Milano Porta Nuova. Dopo alcuni mesi di bonifiche, sono finalmente cominciati i lavori per ridare una nuova veste ad un edificio degli anni Cinquanta/Sessanta che era già stato riqualificato nel 2009 su progetto di Francesco Prennushi (che a sua volta aveva preso il posto di un altro edificio di fine Ottocento probabilmente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale).
Si tratta di un edificio di proprietà di Ardian e gestito da InvestireSGR di 9 piani e una superficie lorda di 12.300 metri quadrati che occupa un lotto posto tra Piazza Principessa Clotilde, via Vespucci 2 e via Marco Polo a Porta Nuova.
Il progetto, firmato dallo studio di architettura Belingardi Architects, è finalizzato al recupero di un edificio che racconta la convivenza tra due città, ognuna con una storia e un’identità ben distinte. Da un lato, il tessuto storico a misura d’uomo; dall’altro la Milano che “sale”, simbolo di progresso e trasformazione. L’area di progetto si colloca proprio tra queste due realtà, proponendosi come sintesi della frattura tra le due scale, da cui nasce il nome: The Shred.
L’edificio ospiterà uffici moderni, progettati per soddisfare i più elevati standard internazionali di sostenibilità, con l’obiettivo di ottenere certificazioni come LEED Platinum for Core & Shell, BREEAM, WELL e WiredScore. Al centro della strategia di sostenibilità di The Shred c’è la sua classificazione come edificio a energia quasi zero (NZEB).
Qui di seguito il cantiere in questi giorni.
Mentre qui di seguito un po’ di foto “storiche” che mostrano le fasi della sua evoluzione.
- VIA VESPUCCI 2 PN14: D5
- Referenze immagini: Francesco Prennushi; Duepiedisbagliati; Belingardi Architects
- Porta Nuova, via Vespucci, Piazza Principessa Clotilde, riqualificazione, Ardian Real Estate, Belingardi Architects
eh, certo, chiamarla in inglese è tutta un’altra cosa, fa figo e la costruzione è totalmente diversa da come sarebbe stata se il nome fosse stato in italiano.
per citare un grande attore “uazza la mostarda”
Senza commentare all’utilizzo in moda dell’inglese, devo dire come anglofono che il nome “The Shred” è stranissimo e fa ridere
Nessuno degli edifici, compreso quello ante guerra, è un capolavoro di architettura.
Con Belingardi abbiamo già visto com’è stato rivestito il palazzo in via Fidia.
Il rivestimento lo faccio meglio oggi quando incollo le montagne di carta pesta nel presepe.
E comunque ci voleva veramente tanto a costruire un palazzo più brutto di quello precedente. Un cibo nero imbarazzante e sproporzionato ma soprattutto nessun rispetto per la piazza sottostante e l’antico ingresso di porta nuova.
Sottoscrivo, terribile.
A parte il modo in cui è stato esposto il pensiero, sono d’accordo con il commento di Carlo.
Poco rispetto per la Milano storica.
Progetto bruttino.
Bruttissimo
The Shred, cioè il “frammento”, il “pezzetto” o il “ritaglio”…mah!!!!
Urca, decisamente fuori contesto visto affaccio su la porta di porta nuova. Veramente troppo e poi il colore …… non sempre il progresso va nella direzione desiderata.
quello degli anni 70 mi sembrava l’unico che ha cercato di rimanere vagamente il linea con il contesto e uno stile classico elegante milanese anche se ha la colpa originale di portare una volumetria totalmente eccessiva e fuori scala.
Il “taglio” trasversale nell’ultima edizione (se è a questo che allude il nome “shred”) ha l’unico beneficio di ricordarci quale sarebbe una quota ragionevole per un edificio in quel punto e quanto (ben 5 piani direi a occhio) è frutto di successive insensante speculazioni
Un copia e incolla (forse meglio dire copy and paste?) senza alcuna qualità. Una sequenza di telai, ovviamente scuri, come scuri sono gli altri palazzi disegnati dal “giovane” di buona famiglia, che si rincorrono ed accatastano senza curarsi di ciò che sta intorno a loro. Un’architettura senza qualità, che non cerca di affermare un principio o un’idea, né tantomeno di provocare un innovativo confronto tra vecchio e nuovo. L’unico principio che si legge tra le righe molto larghe di questo intervento è la volontà di accontentare gli investitori, in un goffo tentativo di costruire un’immagine “forte” attraverso un gesto che appare molto debole.
E’ davvero senza alcuna qualità, chissà come fa…