Milano | Centro Storico – I mostri in città: Palazzo Galleria Unione

Eccovi un altro palazzo che noi includiamo tra i “mostri” urbani: Palazzo Galleria Unione 1.

Il palazzo in questione tutto sommato non è poi così brutto, ma si è trovato a forza e con prepotenza incastrato nella maglia urbana di secoli di storia e creato per dare il via ad una strada che mai è stata realizzata (la Racchetta) lasciandolo da solo e spaesato con il suo candido aspetto moderno.

Costruito nel periodo della ricostruzione post-bellica degli anni Cinquanta, oggi è circondato da edifici di epoche più antiche e dalle cupole della bellissima chiesa di Sant’Alessandro. Al suo posto si trovavano una serie di palazzi signorili, tra i quali il sontuoso palazzo Cicogna del 1500 distrutto quasi per intero durante i bombardamenti del 1943 (la facciata rimase in piedi, la si poteva salvare, ma tant’è) e del quale oggi si conserva solo una piccolissima porzione (50 cm?) ancorata al palazzo del Monastero dei Barnabiti.

Secondo noi questo palazzo merita di essere collocato tra i “mostri” perché non è particolarmente iconico, non ha una identità che lo distingua, è rimasto incompleto, come un diamante finito in una pietraia. Forse, messo altrove poteva avere senso, ma qui è completamente fuori contesto, dimostrazione di come non tanto gli architetti, ma gli urbanisti facciano scelte sbagliate.

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3 commenti su “Milano | Centro Storico – I mostri in città: Palazzo Galleria Unione”

  1. E’ un bel palazzo, che soffre dello scarso passaggio e della mancata sistemazione del contorno. E’ sobrio ed elegante. E ha una buona divisione degli spazi interni. Si poteva fare di meglio? Sì. si può sempre fare di meglio. Ma visto gli scempi del dopoguerra (dettati dalla mancanza di denaro o dalla pura speculazione) questo è tutto fuorchè un mostro.

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  2. incolpevoli gli architetti e gli urbanisti. la colpa della situazione arzigogolata è delle amministrazioni che si sono succedute e sono tornate sulle precedenti decisioni senza dare la possibilità di migliorare l’integrazione tra quanto non doveva più essere demolito e quanto nel frattempo si era costruito.

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