Milano Porta Garibaldi. Per la Giornata contro la violenza sulle Donne, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire con la tragica storia di Santa Febronia, nome ormai dimenticato ma che racconta di violenze inenarrabili subite dalla povera santa solo perché non volle sposarsi con un ragazzo che non amava. Una storia di 2000 anni fa che purtroppo pare ancora attuale, un’onta della nostra società che, dopo tutti questi secoli non trova soluzione.
Anzitutto i ruderi dell’Ex Chiesa di Santa Febronia
Pochi, probabilmente, sono a conoscenza dell’esistenza dei ruderi di una chiesa risalente alla fine del Seicento, nascosti dietro una palazzina in stile liberty situata al civico 81 di Corso Garibaldi. Nel cortile interno del civico 81, infatti, si trovano i resti di un antico oratorio, che la storia e l’evoluzione urbana hanno relegato all’oblio, visibili soltanto attraverso uno stretto varco tra la palazzina e un condominio costruito negli anni Cinquanta e sbirciando dal giardino condominiale posto sul retro.
Come mai sono ancora presenti questi ruderi? A dire il vero non ci sono molte informazioni in merito, va ricordato che dopo la Seconda Guerra Mondiale, un piano regolatore prevedeva l’allargamento di Corso Garibaldi, approfittando delle devastazioni belliche. Sebbene il progetto non sia mai stato completato, ha lasciato un segno indelebile nel tessuto urbano di Milano, ben visibile nella discontinuità degli edifici arretrati e non allineati che caratterizzano l’intero corso. Probabilmente sia l’edificio liberty che i ruderi della chiesetta dovevano venire demoliti per far posto ad un nuovo condominio allineato con quelli moderni del corso.
I ruderi della chiesa si trovano in una proprietà privata e, a causa delle pessime condizioni strutturali, l’accesso è vietato. Tuttavia, è possibile scorgere parte della struttura da un muro di cinta lungo Corso Garibaldi, nei pressi del civico 79, o più chiaramente dalla parte retrostante, in fondo a via Cazzaniga.
Tra i due edifici di Corso Garibaldi 79 e 81, un cancello in legno dà accesso a un’area interna, al centro della quale si erge un rudere ormai avvolto in parte da piante rampicanti. Questo edificio fatiscente è quanto resta di una piccola chiesa seicentesca dedicata a Santa Febronia.
L’oratorio fu edificato nel 1644 per volontà del sacerdote Francesco Maria Grasso, con l’approvazione dell’arcivescovo Cesare Monti. La chiesa era destinata a ospitare e rieducare giovani orfane o figlie di prostitute, per proteggerle dal rischio di cadere nella “cattiva strada,” come spesso accadeva all’epoca. L’opera benefica includeva un conservatorio per le ragazze povere o in pericolo, che vivevano seguendo la regola di Santa Chiara e indossando l’abito religioso di Sant’Orsola.
Nel 1784, con la soppressione dell’oratorio e del conservatorio, le giovani furono trasferite presso il complesso delle Stelline, segnando la fine di questa funzione originaria.
La chiesa e la figura di Santa Febronia
La chiesa prendeva il nome da Santa Febronia, una martire cristiana che, rimasta orfana all’età di due anni, crebbe nella comunità cristiana delle “Figlie dell’Alleanza” a Nisibis, guidata da sua zia Brienna e dalla religiosa Tomaide. Divenne una figura spirituale influente sia per le consorelle che per le donne pagane della città.
Durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, nel 305, rifiutò lusinghe e minacce, inclusa la proposta di matrimonio con Lisimaco, nipote del giudice Seleno. Fu martirizzata con atroci torture e decapitata il 25 giugno. Il suo viene ricordato come uno dei più lunghi e cruenti martirii patiti dai cristiani dell’epoca: secondo la tradizione venne flagellata e sottoposta alle pene del fuoco, raschiata con pettini di ferro, le vennero tagliati i seni, le mani ed i piedi, cavati i denti ed infine fu decapitata.
Il suo corpo fu trasferito a Costantinopoli nel 363 e successivamente a Trani, in Puglia, dove fu venerata fino al ‘700. Testimonianze del suo culto includono un reliquiario e una tela conservati nel Museo Diocesano di Trani.
Architettura e opere perdute
Di modesto valore architettonico, la chiesa presentava un’aula unica suddivisa in 4 campate. Dall’ingresso si accedeva direttamente nella navata, la quale ha ancora ben visibili tre altari su un lato e tre aperture sull’altro (forse anch’esse altari). Nell’altare di destra al centro si trova una piccola nicchia, probabilmente dove alloggiava una statua importante, forse Santa Febronia. L’altare principale, posto di fronte all’ingresso, conservava ancora una cornice che incorniciava un dipinto ormai scomparso. Il soffitto probabilmente si presentava con le velette sopra le finestrelle superiori ad arco, rimaste isibili solo sul lato destro della chiesetta. Stucchi e decori sono ormai spariti o quasi.
Non si hanno notizie certe sulle opere d’arte originariamente presenti nella chiesa, probabilmente di modesto valore e disperse sul mercato antiquario o trasferite in altre chiese.
Perse le sue funzioni religiose, la chiesa fu adibita a magazzino fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando subì danni irreparabili e perse definitivamente la copertura. Da allora, è stata abbandonata e lasciata al degrado.
Un futuro possibile?
Ci si interroga sul perché questo rudere, nonostante il suo scarso valore storico e architettonico, sia rimasto in piedi. Potrebbe rappresentare una straordinaria occasione per essere trasformato in uno spazio culturale, preservando le pareti originarie prima che il tempo lo faccia crollare del tutto. Magari proprio uno spazio dedicato alla violenza sulle donne. Un progetto del genere permetterebbe di restituire dignità a un frammento di storia milanese ormai dimenticato.
Qui di seguito alcune immagini ormai di qualche anno fa e qualcuna più recente, dei ruderi di Santa Febronia.
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Filomena Schiattone; Stefano Gusmeroli; Fotocuriosamando
- Porta Garibaldi, Brera, Corso Garibaldi, Ruderi, Urbanistica, Santa Febronia
A me pare che questa santa sia stata martirizzata per altre ragioni che non quella di essersi rifiutata di sposare un ragazzo che non amava.
Aggiungo che, se l’intento è quello di celebrare la giornata contro la violenza di genere, la Chiesa non mi sembra l’esempio più fulgido da seguire.
Da Eva (nata da una costola di Adamo) passando per Ipazia e poi oltre abbiamo migliaia di esempi di segno opposto, con la religione promotrice di discriminazioni e violenze nei confronti delle donne. Cosa che continua, anche se in maniera meno cruenta che in passato, anche ai giorni nostri.
Cordialità.
Lei mette sullo stesso piano la Chiesa e la storia della religione cristiana (partendo da Adamo e Eva), di cui figura principale è la Madonna.
Infatti la chiesa moderna permette alle donne di celebrare messa al pari degli uomini.
Vedi com’è diversa la chiesa attuale rispetto alla storia del cristianesimo…
Alle volte vedi a pensare male…
La chiesa e il cristianesimo molte volte sono state due cose molto diverse, che poi l’ attuale chiesa globalista piaccia ai woke, è assolutamente normale, l’ han rifatta loro per loro stessi.
Hai ragione, dovremmo essere tutti woke.
Ah no, la cultura woke è quella che sta distruggendo i diritti delle donne per promuovere i diritti dei trans.
Assolutamente d’accordo!