Milano | Acquabella – Risanamento del Quartiere Filzi

Il Quartiere popolare Filzi, sito nel distretto dell’Acquabella, tra viale Argonne, via Illirico e via Dalmazio Birago, venne realizzato tra il 1935 e il 1938, su progettato (1932) dagli architetti Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti risultati vincitori di un concorso bandito dall’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari, e può essere considerato uno degli esempi più compiuti di quartiere razionalista a Milano. 

Gli edifici, otto stecche tutte parallele e con orientamento nord-sud, sono alti quattro o cinque piani a seconda della larghezza delle vie su cui si affacciano. 

Ciascun edificio ha origine dall’accostamento di elementi modulari che consentivano la realizzazione di alloggi composti da uno a tre locali più servizi. Al centro, ciascun edificio ospitava in origine, al piano terra, bagni, docce, lavatoi e asciugatoi comuni.

Le facciate su strada sono disegnate da riquadri leggermente arretrati che compongono la loggia con le finestre di cucinino e bagno. Sui fronti interni si alternano le sporgenze dei vani scala, illuminati lateralmente, con gradini prefabbricati a mensola in graniglia di cemento nera. Le facciate su viale Argonne sono caratterizzate dalla forte sporgenza dei balconi delle camere.

Il quartiere venne anche utilizzato per girare alcune scene del mitico film Rocco e i suoi Fratelli, realizzato nel 1960 e diretto da Luchino Visconti, storia ispirata ai racconti de Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori.

Da qualche mese sono in corso i lavori per l’adeguamento energetico (cappotto termico delle facciate) e riqualificazione generale degli edifici. Come si vede dalle immagini, qualche palazzina è giunta ormai a buon punto.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, internet

Quartiere popolare Filzi, Acquabella, viale Argonne, via Illirico, via Dalmazio Birago, Franco Albini, Renato Camus, Giancarlo Palanti, Istituto Fascista Autonomo Case Popolari, Case Popolari, Social Housing

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10 commenti su “Milano | Acquabella – Risanamento del Quartiere Filzi”

  1. Sono un orrore dal punto di vista architettonico e sociale. E per quanto tempo siamo andati avanti con l’ideologia alienante che ha prodotto questi alveari dormitorio.

    È giusto studiare questi sviluppi urbani nelle facoltà ma per spiegare agli studenti che sono un crimine contro i cittadini.

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    • Sicuramente è zona tranquilla rispetto al contesto in cui si trova, ma proprio per questo considerarla dormitorio è eccessivo. Si trovano pure la metro sotto casa!
      Mi preoccuperei piuttosto di sistemare il complesso tra via Amadeo e via d’Aragona, mi dava sempre la sensazione di insicuro e decadente visto da fuori

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      • Non mi riferisco alla zona ma alla concezione di questi quartieri residenziali dagli anni ’40 ai ’60 che sono stati realizzati per fare fronte ha una reale emergenza abitativa e con le migliori intenzioni ma che si sono dimostrati un totale fallimento sociale oltre che estetico.
        Di certo il quartiere Filzi non è il peggiore ma è comunque testimone di quella cultura architettonica.

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        • Buongiorno ottimo commento ma dove vuole che dormano gli studenti delle università pubbliche a cui vuole insegnare che questo lifestyle è immondizia?

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          • Chi ha detto che una persona con poche disponibilità debba vivere in purgatori terrestri come Corviale?

            Grazie a Dio salvo alcuni professori vetero comunisti hanno capito tutti che era un modello fallimentare

        • Il commento era chiaro, era più sottolineare dal punto di vista sociale che la zona non mi è mai sembrata problematica… La cronaca ci ricorda altri casi infelici in contesti architettonici simili, ma questo si inserisce in una zona tutto sommato fortunata e con la metro si gentrificherà maggiormente

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          • Il problema è che il ghetto alveare per proletari (perché questi progetti avevano questo obiettivo, camuffato dalle belle parole sulla coabitazione e gli spazi comuni) favorisce condizioni di disagio ed è una soluzione urbanistica sbagliata.

            Via Finzi non ha particolari problemi perché è in un contesto relativamente tranquillo, ma soluzioni simili a San Siro o a Pioltello sono da mettersi le mani nei capelli.

            L’architettura non è l’unica causa ma di sicuro è complice del disagio urbano.

          • Non sarei entusiasta nel dire che un quartiere si stia gentrificando! È ormai abbastanza assodato nel dibattito urbanistico che sia un fenomeno che comporta miglioramenti soltanto di facciata, ma che distrugga invero la mixitelè sociale dei quartieri creando ghetti per ricchi ed espellendo le fasce più deboli (povero NON significa per forza problematico) dalla città emarginandole ulteriormente.

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