Della serie quartieri e zone che oramai vanno sparendo… Moreschio è pressappoco scomparso dalla memoria della gente e persino dalle mappe. La gente oramai chiama la zona o Mecenate, più facile, o Santa Giulia, ma Morsenchio, che sta proprio nel mezzo, lungo l’odierna Via Romualdo Bonfadini pare non se lo ricordi nessuno, se non pochi anziani.
Il nome Morsenchio, o meglio Murcincta, (in milanese Morsencc) lo troviamo in una pergamena dell’anno 1039 relativa ad una trattativa di compravendita di terreni.

Così anche nel 1155 Murcincta compare in un elenco di proprietà dei frati Umiliati, che in questo territorio possedevano ampie aree che andavano da Monluè a Carpenedo (l’attuale via Toffetti). Nel 1208 per la prima volta compare nei documenti la chiesa di Santa Maria a Morsenchio, che viene pochi anni dopo ricordata anche nel Liber Notitiae di Goffredo da Bussero del 1256. Il primo nucleo di Morsenchio sorge ad opera degli Umiliati che fondano una grancia, termine che indica un’azienda agraria con edifici rustici, abitativi, artigianali e i terreni di pertinenza. Questa grancia era posizionata in fondo all’attuale via Morsenchio, ed è esistita sino a metà del secolo scorso. Poi in seguito all’ampliamento dello stabilimento Montecatini, la cascina fu abbattuta insieme alla settecentesca chiesetta che nel frattempo aveva sostituito l’antica chiesa medievale.
La grancia di Morsenchio con gli anni diventa molto estesa e i frati contribuiscono a renderla fertile con il sistema delle marcite.
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Morsenchio risulta incluso nella pieve di San Donato e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata de Linà” come “el locho da Morsengia”. Dopo il 1433, nell’amministrazione dei terreni, agli Umiliati subentreranno altri ordini religiosi, per poi passare agli inizi del ‘500 a dei proprietari terrieri privati.
Sempre a Morsenchio, probabilmente all’altezza dell’attuale civico 89 di via Bonfadini, troviamo l’antica Hostaria, di proprietà della potente famiglia Borromeo.
Nel censimento del 1751 il borgo risulta avere (comprese le frazioni Case Nove, e Mereggiate) centoventitrè abitanti. Morsenchio nel 1800 si trasforma in Comune con giurisdizione anche su Merezzate e sul territorio del futuro Ponte Lambro.
Dopo l’Unita d’Italia, nel 1873 il borgo perde la sua autonomia amministrativa e viene aggregato al comune di Mezzate con sede municipale
a Linate.
Il 1° Gennaio 1925 Morsenchio e Ponte Lambro sono accorpati a Milano.

(fonte storica di Alberto Tavazzi su L’Eco )
Qui altri nostri articoli inerenti al quartiere.
Il problema della zona, ora, è quel senso di abbandono che coinvolge soprattutto alcune periferie, sopratutto quelle a ridosso di scali ferroviari o infrastrutture di servizio, come in questo caso l’Ortomercato. Qui molti negozi hanno chiuso nel corso degli anni. Via Romualdo Bonfadini, che parte all’incirca dal Parco Emilio Alessandrini, e che un tempo era la strada principale che collegava il centro di Milano con Paullo, fa da nervatura al borgo di Morsenchio. Nel primo tratto , quello interrotto dalla ferrovia, dobbiamo dire che è il tratto peggiore, dove ai lati discariche abusive fanno da cornice, tra camion parcheggiati e altro ancora di poco chiaro, anche perché si finisce nel campo nomadi.
Oltrepassando la ferrovia facendo giri assurdi, passando da Piazzale Ovidio, percorrendo Via Zama si torna sulla via Bonfadini che prosegue nel suo stato di via abbandonata. Edifici abbandonati e diroccati e case abusive la incorniciano su ogni lato. Proseguendo si trovano anche gli orti urbani, così poco ordinati e che sembrano più baraccopoli, stile favelas.
La civiltà la si ritrova arrivando in Via Cascina Marezzate, dove entriamo anche nel vero cuore di Morsenchio. Qui sopravvivono ancora alcune case d’epoca dell’antico nucleo, dove troviamo anche la scuola elementare S.Giovanni Bosco con le sue linee fasciste molto semplici colorata di rosa e un grazioso giardinetto.


La via Borgo Morsenchio gira attorno a due edifici di Santa Giulia sud che sono finiti nella mai realizzata Santa Giulia nord. Poco dopo, verso est, c’è il meraviglioso quartiere di case per i dipendenti della Montecatini, e in fondo l’unica villa per dirigenti sopravvissuta delle quattro costruite.
Verso ovest c’è invece la cascina Merezzate, ancora attiva che ogni sabato mattina vende verdura di stagione al mercato di Rogoredo.
Ringraziamo per le Foto Paolo Motta
Altro segno del degrado dell’abbandono di questo quartiere è la quantità di edifici abbandonati, come il garage al 107 di via Bonfaldini e i negozi vuoti.
Per servire le anime del quartiere, negli anni Sessanta venne realizzata la chiesa parrocchiale dell’Addolorata in Morsenchio.
Eredita il titolo da una chiesuola di m 14,50 x 6,50, ricostruita in forma elegante nella seconda metà del ‘700, ubicata nella piazzetta del vecchio nucleo di Morsenchio. Già sussidiaria della parrocchia di S. Lorenzo in Monluè, il vecchio edificio sacro si rese insufficiente nel dopoguerra quando iniziò la costruzione di un vasto quartiere popolare nei pressi degli stabilimenti Caproni di Taliedo. Nel 1955 venne costruito in via Bonfadini, un salone in muratura, arredato con una certa grazia, che servi come prima parrocchiale in attesa della nuova chiesa, progettata nel 1958 dall’arch. mons. Enrico Villa e inaugurata nel 1964. Vicaria curata nel 1956, venne costituita in parrocchiale con decreto arcivescovile 13 novembre 1958. Fondatore e primo parroco fu don Ferdinando Frattino.
Veramente mai sentito questo quartierino. Non mi sono perso niente.
Articolo, come sempre, estremamente interessante.
Speriamo che il completamento del quartiere Santa Giulia possa portare nuova linfa anche all’area di Morsenchio.
Articolo molto ben fatto, grazie.
Questi borghi fanno simpatia e vien voglia di fare il tifo per loro. Alla faccia dei soliti snob che amano solo quartieri col nome fighetto (che magari copia Soho…) o che li sbeffeggiano paragonandoli a Segnano, Rottole, Morivione e Vaiano Valle. Come se chi abita li non avesse la sua dignità…
Morsenchio è un quartiere vivo, soprattutto nell’area di Santa Giulia Nord. La quantità di giovani che a piedi vengono in promenade e il campetto da basket sono sempre molto vissuti.
Finché non ci sarà lo sblocco del cantiere dell’area nord non sarà aggregato a Santa Giulia…
Ciao! Ti riferisci a quelle zone in costruzione che si vedono dal cavalcavia di via sordello? A ridosso del quartiere nuovo di via del futurismo insomma..mi sono sempre chiesto che progetti avessero
Le villette erano assegnate ai dipendenti con famiglia della Montecatini, che provenivano dalle migrazioni per il lavoro.
Era una società povera che cercava nel lavoro in fabbrica la sicurezza e lo sviluppo