Milano Centro Storico. Quando ci si accalora per la demolizione di edifici ritenuti preziosi, come avviene purtroppo sempre più spesso a Milano, dove la sensibilità cittadina su questi temi è sempre più in crescita, vengono in mente casi storici di distruzione del patrimonio senza apparente rimorso che comunque avrebbero fatto la differenza. Uno dei primi esempi fu, nel 1902, l’abbattimento di Casa dei Missaglia.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, pochi sapevano che, tra le anonime case di via Spadari, via Ratti (oggi via Cantù) e via Orefici, si celava una preziosa testimonianza dell’arte quattrocentesca lombarda, nascosta sotto stratificazioni successive: la cosiddetta Casa Missaglia. Per secoli l’edificio era noto solo come “Portaccia” o “Porta dell’Inferno” al numero 10-12 di via Spadari, appellativi medievali ispirati ai bagliori e ai rumori dei laboratori di spadari e armaioli che animavano la via.
Dell’antico edificio si conosceva ben poco: una finestra gotica, una robusta colonna ottagonale in sarizzo grigio nel cortile interno, e alcuni archi ogivali. Fu solo durante i lavori di risanamento del 1888, previsti dal Piano Beruto per modernizzare le vie medievali e migliorare la viabilità in vista anche del transito dei nuovi tram, che l’antica Casa Missaglia riaffiorò, rivelandosi in tutto il suo valore.
Qui di seguito i rilievi prima della demolizione. Evidenti le parti gotiche ancora presenti.
Di seguito le immagini della ricostruzione eseguita sui rilievi del vecchio edificio. Le pitture ricostruite un po’ di fantasia erano basate sui pochi ritrovamenti fatti in facciata.
I Negroni da Ello, conosciuti come Missaglia (dal nome del loro luogo d’origine vicino a Lecco), erano un’illustre famiglia di armaioli milanesi, attivi tra il XV e il XVI secolo e legati ai Duchi di Milano. Tommaso Missaglia rese celebre la loro attività e ottenne persino un mulino per armi presso Porta Romana. L’edificio e le officine erano nella Contrada Spadari, presso la “Porta dell’Inferno”. Durante la demolizione, si scoprirono le iniziali di Antonio Missaglia, figlio di Tommaso, che aveva proseguito la tradizione familiare e ottenuto il titolo di armaiolo ducale, incise sui dadi d’imposta delle colonne nel cortile.
L’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti in Lombardia monitorò i lavori, facendo importanti scoperte. Emersero le tracce di un secondo cortile più piccolo e irregolare, segno di una proprietà più ampia di quanto si pensasse, con ambienti destinati alle esposizioni di armature per i clienti. Si dedusse che la casa Missaglia era un adattamento di un edificio precedente al XV secolo, arricchito dai Missaglia per essere all’altezza dei rinnovamenti promossi dagli Sforza per abbellire la città.
La facciata sulla via Spadari, dotata di due ordini di finestre ad arco acuto e contornate da sagomature in laterizio, mostrava una cornice ad archetti. La struttura a due piani, con travi che reggevano l’originaria gronda del tetto, venne ampliata solo successivamente. I dettagli decorativi, come i dipinti murali raffiguranti i privilegi concessi ai Missaglia dai Duchi e l’impresa del Cardinale Ascanio Sforza, testimoniavano il prestigio della famiglia.
Di seguito le foto durante le demolizioni 1902 circa.
L’opinione pubblica e la stampa si mobilitarono nel 1901-1902 per salvarla, ma invano. Casa Missaglia fu demolita, sebbene alcuni frammenti vennero trasportati al Castello Sforzesco, dove gli architetti Annoni e Novati ricostruirono parte delle finestre e riprodussero le decorazioni originali nel museo.
Di seguito alcune foto d’epoca dove si vede il palazzo prima delle trasformazioni razionaliste (purtroppo poche).
Dopo la demolizione, fu costruito un edificio eclettico neo-manierista, poi rinnovato e ampliato tra il 1933 e il 1936 su progetto degli architetti Guido Casarini e Guido Barbieri in stile razzionalista. Condizionato dai regolamenti edilizi dell’epoca, il palazzo presenta oggi una facciata più alta su via Orefici e una struttura a gradoni, compromesso tra razionalismo e neo-classicismo. Ancora oggi, al suo interno, si possono ammirare le colonne in ghisa originali e in stile liberty, testimoni di un passato che non smette di riaffiorare.
Tra i negozi presenti, non va dimenticata l’antica bottega di Giovanni Galli, presente sin da quando venne aperta la via Victor Hugo. Negozio che venne rinnovato durante la ristrutturazione del 1935 e che ancora oggi preserva la stessa atmosfera.
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Milano Vintage, Pagina Milano Scomparsa, Milano Casa Missaglia Ulrico Hoepli Editore 1930
- Info: Pagina Milano Scomparsa, Pure Milano Photo Project – Sosthen Hennekam, “Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991, “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982, Milano Casa Missaglia Ulrico Hoepli Editore 1930
- Milano, Via Spadari, Via Orefici, Via Cesare Cantù, Via Victor Hugo, Via Torino, Cordusio, Casa Missaglia, Castello Sforzesco
Sembrava bella
È veramente un peccato che venga abbattuto, senz’altro ci sarà l’interesse di qualcuno che dovrà costruire.
non hai capito che è già stata abbattuta nel 1902?
senz’altro ci sarà stato interesse di qualcuno a costruire…
Qualcuno è in grado di confermare che il negozio Giovanni Galli è proprio quello dove Luchino Visconti venne folgorato dalla bellezza della commessa Lucia Bosè?
Sì è proprio quello . ❤️
Che poi una volpe non pare……