A Milano, a due passi dal futuro sito EXPO, c’è un’appendice di città tutta da disegnare e che fatica a “funzionare”, incastrata com’è tra ferrovie e autostrade: è la zona Stephenson, dal nome della via principale che la costituisce. Localizzata tra le aree di Musocco, Garegnano-Certosa, Cascina Merlata e Roserio, concepita in origine come luogo di servizi, è costituita prevalentemente da capannoni e magazzini.
Nel tempo alcune imprese e anche il Comune hanno cercato di dare nuovo respiro a questo pezzetto di città. Venne dapprima costruita la torre dell’Allianz, 18 piani di scarsa originalità ma di sicuro effetto che fanno il verso ai grattacieli internazionali. Sul finire degli anni Ottanta vennero poi costruite le torri Ligresti, lungo Via Polonia e Via privata Val Formazza, i classici “cubotti a specchio” piazzati in vari posti della città. Quindi il nulla, perlomeno fino all’arrivo dell’UCI Cinema, il multisala che per fortuna ha portato un po’ di movimento in questo luogo altrimenti desolato.
Finalmente nel 2011 il Boscolo Hotel, oggi B4, coi suoi quasi 100 metri di altezza, la vetta più alta della zona. A seguire altre torri, delle quali la Klima risulta attualmente l’unica terminata. Delle quattro torri di Sky-Building Stephenson, inoltre, solo una è stata ultimata e attende inquilini, mentre tuttora incompiuto resta anche l’Hotel-Stephenson, che da anni ci ricorda la crisi immobiliare ancora in corso. Il resto del quartiere è rimasto in attesa di conoscere il suo futuro: edifici svuotati, terreni sgomberati in mezzo a capannoni, un po’ di prostituzione di strada.
Oggi si stanno realizzando due accessi, in realtà preesistenti ma ora riveduti e corretti completamente: da est arriverà la SIN – Strada Interquartiere Nord, attraverso un tunnel che correrà sotto lo svincolo di Viale Certosa, mentre dall’altro lato, verso ovest, verrà ampliato il ponte dell’EXPO che finalmente collegherà la zona con le limitrofe Merlata e Roserio.
L’idea del Stephenson Business District poteva essere niente male, ma forse andava pensata un po’ meglio: difficile ad esempio è l’accesso se non con auto. Tutti gli hotel, infatti, forniscono un servizio navetta per accompagnare i turisti nelle varie location di destinazione. Noi il nostro giro l’abbiamo fatto a piedi, arrivando dalla fermata Certosa del Passante Ferroviario, percorrendo via Mambretti e imboccando la serpeggiante Stephenson. Passando sotto la tangenziale si sbuca nel quartiere. Per uscirci, sempre a piedi, abbiamo provato ad attraversare il tunnel pedonale che collega la zona con Via Campanella. Francamente crediamo che questo sia un posto poco rassicurante e capiamo bene perché, nonostante sia a due passi dal sito EXPO, fatichi a decollare.
Forse non basta avere i terreni per trovare soluzioni urbane fortunate.