Milano | Brera – Via dei Cavalieri del Santo Sepolcro: ma che bella via!

Via dei Cavalieri del Santo Sepolcro unisce Piazza Papa Paolo Sesto a via Solferino, percorrendo per un lungo lato i chiostri di San Simpliciano.
La via venne aperta negli anni Quaranta,  ma fu nel dopoguerra che venne definita: prima non esisteva ed era occupata dai terreni dell’ex convento e da vecchie case. In origine vi era solo un piccolo tratto che da via Solferino permetteva l’accesso al convento e poi alla caserma corrispondente alla via Ancona.

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La via alberata pare quasi un sentiero tra i boschi, anche se piastrellato in pietra, e crediamo sia una delle più belle vie di Milano, certo una delle più insolite del centro cittadino.

Anzitutto un po’ di storia riguardante l’area in questione.

La Basilica di San Simpliciano è una delle più antiche di Milano, la sua costruzione risale fra il 374 e il 397. Qui in epoca cristiana vi era il martyrium, il cimitero protocristiano, dove fu sepolto con ogni probabilità, il successore di Ambrogio, Simpliciano. Sempre in questo luogo venne fondato nel IV secolo il monastero assegnato ai Canonici regolari. In quest’epoca, la zona doveva essere ancora aperta campagna, se nel testamento del vescovo Andrea da Carcano, nel 903, si citano due masserie presso il monastero. Sempre questo luogo divenne il complesso sacro di riferimento dei crociati milanesi, nel 1100, in occasione del primo anniversario della liberazione di Gerusalemme l’arcivescovo Anselmo IV da Bovisio istituisce, presso la basilica, una festa annuale e un mercato esente da imposte; stabilisce inoltre una grande indulgenza per coloro che nel giorno della festa visitino la chiesa.

I chiostri vennero costruiti nel corso dei secoli iniziando dal primo che fu realizzato nel Quattrocento, con portico terreno su colonne poggianti su uno zoccolo continuo, un tempo ornato con affreschi del Borgognone, oggi perduti.

Nel 1563 si inizia a costruire il secondo chiostro di S. Simpliciano. Il progetto viene attribuito a Vincenzo Seregni. I lavori saranno ripresi dal Richino nel 1621 e portati a termine nel 1712.
Nel 1621 i benedettini commissionano sempre al Richini uno scalone monumentale e il terzo chiostro di San Simpliciano, ma i lavori per il terzo chiostro vengono interrotti nel 1623, lasciandolo incompiuto.

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Il chiostro grande di S. Simpliciano

Nell’Ottocento i grandi chiostri della Basilica di San Simpliciano vennero occupati dai militari.

Divenuto quartiere delle Reali Guardie, nel 1805, il colonnello del Genio Militare Rossi fece apportare modifiche e ampliamenti al nucleo antico dei chiostri e progettò la costruzione di una grande caserma di Cavalleria, nelle ortaglie a nord del Monastero.

Nel 1844, presso le sue strutture viene fondato l’asilo di S. Simpliciano, uno dei primi “conservatori” per l’infanzia dai 6 ai 9 anni, con un primo avviamento al lavoro, grazie all’opera di Giuseppe Sacchi e don Giulio Ratti.
Dopo l’Unità d’Italia ospita anche una scuola civica maschile e dal 1866 vi si svolgeva il corso comunale festivo delle scuole elementari femminili.
I chiostri furono poi occupati da un battaglione di bersaglieri, divenendo così la caserma Luciano Manara.

Nel 1903, si demolirono gli edifici dei monaci addossati ancora all’abside della chiesa.

In seguito ad una convenzione, nel 1927, la caserma Manara tra i chiostri venne ceduta dallo Stato al Comune. Questo sarà l’inizio per l’assetto odierno della via e della zona.
Alla fine degli anni Trenta viene ceduta alla parrocchia la parte adiacente alla basilica e da qui inizia il riscatto dall’incuria del cortile maggiore cinquecentesco, del chiostrino quattrocentesco ed il monumentale scalone abbaziale settecentesco.

Nel 1940, nel quadro del riordino dell’intero quartiere così come dettava il nuovo Piano Regolatore, viene isolato dalle case che vi si erano addossate nel corso del tempo e si procedeva ad un organico restauro: si riaprono le arcate tamponate e si riportano alla luce gli antichi graffiti e le vetuste pitture. In una parte del complesso prendeva sede l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro nell’altra parte veniva ospitato l’oratorio.

La nuova via aperta sul lato meridionale dei chiostri iniziò ad assumere l’aspetto attuale all’inizio degli anni Sessanta, quando due studi di architettura importante come Luigi Caccia Dominioni e lo studio BBPR progettarono la sistemazione e la costruzione di nuove abitazioni residenziali.
Lo studio BBPR progetta il risanamento di alcuni vecchi edifici sulla via Solferino e realizza una serie di edifici nuovi su via dei Chiostri e via dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Il compito non era facile vista la peculiarità del luogo, tra storia e monumentalità. Importante era non creare dei monoliti che incombessero sull’area, ma edifici che rispettassero la storia pur rimanendo contemporanei. Perciò lo studio BBPR pensò ad una soluzione di facciate a gradoni con balconi e arretramenti per non soffocare e creare una sorta di architettura spontanea e quasi “a paese”. Il tutto cinto da un fitto giardino privato a bosco.
Stesso discorso fu fatto per la graziosa palazzina di Casa Pirelli, progettata da Luigi Caccia Dominioni, che realizzò quest’edificio considerando il contesto storico proponendo un’architettura moderna che si integra perfettamente col contesto, pur rimanendo moderna.

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L’entrata su via Solferino della Caserma negli anni 20 del 900

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