Milano | Barona – Un’Arca per il Gruppo Cap


 

Il Gruppo Cap, ossia la società, partecipata da 197 Comuni, che gestisce il servizio idrico integrato dell’area metropolitana di Milano e di altre provincie lombarde, sta per cambiare pelle. Lo studio CleaaClaudio Lucchin & architetti associati di Bolzano si è aggiudicato il progetto per il rinnovo della sede del gruppo che si trova in via Rimini, una traversa di via La Spezia a due passi dalla stazione M2 di Romolo.

Il Gruppo CAP ha intenzione di unificare gli uffici di Amiacque a quelli della holding, che attualmente ha sede nel complesso terziario di Milanofiori Nord ad Assago.

Lo studio Cleaa, di cui sono soci Claudio Lucchin, Angelo Rinaldo e Daniela Varnier, ha concepito l’edificio come una grande arca galleggiante, circondata dall’acqua, visto che il committente si occupa di servizi idrici (così come ha riferito l’architetto a il Sole 24Ore).

Dai rendering trovati in rete, dobbiamo dire che l’edificio è senza alcun dubbio iconico e si andrà a collocare in quartiere dove sono sorti di recente edifici residenziali di tipologia abbastanza variegata.

Qui di seguito l’edificio attuale.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

20 commenti su “Milano | Barona – Un’Arca per il Gruppo Cap”

  1. In Italia, la sede di un ente pubblico bella, non banale, di qualità architettonica e pure che osa un po’????…..ingredibbileeeee?!!!

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  2. Renderig bellissimo. Mi piace. Speriamo sia fatto.

    Mi chiedo quanto sia la differenza di spesa tra fare un edificio banale (il classico ufficio pubblico) ed un edificio così. 10, 20, 40%? Chi ha un’idea?

    La priorità e avere servizi di qualità, indipendentemente dall’edificio. Ma tralasciare sempre la questione dell’aspetto alla fine da sempre l’impressione che tutto ciò che è pubblico può essere scarso, brutto… e quindi inefficiente.

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    • Penso che la sede rappresenti quelli che sono gli ideali e l’identità di un Azienda. Vero, la priorità è avere servizi di qualità, ma questi ultimi non si ottengono senza un investimento sul miglioramento, banalmente, della qualità di un luogo di lavoro.

      Chiaramente il risultato finale è sempre discutibile. Tuttavia, abito ormai da parecchi anni proprio li vicino (si intravedono gli appartamenti dove abito nel render e nelle foto 🙂 ) e con questo nuovo intervento vanno ad eliminare alcune barriere liberando spazio attraverso la creazione di una piazza pubblica il che è sempre un bene.

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  3. Un edificio architettonicamente bello e non banale può costare esattamente uguale ad uno brutto e insignificante. Il fattore determinante infatti è l’architetto. In Italia, se davvero è il Paese della bellezza, bisognerebbe che tutte le opere pubbliche o commissionate da partecipate, suani frutto di cincirso di progettazione

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    • Sembra una enorme zeppa di legno tarlata e ammuffita. Le finestre di dimensioni carcerarie e di disegno funerario danno un senso di oppressione e sepoltura.L’ingresso basso e angusto gravato da tutta la mole emergente dell’incombente e sinistra massa sembra un orifizio occulto che inghiotte i visitatori. Un luogo che induce alla fuga anche solo in rendering. Esibizione da ArchiKitsch di cui Milano puo’ e deve fare a meno. Attendo eventuali motivazioni a favore di tale incubo permanente.

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      • Mi spiace che Architell sia così frustrato. Sono sicuro che al posto loro avrebbe fatto un bellissimo cubo. Un’edificio pubblico è riconoscibile all’interno dell’edilizia diffusa, è sempre stato così sin dai tempi antichi. Purtroppo oggi siamo abituati ad avere edifici pubblici orrendi e operazioni private azzardate e appariscenti.

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  4. “Inquietante”, “zappa di legno ammuffita”, “induce alla fuga”

    Vi meritate proprio quegli orrendi palazzotti, banali, sciatti, tutti uguali costruiti negli ultimi 60 anni….

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    • Peggio: si meritano tanti bei parallelepipedi di vetro e acciaio, tutti uguali a Milano come a Dubai che van tanto di moda adesso (perchè costa poco costruirli e chi comanda sono i ragionieri, non certo gli architetti sfigati col contratto di stage a vita…)

      Mi piacerebbe rileggere certi messaggi insieme a voi fra 20 anni, sai le risate!?

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      • Ti dirò che in realtà i grattacieli costruiti a Milano negli ultimi anni mi sembrano tutt’altro che banali o stereotipati. Hanno quasi tutti una propria peculiarità.

        Il problema delle nostre città è quell’orrenda architettura dagli anni ’50 in poi, soprattutto per gli edifici pubblici, brutti, banali, fatti con lo stampino, al risparmio. Per questo trovo assurdo tutto sto accanimento contro un edificio come questo che può non piacere, ma almeno ci prova, è cmq un passo avanti gigantesco.

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    • il cosiddeetto “rendering” fa assomigliare il tutto a un’astronave stile cocoon o, peggio alla navetta di lord fener.
      mi riservo il giudizio effettivo sulla nuova costruzione dal vero, perchè i “rendering” spesso e volentieri sono diversissimi dal risultato finale.
      e poi, tra i palazzi degli ultimi 60 anni c’è anche la torre velasca, il pirelli, il galfa…

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      • Chiaro che non mi riferivo certo a Pirelli, Galfa, Velasca e altri che sono mosche bianche in una marea di palazzotti inguardabili tirati su dagli anni ’50, che hanno distrutto le nostre città. ..non certo solo Milano.

        Sui rendering sono d’accordo con te ma sono speranzoso, è un bel intervento.

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  5. Questo intervento non porterà solo un nuovo edificio, a mio avviso molto interessante, ma anche altri vantaggi:
    1) una piazza pubblica (verrà abbattuto il muro che delimita l’area)
    2) un museo dell’acqua, utile anche a fini didattici e sensibilizzazione al tema ambientale
    3) un auditorium che potrebbe essere a disposizione anche per iniziative aperte alla città

    Come Municipio 6 abbiamo dato parere favorevole con la raccomandazione di aumentare la piantumazione nella piazza pubblica. Il timore è che una superficie così ampia senza alberi sia scarsamente fruibile nei mesi caldi

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  6. In realtà in quella posizione così periferica un palazzo del genere riqualifica un sacco la zona. I palazzi di fronte sono abbastanza brutti.
    Un intervento di qualità in luoghi dimenticati…ricorda un pò la Bocconi.
    Meglio li che in centro…

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