Giorni di apertura: aperto dal martedì alla domenica
Orari di Visita: 10.30-20.00
Orari per l’accesso al giardino: Martedì-Domenica 12.00 – 18.30
Prezzo del Biglietto: per tutte le mostre in programma 25 € , varia invece il prezzo per le singole mostre. Possibilità di riduzioni e ingressi omaggio per determinate categorie.
Accessibilità: accessibile per le persone con ridotta mobilità, ascensori e rampe
Accesso per Animali: non sono ammessi animali
Servizi Aggiuntivi: caffetteria; ristorante; negozio/libreria; Wi-Fi gratuito senza registrazione; guardaroba (per gli armadietti è necessaria una moneta da 1 € oppure da 20 centesimi); visite guidate e attività didattiche
Sito Web: www.triennale.org
Contatti: info@triennale.org
Referenze immagini: Triennale di Milano; Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano; Lombardia Beni Culturali; Delfino Sisto Legnani; Lucia Macchi
Fonti: Triennale di Milano; Milano nascosta; Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano
Milano avrebbe bisogno di un moderno Museo del Design (che era previsto a Citylife ma cancellato da una giunta lungimirante) che comprenda anche una Scuola Internazionale di Design per richiamare studenti da tutto il mondo e continuare la grande tradizione dei grandi designer milanesi.
Milano è un mondo in continua evoluzione e tutto da scoprire (ma non basterà un’intera vita per conoscerlo a
fondo, per fortuna direi!).
Ho già una bella età ma mi sento sempre un esploratore della mia unica città!
Milano è un mondo in continua evoluzione e tutto da scoprire (ma non basterà un’intera vita per conoscerlo a
fondo, per fortuna direi!).
Ho già una bella età ma mi sento sempre un esploratore della mia unica città!