Milano | Arredo urbano o degrado?

Torniamo sul tema dell’arredo urbano della nostra città a noi molto caro. Non c’è dubbio che esso sia una componente fondamentale del decoro di ogni città e contribuisca all’impressione che visitatori, ma anche abitanti, ne hanno. A Milano, come in altre città d’Italia, esiste un senso diffuso del degrado cui un arredo urbano disattento e trasandato contribuisce. Non si tratta di situazioni, o non solo almeno, in cui il degrado è evidente e ben visibile, come ad esempio un edificio fatiscente, una discarica in un parco cittadino o simili. Si tratta piuttosto di piccole situazioni che sommandosi danno appunto quel senso di disordine e sciatteria: un palo storto, una panchina imbrattata, un marciapiede sconnesso, un lampione spento, un cestino dei rifiuti ricolmo. Di per se situazioni che possono capitare in ogni città ma che appunto nel ripetersi, anche solo in pochi metri di una strada, danno quel senso di degrado di cui spesso è vittima anche Milano.

Proviamo allora ad elencare alcune delle situazioni più diffuse e proporre soluzioni semplici e meno costose possibile per la comunità.

Cominciamo coi paletti paracarro o dissuasori di sosta. Capita spesso che a Milano se ne trovino di stili diversi affiancati gli uni agli altri o che, divelti o spariti chissà perché, non vengano mai sostituiti tappando il buco dove erano installati alla meno peggio. Non pensiamo sia poi così difficile prestare attenzione ad armonizzare questi oggetti che sono anche elementi d’arredo. Tanto più che capita che vengano rimpiazzati in uno stile diverso dai preesistenti per poi scoprire che poco più in là vengono installati gli stessi che sarebbero andati bene. Le foto ne sono un esempio prese in Corso Sempione a distanza di pochi metri. È solo attenzione a costo zero, e magari un po’ di manutenzione.   (a tal proposito: ma il Comune non aveva redatto una linea guida per il nuovo arredo urbano in città che fosse tutto omogeneo)  

Il suggerimenti è semplice: in centro si scelga uno, due stili (ad esempio i cosiddetti “parigini”) e fuori dalle circonvallazioni si mantengano i paletti d’acciaio. È solo un esempio.

Ci sono poi le cassette di derivazione delle linee elettriche e telefoniche. Quasi sempre imbrattate e ricoperte di annunci di ogni sorta (che sicuramente andranno contro qualche regolamento ma che nessuno si sogna di sanzionare). La prima si trova in Cordusio, pieno centro. La seconda in viale Monza. Basterebbe estendere la buona iniziativa di A2A che ha fatto decorare questo armadietto in Piazza Argentina o affidare alle numerose scuole di arte e design di Milano questi e altri oggetti d’arredo urbano anonimi (ma anche alcune pareti delle stazione del metró) in una sorta di gara ad abbellire la città che ne otterrebbe opere fresche e gradevoli mentre scuole e studenti pubblicità, magari con uno sponsor che metta a disposizione il materiale.

Arriviamo ai pali. Anche qui ogni sorta di imbrattamento mai punito. Un esempio viene da Londra. In molti quartieri i pali di lampioni e cartelli stradali sono verniciati con vernice grumosa ad altezza di un uomo e mezzo circa. Col risultato che risulta difficile attaccare adesivi e comunque non resisterebbero a lungo, così come imbrattarlo di scritte risulta poco agevole. Un modo semplice per dissuadere dall’affiggere qualsiasi cosa.

Alex Giorgi per Urbanfile

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