Inaugurato il 23 marzo 2016 a Verona il Musalab Franca Rame-Dario Fo. Lo spazio, destinato a valorizzare l’archivio del premio Nobel per la letteratura e della moglie scomparsa, Franca Rame, è ospitato nella nuova sede dell’Archivio di Stato di Verona. “C’è stata la possibilità – ha detto il ministro Dario Franceschini – di poter disporre di questi spazi importanti dell’Archivio di Stato e volevamo fare in fretta. Verona è legata al maestro Dario Fo e quindi abbiamo scelto questa città”. Il museo contiene copioni, manoscritti, stesure progressive dei lavori svolti da Fo e Franca Rame, disegni, bozzetti, dipinti, manifesti, copie di contratti, libri, articoli, costumi, pupazzi, marionette, scenografie.
L’inaugurazione è avvenuta alla vigilia del novantesimo compleanno del premio Nobel. “E’ importante che non diventi un transito, una cosa tanto per gradire – ha detto Dario Fo -, ma che rimanga a lungo e soprattutto per fare questo bisogna variare”. (ansa)
E’ un peccato che anche questo tesoro sia migrato da Milano: Dario Fo e Franca Rame sono stati e sono l’anima della città, la cultura e la sua memoria, famosi in tutto il mondo.
Pare proprio che la cosa abbia suscitato un vespaio di polemiche tra i politici e non solo.
Francesco Micheli: «Fo è un valore assoluto al di là di qualsiasi appartenenza politica. Che non ci sia una “Casa” di Fo a Milano, come non è stata realizzata la «Casa del futurismo» pensata da Tadini è un peccato. Un peccato di omissione, grave come un peccato mortale».
Philippe Daverio: «Milano segue le indicazioni di Ingrid Bergman: il segreto della felicità è una buona salute e una cattiva memoria. È una citta negoziale, ha chiuso i Navigli per aumentare il valore immobiliare, ha demolito le Mura Spagnole per fare un grattacielino. Fa parte dei comportamenti dei milanesi. Quello che manca rispetto a prima è che una volta una parte della società lanciava un grido d’allarme, oggi questa comunità non ha diritto di parola».
Salvatore Carrubba: «Non è vero che le amministrazioni non si sono mosse. Quando ero assessore alla Cultura creammo il Casva (Centro di alti studi sulle Arti visive, ndr) per salvare gli archivi degli architetti. Milano, nelle occasioni importanti si è sempre data da fare come per la biblioteca Pontiggia. Forse ci deve essere un po’ più di attenzione, ma ci deve essere lo sforzo di entrambe le parti in campo».
questo clamoroso autogol da una giunta così attenta alla cultura proprio non me l’aspettavo. E’ come se il Museo Dalì l’avesser aperto a Saragozza invece che a Barcellona…