Milano è ricca di palazzi e case costruiti nel primo Novecento, epoca dello stile floreale detto anche liberty.
Tra le migliaia di palazzi costruiti in questo stile, ogni tanto ci piace segnalarvene qualcuno di interessante: uno di questi si trova in Piazzale Bacone 6, a due passi da Loreto e Corso Buenos Aires.
La casa si trova ad angolo nel punto in cui il piazzale si apre a ventaglio per indirizzare le vie Eustachi da una parte e Ozanam dall’altra.
Non siamo riusciti a scoprire il nome del palazzo, perciò la chiameremo la Casa degli Amanti.
Venne eretta nel 1908, su progetto dell’architetto Andrea Fermini. Parzialmente danneggiata durante i bombardamenti bellici del 1942, fortunatamente solo nella copertura, venne riparata nel dopoguerra mantenendo facciate e destinazione d’uso.
Il fabbricato presenta una facciata esterna di notevole interesse decorativo in stile “floreale”, caratterizzata per la ricca decorazione scultorea che si avvale di molteplici figure umane e rilievi in cemento decorativo e ferro battuto con, a tratti, influssi art nouveau.
Perché Casa degli Amanti? Perché a dominare la scenografica facciata ci sono tre coppie di statue (fondamentalmente la stessa ripetuta tre volte) in cemento che rappresentano una coppia di amanti abbracciati in un’eterea posa.
Le figure formano un tutt’uno in una composizione che ricorda il Paolo e Francesca di un’incisione di Dorè: l’uomo esce da una specie di oblò sotto il parapetto delle finestre tripartite del terzo piano, abbraccia la donna e la tiene sospesa tra il terzo e secondo piano a separare le due finestre binate del piano sottostante.
I due personaggi, ripetuti poi altre due volte dallo stesso calco, sembra stiano per darsi un bacio. La figura femminile è avvolta in una veste trasparente e leggera che lascia scoperto il seno. La composizione è a sua volta incorniciata nelle finestre dei due piani tra fiori e fogliame vario.
La casa si compone di 4 livelli più un piano terra dove si trovano le attività commerciali. C’è anche un quinto piano mansarda ma invisibile dalla strada.
Due balconi con balaustre floreali in cemento si trovano al secondo piano. Nel balcone posto ad angolo, al centro si trovano dei putti che giocano tra rami fioriti. Altri due balconi, con ringhiera in ferro battuto, si trovano al terzo piano. Mentre un alto zoccolo grigio incornicia il piano commerciale e il primo livello.
Graziose fanciulle sedute su di una mensola sorridono ai passanti tra frutta e drappi al culmine delle paraste laterali e sorreggono il cornicione di gronda come delle cariatidi.
Naturalmente il tutto unito da lesene e paraste decorate a più non posso con gli immancabili motivi del liberty, i fiori.
Il progetto di restauro condotto dallo studio Paolo Ricco nel 2001, ha riguardato il ripristino strutturale della gronda, gravemente malconcia, così come i balconi. Sono stati anche riportati i colori originari delle facciate, compreso il ripristino dei decori dipinti sulla fascia alta sotto la gronda.
Le parti in ferro dei parapetti e delle balaustre sono state trattate, restaurate e riverniciate in colore grigio ferro micaceo medio.
Vicini di “casa” si trovano altri esempi liberty degni di nota, il civico 8 e il civico e soprattutto il civico 10.
Mentre il numero 8 potrebbe essere il fratello meno esuberante della casa al numero 6, il numero 10 appare interessante per le sue enormi finestre, sopratutto dei primi tre piani. Salendo, le finestre diventano delle bifore con piccoli balconcini e terminano con delle trifore al sesto piano. Una parte centrale con delle paraste sottolinea l’ingresso e incornicia i balconcini e le trifore. In questa casa, più che i motivi floreali, colpiscono le geometrie delle cornici. Probabilmente questa palazzina venne realizzata qualche anno dopo la Casa degli Amanti, vista l’altezza maggiore e le decorazioni più semplificate.
Bellissmo!
Mi domando spesso perchè oggi nessuno più osi introdurre elementi decorativi così caratterizzanti. Non dico di copiare gli stili passati, sarebbe anacronistico, ma oggi tutto si basa su forme e materiali, annullando l’attenzione ai piccoli dettagli iconici e artistici.
Ti sei già risposto da solo: sarebbe anacronistico.
Quanto mi piace questo commento. Sarebbe bello tornare a decorare e a godere dell’architettura invece di limitarci a possesso e consumo.
Interessante! Bravi a tutti di UF!!!!
Grazie a Voi sto imparando ad “alzare un po’ la testa” andando in giro per Milano e ad accorgermi di cose come queste!