Da La Repubblica
Il primo inquilino di Citylife è arrivato a metà settembre, mentre in cortile una squadra di giardinieri ancora finiva di sistemare le aiuole, gli elettricisti montavano i citofoni e gli operai fissavano i lampioni nei vialetti privati, disegnati dalle stesse archistar che firmano i nuovi edifici. All’orizzonte, affacciato al balcone del suo appartamento in via Senofonte 4 a Milano, vede le gru che stanno innalzando il grattacielo di Isozaki e le ruspe che preparano il terreno per le fondamenta di quello di Zaha Hadid, la torre arrotolata su se stessa che qualche mese fa era sul punto di uscire dal progetto insieme con quella di Libeskind. La crisi del mercato immobiliare e i ritardi del cantiere avevano convinto l’operatore che l’investimento era eccessivo. Generali (socio di maggioranza della società che sta costruendo Citylife) trasferiva tutti i suoi uffici nella torre Isozaki, ma le altre due rischiavano di restare vuote. Ci fu la tentazione di rivedere il progetto, tanto da avviare una riflessione su come salvare l’immagine di un quartiere che aveva già perso per strada il Museo d’arte contemporanea, cancellato dal Comune. Poi, prima dell’estate, il cambio di marcia: le Generali si impegnano a portare a termine il progetto così com’era stato pensato nel 2004, anche nella speranza che i grattacieli attraggano nuovi compratori nel settore residenziale
(Teresa Monestiroli)