Nel distretto di Brera, in Via Anfiteatro 7 su un’area dismessa rimasta incompiuta per oltre 70 anni, sta per sorgere un nuovo palazzo, e il cantiere è già stato avviato.
Qui la storia del piccolo lotto: come abbiamo più volte mostrato, purtroppo l’urbanistica milanese dell’immediato dopoguerra (1946-1955) aveva previsto rivoluzionari sventramenti di antichi quartieri con la creazione di nuove strade che aprissero la strada per nuove e redditizie speculazioni. Così una delle vittime che più hanno pagato un prezzo alto è l’ambito di Corso Garibaldi, dove nuovi palazzi sono sorti tra vecchi edifici destinati alla demolizione che spesso non è avvenuta, creando quella commistione poco gradevole e senza senso lungo il corso e le vie adiacenti. Una via parallela a Corso Garibaldi era stata prevista, ma alla fine non venne mai completata, lasciando spazi incompiuti qui e là.
Infatti, basta imboccare via Anfiteatro per notare subito che tra i palazzi si apre una “corte interna” che in realtà è una via senza sbocco, mai finita, via Luigi Albertini, oggi più simile ad un vero cortile interno. Stessa cosa la si può notare osservando lo strano passaggio sul fronte nord di piazzale Marengo dove si apre un’altra corte, questa volta alberata che termina contro una parete cieca. Anche questa doveva essere il proseguimento di via Albertini, cominciata ma mai completata (per fortuna). Il nostro articolo sulla Milano mai realizzata.
La giunta Moratti, nel 2007-8 ha sbloccato con una delibera molti di questi lotti rimasti fermi per decenni, come quelli di via Torino (il palazzo all’angolo cn via Palla), delle Colonne di San Lorenzo (Gate Central) e nelle Cinque Vie (hotel di via Zecca Vecchia). Spazi rimasti bloccati per la realizzazione di nuovi interventi, mai portati a termine. Tra questi lotti vi era anche il palazzo diroccato e antico di proprietà del Comune di via Anfiteatro 7, demolito e poi rimasto in abbandono per anni.
Ora, la società, proprietaria del piccolo lotto, ha ottenuto la concessione all’edificazione di uno stabile che al momento rimane ancora misterioso. Qualcuno, come i comitati contrari alla sua costruzione, sostengono che sarà di 10 piani, ma ci hanno confermato che non sarà così.
Ad ogni modo, i lavori in Via Anfiteatro 7 sono cominciati da settimane.
Lo strettissimo appezzamento di terreno è incastrato tra il palazzo costruito negli anni Cinquanta di Corso Garibaldi 49 e la palazzina di inizio Ottocento (probabilmente sorta su case precedenti) di via Anfiteatro 9.
Lo sviluppo immobiliare è della società RS Sviluppo srl società, mentre l’architettura è curata dallo Studio ArchiMi.
Studio ArchiMi, Brera, Via Anfiteatro, Piazzale Marengo, Corso Garibaldi,
Io sapevo di un ricorso per evitare che venisse costruita. Vedo che han vinto loro
Non hanno vinto loro. Il TAR si esprimerà il 4 maggio. Non si contesta l’operazione in sé, ma l’idea che nello spazio di una villetta bifamiliare si costruisca un palazzo di undici piani fuori terra. Un palazzo di quattro o cinque piani non avrebbe incontrato resistenza da parte degli abitanti dei palazzi contigui. Ad esempio, gli abitanti di via Albertini 5/7, perderanno la loro fonte di luce. Inoltre il palazzo sarà così vicino agli altri stabili che ci si potrà passare il sale dalla finestra. Perciò, ritengo che sia bene non fare confusione: per contrastare il degrado sarebbe bastato un palazzo più basso. Un fungo di oltre trenta metri tra gli altri stabili ricorda antiche logiche, a cui l’architettura moderna si dichiara estranea. Se guardiamo il palazzo potremo trovarlo meraviglioso, ma se guardiamo il contesto in cui verrà inserito, sarà fuori luogo. E l’architettura di oggi credo che non possa prescindere dal contesto, ossia dalle problematiche dell’urbanistica.
La cosa curiosa è che gli appartamenti verranno affittati e non venduti. Magari una scappatoia per derogare agli indici ed alle regole su distanze, altezze e quantaltro si dovrebbe rispettare. Poi dovendo andare in altezza dovranno scavare, palificare e immagino le crepe ai vicini. Boh …… capire questa amministrazione comunale che si dichiara verde alle volte non è facile ….
Alle società finanziarie non interessa minimamente il benessere dei cittadini, e finchè si permette ai privati di pianificare la città a seconda di quanto guadagnano, quindi il più possibile, le persone vivranno sempre peggio, senza aria e senza cielo, in lussuose scatole di sardine con i condizionatori al massimo, in estati sempre più torride, e Milano diverrà sempre più calda, affollata, rabbiosa e meno bella.
Specchietto per le allodole, poi, sono i papiri con cui gli architetti condiscono i loro progetti, tetti verdi e quant’altro, patetiche giustificazioni al loro cemento verde…leggete cosa dice Lucia Tozzi, intervistata da Antonio Pascale, sul Post del 24 giugno 2021.