Roma. – Il 20 marzo 2025 è stato ufficialmente riaperto al traffico il Ponte dell’Industria, noto ai romani come Ponte di Ferro, dopo un importante intervento di ricostruzione e consolidamento. Il ponte era stato gravemente danneggiato nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2021 da un incendio che ne aveva compromesso la stabilità. In particolare, il rogo aveva causato il collasso della struttura reticolare porta-tubazioni sul lato Marconi e danni significativi alla parte strutturale sud.

L’infrastruttura, che rappresenta una preziosa testimonianza di archeologia industriale, è tutelata dalla Soprintendenza Speciale di Roma e si configura come un nodo essenziale del sistema viario della Capitale. Oltre a collegare i quartieri Portuense e Ostiense, connette le principali arterie urbane con il Grande Raccordo Anulare.
I lavori, considerati tra le “opere essenziali e indifferibili” del Giubileo, sono stati affidati ad Anas (Gruppo FS Italiane), per un investimento complessivo di 18 milioni di euro. Alla cerimonia di riapertura erano presenti il sindaco di Roma e commissario straordinario di governo Roberto Gualtieri, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il presidente del Gruppo FS Tommaso Tanzilli e l’amministratore delegato di Anas Claudio Andrea Gemme.

Un progetto ingegneristico d’avanguardia
L’intervento ha previsto la ricostruzione dell’impalcato con una nuova struttura interamente in acciaio, più ampia e con una portata elevata. Si passa infatti dalle precedenti 7 tonnellate alle attuali 26, permettendo il transito di mezzi pesanti e autobus. La nuova configurazione include un percorso ciclopedonale protetto, in linea con le esigenze della mobilità contemporanea.
Particolarmente delicata è stata la fase di consolidamento delle fondazioni, fondamentali per garantire la stabilità di un ponte con oltre 150 anni di storia. Sono state realizzate 58 colonne nell’alveo e 24 sulle spalle del ponte, utilizzando la tecnica del jet grouting, mai applicata prima in un contesto simile. Si tratta di un sistema di iniezione ad alta pressione di miscele leganti, che ha permesso di raggiungere profondità fino a 59 metri – equivalenti a un edificio di 20 piani – senza interferire con il corso del Tevere.
“Un’enorme sfida tecnica, per cui sono stati coinvolti i migliori ingegneri italiani e persino norvegesi, esperti di trivellazioni per piattaforme petrolifere, incaricati di rinforzare i piloni fino a quasi 60 metri di profondità senza deviare il corso del Tevere” ha dichiarato il sindaco sui social.

Il montaggio della nuova struttura ha richiesto una complessa logistica: l’impalcato, assemblato in tre conci, è stato varato a spinta. A causa della presenza di sottoservizi, il ponte è stato posizionato inizialmente a una quota superiore di 2,5 metri rispetto al piano viabile e poi abbassato progressivamente – circa 20 cm al giorno – grazie all’uso di martinetti idraulici. Sono stati utilizzati 54.000 bulloni per un peso complessivo di 27 tonnellate.
Nel corso della cerimonia, Gualtieri ha evidenziato anche la rapidità dell’intervento: “Oggi inauguriamo il nuovo ponte, un intervento straordinario per complessità e per la tempistica in cui è stato realizzato […] Sono state utilizzate le tecnologie più avanzate, le stesse che si mettono in atto sulle petrolifere. Questo ponte tecnicamente è stato fatto in un anno e ha pochi eguali una tempistica del genere.”

Una nuova linea e il restauro delle arcate storiche
Con l’ampliamento della capacità del ponte è stata istituita una nuova linea portante del trasporto pubblico, la 96, che collega Corviale con Piazzale dei Partigiani, facilitando l’interscambio con la Stazione Trastevere (FL1, FL3, FL5), il tram e la metropolitana.
Accanto alla nuova struttura metallica, proseguono gli interventi di restauro delle storiche arcate del ponte, affidati a un’impresa specializzata e seguiti dalla Soprintendenza. Il completamento è previsto entro l’estate, con il riposizionamento sull’infrastruttura nel corso del 2025.


Referenze immagini: Roma Capitale; Roma si trasforma
brutto prima brutto adesso
piloni in mezzo al fiume. nel 2025. È tutto vostro onore.
Ma mancano ancora le arcate storiche state facendo commenti senza senso dimostrando di non conoscere affatto la storia del ponte dell’industria vincolato come archeologia industriale. Ebbene sì che vi piaccia o no esso è un capolavoro dell’800 con piloni arcate bulloni e tutto il resto. Non vedo l’ora di vederlo AL COMPLETO e soprattutto con la nuova illuminazione artistica in tandem col gazometro simbolo della Roma industriale che fu.