Nell’ambito delle interviste ai protagonisti della trasformazione urbana, abbiamo incontrato Roberto Russo, Amministratore Delegato di SmartCityLife, la società a cui è stato affidato il compito di valorizzare e gestire le aree verdi del quartiere Citylife per i prossimi 10 anni.
2004 – 2024. Sono passati vent’anni dalla prima volta che la città ha sentito parlare di Citylife, un progetto che avrebbe cambiato l’idea della nostra città. Ci potrebbe raccontare in breve o attraverso qualche aneddoto questo lungo percorso?
Vent’anni mi ricordano l’età che ho perché sono in CityLife dal 2006 e ho potuto vivere tutti i cambiamenti di questo intervento; quindi, sicuramente ho più di un aneddoto da raccontare.
Come tutti i progetti di sviluppo, anche quello di CityLife ha subito un andamento ciclico perché non è stato una linea retta verso il successo, ma ha attraversato momenti di avvio e di arresto. Ho pensato, dunque, ad alcuni flash a partire dal 2004 quando lo slogan è “Entusiasmo e fiducia”. Quell’anno CityLife vince la gara contro Pirelli, di cui in realtà ai tempi io facevo parte ritrovandomi, dunque, nel team perdente. Si tengono le riunioni con Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Arata Isozaki. Un tavolo di idee molto esteso per liberare un progetto che era vincolato da regole incredibili. C’erano addirittura le servitù di qualità per cui ogni edificio doveva essere realizzato secondo quanto previsto dal piano urbanistico, una cosa veramente complicata da fare. In quel momento l’entusiasmo e la fiducia ci stava portando a partire in fretta con dei progetti esecutivi che però sono stati fermati. Questo perché l’entusiasmo e la fiducia dell’inizio si sono scontrate con un grande dibattito con i comitati dei cittadini.
Proprio legato a questo tema ho un aneddoto da raccontare. Ricordo bene una riunione in piazzale Damiano Chiesa, in oratorio, con tutti i cittadini che non erano felici del progetto, dibattito che successivamente ha generato grandi modifiche. Ci sono stati poi sette ricorsi al TAR e abbiamo sorpassato tante difficoltà, tra cui la critica maggiore secondo cui CityLife avrebbe creato un cono d’ombra invivibile intorno alla città. Oggi quando giro nel parco e nelle piazze, una delle richieste maggiori da parte delle persone è invece proprio quella di avere più ombra. Questo mostra come il dibattito iniziale, sostenuto anche da enti autorevoli, in realtà è stato smentito dai fatti perché l’ombra non è un problema. Il giardino, che veniva denominato “dei ricchi”, è in realtà un grande parco pubblico di 174.000 mq aperto a tutti.
Proseguendo nel tempo, un altro momento cruciale è la ripartenza del 2008. Ricordo una riunione al Comune di Milano con l’allora Segretario Generale, durante la quale si discuteva come ampliare le aree verdi, includendo le aree cerniera ancora occupate dai padiglioni della Fiera. L’incertezza di dover riprogettare, insieme alla pubblica amministrazione, una grande area verde che sarebbe passata da 90.000 mq a 174.000 mq, ci ha spinto ad aprire nuovi percorsi pedonali creando grandi assi di fruibilità. Inoltre, abbiamo portato la metropolitana al centro del progetto, un caso raro visto che solitamente prima si costruiscono gli edifici e poi arrivano i mezzi pubblici. Questo è stato veramente un esempio singolare, in cui il tetto della metropolitana è il pavimento del centro commerciale. L’aneddoto secondo me molto simpatico, seppur ai tempi non vissuto benissimo dal direttore generale di allora, è accaduto durante la riunione in cui discutevamo proprio queste tematiche. Si è giunti su due piedi a contrattualizzare con il Comune un contributo aggiuntivo di 20 milioni di euro – che poi è servito a fare tante bellissime opere pubbliche – per poter trovare il modo di spostare la metropolitana.
Passiamo ai ripensamenti del 2014. Penso al progetto del Museo d’Arte Contemporanea, firmato da Daniel Libeskind. Nonostante avessimo ottenuto il permesso di costruire e i fondi fossero disponibili, la pubblica amministrazione decise di annullare il progetto del museo, optando per un museo a cielo aperto. Da quel ripensamento nasce ArtLine. Quindi ecco l’aneddoto. ArtLine, un percorso di arte pubblica che in questi anni ha avuto un forte riscontro, è il frutto di un ripensamento generato dal cambio di pensiero del sindaco e dalle diverse filosofie di persone coinvolte. Il progetto era cominciato con l’idea di Museo del Design, per poi passare al Museo di Arte Contemporanea MAC fino a giungere al percorso artistico che oggi tutti possiamo vedere.
Il 2016 è segnato dal “coraggio” e dalla “determinazione”. È l’anno in cui viene terminata la Torre Isozaki. Ricordo la sfida tra colleghi per chi arrivasse per primo in cima ai 50 piani della Torre e il coraggio di una collega che quando venne posizionata l’antenna della RAI salì fino alla cima per far sventolare la bandiera. Un altro aneddoto riguarda proprio l’antenna: la Torre Isozaki bloccava il segnale del ripetitore RAI, per cui concordammo di posizionare l’antenna in cima all’edificio per amplificare il segnale. Una soluzione necessaria, visto che l’edificio ormai non poteva più essere demolito.
Il 2019 è l’anno della suspense e dell’emozione legate al progetto che personalmente è il più bello che abbiamo fatto, quello del Centro Vaccini. In soli trenta giorni abbiamo investito una cifra considerevole di Generali per allestire il Centro insieme al Policlinico e Fiera Milano. L’aneddoto curioso è che abbiamo scoperto che sarebbe stato un centro vaccinale solo leggendo i giornali e in 34 giorni siamo riusciti a concludere il progetto. Sicuramente questa grande suspense ed emozione legata al Padiglione 3 dipende anche dal fatto che questo edificio è stato acquisito a seguito di una combattuta asta tra Generali e Allianz. Attualmente in questa struttura stiamo realizzando un bellissimo progetto riguardo cui posso solo anticipare che si tratterà di un edificio aperto alla città.
Ora siamo nel 2024, e abbiamo aperto un nuovo capitolo del progetto con la firma della nuova convenzione per la gestione dell’area verde, continuando così il nostro percorso di crescita e sviluppo.
Citylife ha riscritto la storia della pedonalità. Un intero quartiere in mezzo al verde dove le auto sono scese di un piano. Con la restituzione dell’ultima porzione di parco, ci potrebbe raccontare il futuro di questo spazio?
Assolutamente sì. Innanzitutto, lo sviluppo futuro parte dalla gestione. Con la firma della convenzione con il Comune a gennaio 2024, che prevede la gestione delle aree verdi per i prossimi 10 anni, nasce SmartCityLife. Questa è una società creata appositamente per questo scopo e di cui sono Amministratore Delegato. SmartCityLife ha tre obiettivi principali: l’ambiente, la sicurezza e la fruibilità.
Lavorando sul parco e sulla piazza, sicuramente l’ambiente è un elemento centrale. Abbiamo tra l’altro avviato una collaborazione con A2A per il monitoraggio ambientale e della biodiversità.
Il tema della sicurezza, invece, è trasversale e riguarda sia la micro-sicurezza delle persone, sia la macro-sicurezza degli edifici.
La fruibilità, secondo noi, è ciò che definisce una smart city. Al di là degli aspetti tecnologici, che naturalmente sono necessari, una città smart deve essere accessibile e vivibile. Per raggiungere questo obiettivo, lavoriamo su due fronti principali: il primo è culturale, attraverso l’ArtLine. Ad esempio, abbiamo collaborato con il Liceo Boccioni per sviluppare progetti didattici.
Il secondo fronte riguarda lo sport e il tempo libero. Grazie alla grande dimensione del parco, siamo in grado di ospitare eventi come maratone con fino a 3.000 partecipanti. Inoltre, la presenza della metropolitana e di 1.000 posti auto a tariffa ridotta, insieme ai 350 parcheggi pubblici già disponibili (e altri 300 in arrivo), garantisce una logistica efficiente. Abbiamo anche un nuovo parcheggio, già completato da un anno, sotto il parco vicino al Padel Pavilion, e siamo solo in attesa del collaudo finale.
Sul fronte dello sport, un progetto a cui teniamo molto è il Padel Pavilion. Abbiamo deciso di coinvolgere Fabio Novembre per realizzare un progetto di qualità, invece di optare per le classiche strutture con palloni pressostatici a doppia membrana. Questo riflette la nostra volontà di dare dignità anche agli spazi sportivi.
Tutto questo è supportato dall’applicazione di Smart City Life, che fornisce diversi servizi semplici ma utili. Ad esempio, c’è un pulsante per contattare la Control Room in caso di necessità. L’app fornisce informazioni sul quartiere e sugli eventi, in modo gratuito e senza profilazione degli utenti. Attualmente, sappiamo che circa 11 milioni di persone visitano il centro commerciale ogni anno, ma non abbiamo dati precisi su quante persone frequentano il parco. Uno dei nostri prossimi progetti sarà implementare un sistema di monitoraggio, non per controllare, ma per capire meglio l’utilizzo degli spazi: se le dimensioni dei percorsi sono adeguate, dove è meglio posizionare i cestini e quante persone partecipano agli eventi.
Con il Palazzo delle Scintille e CityWave Ciytlife è finito? È un modello replicabile? Verso dove state guardando?
Innanzitutto, direi che non siamo ancora arrivati alla fine: la strada da percorrere è ancora lunga. CityWave ha davanti ancora un bel percorso. Poi c’è il Padiglione 3, o Palazzo delle Scintille, del quale a breve sveleremo il nuovo nome. I lavori sono già iniziati, con l’impresa Secap di Torino e stanno procedendo bene. Abbiamo una tempistica molto serrata e puntiamo a completare la prima fase entro ottobre dell’anno prossimo. Tuttavia, questa sarà solo il primo step: dovremo lavorare anche sui piani alti e sul tetto, trattandosi di un progetto complesso che è già stato approvato dalla Sovrintendenza, con cui collaboriamo sempre a stretto contatto.
Accanto, c’è ancora un lotto fondiario, quello dove si trova oggi GUD, dove sorgerà un progetto residenziale. Attualmente stiamo lavorando sul coinvolgimento di studi di architettura internazionali. Si tratta di un progetto entusiasmante, anche se abbiamo poca volumetria che è l’ultima rimasta a disposizione di circa 8.000 metri quadrati. Possiamo solo anticipare che sarà un edificio iconico e innovativo, sicuramente alto dato che l’area fondiaria è piuttosto piccola.
Inoltre, abbiamo ancora circa quaranta milioni di opere pubbliche da completare. Queste opere pubbliche sono sempre le più complesse da realizzare, poiché il dialogo con la pubblica amministrazione richiede numerosi passaggi e i tempi di approvazione sono molto lunghi. Quindi, c’è ancora molto lavoro da fare.
Si è detto che il parco di Citylife vuole essere spunto per “gemmazioni” a Milano. Avete già qualche progetto in mente?
Ci arrivano molti stimoli da diversi ambiti, soprattutto perché collaborando con la pubblica amministrazione ci viene spesso chiesto di intervenire in aree diverse e vogliamo cogliere questo stimolo a “gemmare” il progetto di CityLife. Riteniamo che CityLife sia arrivato a un livello di completezza e bellezza tale da permettere di spostare gli investimenti altrove.
In particolare, abbiamo un progetto molto importante iniziato con Simone Zambelli e portato avanti adesso con Giulia Pelucchi, che considero una politica eccezionale. Uno dei primi progetti fuori dall’area di CityLife è quello relativo alla scuola Pizzigoni in via Castellino da Castello, dove inizialmente ci era stato chiesto di sistemare solo la copertura. Tuttavia, grazie alla vendita del Padiglione 3, si sono liberati 20 milioni di euro di oneri di urbanizzazione, il che ha facilitato l’accordo per investire tutti i fondi nella Pizzigoni, andando oltre il semplice intervento sul tetto. Oggi siamo già operativi, con un’impresa che sta lavorando. Ci sono alcune procedure burocratiche da seguire prima di avviare i lavori veri e propri, ma entro la fine di novembre completeremo il “villaggio aule” che permetterà di trasferire gli studenti e iniziare i lavori di recupero dell’edificio.
Questo progetto è particolarmente significativo perché la scuola utilizza il metodo Pizzigognano, che prevede l’esperienza sul campo per i ragazzi, i quali hanno a disposizione orti e animali. Tra l’altro, durante la Green Week appena passata, abbiamo portato i ragazzi a CityLife per far sperimentare loro dei lavori nell’orto insieme alla Cooperativa del Sole che lo gestisce.
Un altro progetto riguarda gli orti urbani, su cui abbiamo appena dato il via ai lavori con un investimento di mezzo milione di euro. Un’impresa campana sta lavorando su tre orti tra via Pogatschnig e via Cechov. L’obiettivo è completare i lavori entro la fine dell’anno.
Un’altra “gemmazione” riguarda il Monte Stella, con un progetto da tre milioni di euro. Sebbene si tratti solo di una piccola parte rispetto alla grandezza del Monte è comunque un contributo importante. Ci siamo appena confrontati con la Commissione di Paesaggio e ci saranno ancora da fare alcune revisioni da fare sul progetto per la sommità della collina. Il tutto è sviluppato in stretta collaborazione con il settore verde del Comune.
Inoltre, stiamo lavorando sulla caserma della polizia locale in via Gattamelata che inizialmente era destinata ai carabinieri, i quali però hanno deciso di non utilizzare la struttura e quindi il progetto è stato riassegnato alla polizia locale. Attualmente siamo in fase di finalizzazione della gara pubblica europea, e prevediamo di iniziare i lavori entro l’anno. L’investimento complessivo per questa opera è di 6 milioni di euro e rappresenta un presidio di sicurezza importante per la zona.
Fino adesso abbiamo parlato degli oneri di urbanizzazione di City Life, ma poi c’è il nostro impegno con Smart CityLife che ha firmato una convenzione con il Comune per gestire le aree verdi. Smart CityLife ha preso l’impegno di reinvestire eventuali utili in progetti che andremo a decidere insieme all’amministrazione, sia all’interno di CityLife sia potenzialmente altrove. Ad esempio, abbiamo già liberato 340 mila euro da destinare a nuovi progetti, e il municipio sta decidendo come utilizzarli. Speriamo che siano concentrati su pochi interventi significativi, per mantenere coerenza e impatto. Questo approccio, basato su una forte collaborazione con la pubblica amministrazione, è ciò che ci guida.
il padel e ora pure un altro grattacielo all’entrata ovest?
Tutto bello, tutto figo, ma l’errore è stato a monte quello di concedere tutte queste volumetrie “monster” per fare cassa (Comune ed ente Fiera). E’ stato un cantiere infinito con tanti problemi, tanti acquirenti della prima ora delle case Hadid e Libenskind hanno rescisso il contratto ed entrati in vero e proprio contenzioso a causa dei ritardi e dei cantieri infiniti.
Altre parti sono nate già vecchie e superate come il centro commerciale e il multisala… sarei curioso di sapere se funzionano come numeri o sono sistematicamente in perdia; scommetterei che tranne la food-court in resto tutto in perdita…
Insomma si è persa l’occasione per fare un bel parco grande e vero invece che una lingua di verde iper-cementificata che passa tra una lottizzazione e l’altra
Ottimo! Altri palazzi da costruire! In effetti era rimasto un triangolino ancora di verde!
Spero tu sia ironico
C’è solo davergognarsi per un risultato così scadente. Altro che parco si tratta di un piccolo giardino condominiale in cui svettano grattacieli e negozi vuoti. Potete solo cercare di costruìre ancora perripianare i debiti. Povera Milano…