Milano | Centro Storico – Restauro Torre Velasca: i ponteggi salgono

Da tre mesi sono in fa se di montaggio le complicate impalcature che serviranno per il restauro della Torre Velasca, che saranno seguiti dalla sapiente matita del milanesissimo Paolo Asti

Si tratta di un ponteggio che di per se è già una meraviglia, visto la forma del grattacielo di 26 piani per un’altezza complessiva di 106 metri, dove gli ultimi piani sono fortemente aggettanti e sostenuti da possenti mensole e nervature in cemento armato, che caratterizzano la struttura e la fanno somigliare volutamente ad una torre medievale.

Il restauro e la riqualificazione per il momento sono ancora secretate ma comunque sorvegliate dalla Sovrintendenza ai monumenti, si tratterà principalmente di un restauro. Ricordiamo che la Torre Velasca fu progettata su incarico della Società Generale Immobiliare quando ancora la città necessitava di essere ricostruita dopo i danni bellici che – soprattutto in centro – avevano recato distruzione e gravi perdite anche dal punto di vista architettonico. 

Vennero incaricati gli architetti del gruppo BBPR (è la sigla che indicava il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da Gian Luigi Banfi (1910 – 1945), Lodovico Barbiano di Belgiojoso (1909 – 2004), Enrico Peressutti(1908 – 1976), Ernesto Nathan Rogers (1909 – 1969), stimato gruppo di architetti famoso in tutto il mondo e attivo soprattutto negli anni 50 e 60. 

Il processo dell’iter progettuale complesso cominciò nel 1950 e si concluse con molte modifiche nel 1956. L’idea iniziale fu quella di una torre a zigzag, in acciaio e vetro. Seguita poi da una torre a parallelepipedo diviso in tre settori. Quindi la versione a “fungo” in cemento armato con nervature a vista come ormai la conosciamo. La parte inferiore per uffici e la parte superiore per residenze.

Asti Architetti, Torre Velasca, Corso di Porta Romana, Brolo, Restauro, Centro Storico

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8 commenti su “Milano | Centro Storico – Restauro Torre Velasca: i ponteggi salgono”

  1. affacciarsi dalle finestre dell’ ufficio e vedere tutte le altezze del centro sconnesse con questo fungo terribile in mezzo è da voltastomaco…si si lo so, ora comincerete con la storia dell’ esempio del brutalismo…
    e comunque per brutalismo vincerebbe Corviale

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    • Non definirei brutalista la Torre Velasca. Non è neanche modernista né international Style. È una cosa a sé, che può piacere o meno (alla maggior parte infatti non piace) ma che è indubbiamente originale e unica e in questo sta il suo valore.

      Probabilmente starebbe meglio da un’altra parte, ma dato che non possiamo smontarla e rimontarla altrove come le statue di Assuan, ormai teniamocela dov’è.

      A proposito di Corviale, anche le Vele di Scampia a suo tempo finirono sulle riviste di architettura. Ma mi son sempre chiesto come mai queste archistar, se ci fai caso, non vivono mai in edifici moderni progettati da loro, ma sempre in meravigliose case d’epoca…

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      • Che gli architetti vivano in “meravigliose case d’epoca” e mai in edifici moderni progettati da loro è una falsità bella e buona.

        E, al primo brillante commentatore, se il “disordine” di Milano (che poi è segno di un certo dinamismo urbano) dispiace così tanto può benissimo trasferirsi a Torino o in qualche sobborgo americano.

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