Come avevamo scritto noi in altri articoli, la prolificazione di tutti quei pali nella nuova piazza XXIV Maggio denota una scarsa attenzione al luogo storico in cui sono stati collocati. Lampioni orrendi degni solo per una strada statale e altre finiture poco sensibili per una piazza così importante.
In comune con Arcipelago Milano c’è la passione per questa città e vederla trattata senza cura come spesso accade fa un po’ male. Il lavoro in Darsena e alla piazza tutto sommato, come abbiamo detto, non è malaccio, ma pecca veramente in particolari che denotano la poca passione di chi invece è stato incaricato per questo lavoro. Noi vorremmo meno pali e più in sintonia con la porta neoclassica del Cagnola. Troppi cartelli stradali, troppi semafori, uno spazio rinato ma rigorosamente inquadrato da imposizioni burocratiche poco attente alla vita reale. Il marciapiedi lungo viale Gorizia in pietra, oppure che dire delle auto a cavalcioni sui cordoli di viale Gabriele D’Annunzio, degni di una città da terzo mondo. Sperando poi che tutto ciò venga preservato pulito e non che tutte quelle pareti in mattoni diventino tavolozze per i soliti imbrattamuri.
LAVORI PUBBLICI: LA DISFATTA DI PORTA TICINESE
Il soggetto che ha firmato il progetto ha stabilito le caratteristiche morfologiche principali dell’opera, e l’ha corredato con i dettagli necessari alla sua completezza e coerenza. Ma i lavori sono stati diretti da un altro soggetto, che, non avendo condiviso il concetto progettuale, ha provveduto alle scelte operative necessarie al cantiere – che hanno determinato la qualità finale – senza possedere la visione completa (e la passione) necessaria. Oltre che un problema di civile dignità del mestiere, considerata la qualità dell’esito, il tema ha un rilievo molto più generale. Esso interessa il modo di investire le risorse pubbliche con rigore, cioè producendo la massima qualità possibile.
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“Sperando poi che tutto ciò venga preservato pulito e non che tutte quelle pareti in mattoni diventino tavolozze per i soliti imbrattamuri”.
Perchè “sperando”?Quali sono i presupposti per sperare che non imbrattino?
Scusate, ma vogliamo parlare del casello del Dazio (il lato B per intenderci) tinteggiato solo fino al marcapiano mentre la parte superiore è vistosamente scrostata?
Quanto ai lampioni, assolutamente d’accordo con voi: non potevano acquistarne altri come quelli di piazza S’Eustorgio, che non sono poi cosi male,tenendo così una coerenza tra gli spazi limitrofi?
Evidentemente sono pensieri troppo complessi…