Avevamo già affrontato qualche anno fa il tema della trascuratezza che purtroppo contraddistingue le 13 porte (varchi) delle antiche mura del 1500. Porte caratterizzate da una piazza di grandi dimensioni con, in alcuni casi, un arco o un grande monumento. Le 13 porte sono, in senso orario: Porta Tenaglia, Piazza Lega Lombarda; Porta Volta, Piazza Baiamonti; Porta Garibaldi, Piazza XXV Aprile; Porta Nuova, Piazza Principessa Clotilde; Porta Venezia, Piazza Oberdan; Porta Monforte, Piazza del Tricolore; Porta Vittoria, Piazza V Giornate; Porta Romana, Piazza Medaglie d’Oro; Porta Vigentina, Via Ripamonti; Porta Lodovica, Piazzale di Porta Lodovica; Porta Ticinese, Piazza XXIV Maggio; Porta Genova, Piazzale Cantore; Porta Vercellina, Piazzale Baracca.
Dopo Porta Vittoria, Porta Lodovica e Porta Romana, Porta Venezia, Porta Volta e Porta Nuova “nuova”, ora ci occupiamo di Porta Nuova “antica”, che si trova in Piazza Cavour.
A dire il vero Piazza Cavour e l’antica Porta Nuova non farebbero parte delle 13 porte citate all’inizio, ma fa parte della cinta muraria interno, quella medievale. Eppure la possiamo includere tra le piazze senza decoro urbano che caratterizzano Milano. Anche questa piazza l’abbiamo citata diverse volte per la sua scarsa bellezza. Non ci riferiamo naturalmente ai palazzi, ma all’arredo urbano, alla disposizione dei marciapiedi, agli oggetti e manufatti distribuiti nella piazza.
Cos’è successo, come si è arrivati a questa situazione?
Come abbiamo spiegato più volte, l’arredo urbano (o decoro urbano) è invenzione di fine Ottocento, dove lampioni in stile, aiuole e ogni oggetto venivano disegnati e collocati per abbellire le città. Fino all’Ottocento vie e piazze erano selciati in terra battuta o pietre sistemate alla bell’e meglio e qualche lampada a olio o a gas.
La piazza originariamente era uno slargo oltre la cerchia dei navigli con due strade che corrispondono alle odierne via Manin e via Palestro. Con l’arrivo della stazione ferroviaria nel 1864 venne aperta – demolendo la chiesa seicentesca di San Bartolomeo – una nuova strada intitolata al Principe Umberto, che dall’odierna piazza Cavour portava al piazzale della Stazione, oggi Piazza della Repubblica.
Nel 1865 venne inaugurato il monumento a Cavour posizionato nell’allora unico spazio abbastanza largo della piazza, posto verso l’ingresso dei giardini pubblici.
Solcata da due direttrici tranviarie, la piazza non ebbe un vero e proprio disegno, ma una serie di marciapiedi con alcune aiuole e alcune piante.
Oggi è decisamente dominata dalla mole imponente del Palazzo dell’Informazione, o dei Giornali, o, ancora, come fu battezzato al tempo della sua costruzione,1938 – 1942, Palazzo del Popolo d’Italia.
L’edificio è unico nel suo genere, pensato proprio per ospitare il luogo del lavoro delle agenzie e delle testate della carta stampata, una sorta di avamposto per seguire da vicino, se non dal cuore della città, i fatti e le vicende della capitale finanziaria ed economica della nazione.
Il grande edificio progettato da Giovanni Muzio, si affaccia alla piazza con un fronte di sei piani, aperto da un porticato architravato alla base e da una approfondita serie di tagli verticali corrispondenti alle finestrature dei piani a doppia altezza. Al centro della facciata, culmine dello spirito fortemente rappresentativo del progetto e simbiosi fra il palazzo, il giornale e la città, il palazzo presenta la propria sublimazione nell’arengo, con balcone scolpito in porfido ed il soprastante grande bassorilievo in marmo di Carrara, opera di Carlo Sacchi su disegno di Mario Sironi. Un’architettura monumentale concepita da Muzio come un luogo dove integrare con felice sintesi le arti maggiori, giovando dell’apporto di scultura e pittura.
Da questa immagine si può condensare il disordine imperante della piazza, dove ogni tipo di oggetto è stato aggiunto ad un altro nel corso del tempo.
Pensare com’è bella e ordinata via Palestro, che ha un filare d’alberi e bei lampioni in stile.
Poi si giunge nella piazza e ci si rende conto di come sia il regno della sciatteria. Compresi cartelli stradali storti o addirittura abbattuti da mesi e ancora sdraiati a terra.
Davanti al Palazzo dell’Informazione si trova un altissimo palo in calcestruzzo che funge da pennone per le bandiere. Peccato che stia letteralmente andando a pezzi e prima o poi qualcuno dovrà decidere di ripararlo e restaurarlo, prima che collassi a terra magari procurando seri danni.
Che dire anche del piccolo parterre davanti al palazzo dell’Informazione occupato da fioriere anni Novanta che sembrano più un deposito temporaneo che una sistemazione pensata con criterio. I sampietrini sono da risistemare, molti sono saltati e alcuni sono stati sostituiti con rattoppi un po’ frettolosi.
Ed ecco i vecchi tracciati dei tram che sono in disuso da tantissimi anni e sono stati coperti alla bell’e meglio come chi nasconde la polvere sotto il tappeto.
L’arredo urbano inesistente di Milano è evidente anche in questa serie di immagini. Luci in stile Ottocento, pali lerci e vecchi per i cavi dei tram, un orologio degli anni Trenta che condividono lo spazio con tre cabine telefoniche anni 2000. Il tutto ricoperto dalla solita polvere ferrosa che si sviluppa dove passano i tram.
Altre immagini del disordine urbano di piazza Cavour.
Bene, anzi male. Riapriamo i NAVIGLI e in Piazza Cavour ci sarà una bellissima vasca con il vecchio canale ripristinato. Occasione per sistemare definitivamente lo sconcio denunciato dall’articolo.
certo che le zone sconce e conciate male di Milano son proprio tante e tutte le volte si dice che non ci son soldi. A me comincia a venire il dubbio che la priorita’ per far bella Milano non siano necessariamente i Navigli…
Antonio ha ragione.
Già dall’alto si vede che l’unica scelta sensata per ridare una forma adeguata a questo slargo non definito e informe è riaprire i Navigli chiusi a suo tempo.
E far rinascere quello che è diventato uno slargo brutto e senza scopo.
La riapertura dei navigli non ha alcun senso! Ormai tutta la circonvallazione interna è composta da edifici orrendi, le case storiche sono stati abbattute durante la guerra, per cui non serve a nulla riaprire un canalino artificiale in centro a Milano
IL bello è che ci passano pure i bus turistici!
Blanco, Canalino artificiale un accidente! E’ un naviglio disegnato da Leonardo che grazie ad un ardito e geniale sistema di conche permetteva la navigazione da Adda e Ticino verso Milano. Due fiumi distanti chilometri le cui acque si univano in unico alveo per raggiungere la darsena per poi ributtarsi nel Ticino.
Tutto fatto a a forza di braccia dei Milanesi che furono.
Canalino lo dici a qualcun altro!
Antonio Oggi non avrebbe più alcuna funzione il naviglio, sarebbe veramente un canalino largo 5 metri neanche.
La pima foto (quella aerea) spiega tutto.
Un’unica colata di asfalto dove non si nota la differenza tra parte pedonale e carreggiata. Non è una piazza ma uno svincolo viabilistico, non un luogo per le persone, da qui tutta la mancanza di cura che ne deriva.
Navigli? Assolutamante sì!
Navigli si! ma a patto che ci siano i soldi, che non e’ che ci dobbiam tenere la citta’ sciatta e decrepita negli spazi pubblici i prossimi 20 anni perche’ i soldi son tutti investiti nell’avventura navigli (che riguarda solo alcune zone)
Una domanda generale. Ma Porta Tenaglia esiste ancora? Ossia un monumento cui attribuire questo nome? O è rimasta solo la denominazione, nel luogo dove una volta c’era una porta Tenaglia? Perché io non l’ho mai vista.