Il 13 novembre è morto all’età di 102 anni (quasi 103) Luigi Caccia Dominioni, l’architetto della Milano della ricostruzione nel Dopoguerra. Architetto, designer, urbanista, era nato nel capoluogo lombardo il 7 dicembre 1913 e da giovane aveva studiato, fino al liceo classico, all’Istituto Leone XIII di Milano, retto dai Gesuiti.
Nel 1931 l’iscrizione alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, nel 1936 la laurea e poi l’abilitazione professionale a Venezia. Nello stesso anno apre lo studio, con i fratelli Livio e Piergiacomo Castiglioni.
Prestato il servizio militare dal 1939 al 1943, si rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale di Salò ed è costretto a riparare in Svizzera. Dal ’45 riprende la sua attività di architetto, prima con il collega Castiglioni e poi, dal ’46, con il proprio studio professionale, in società con i marchesi Porro e i Brizzi.
“Luigi Caccia Dominioni è stato per molti versi il migliore e il più rappresentativo architetto della Milano della ricostruzione. La città gli deve molto e soprattutto il fatto di essere punteggiata dalle sue architetture che hanno stabilito, dagli anni ’50 agli anni ’70, le qualità della sua eleganza. Sulla sua esperienza, Milano deve continuare a costruire se stessa, nel nome della bellezza e della qualità del vivere”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha commentato la morte dell’architetto Luigi Caccia Dominioni.
Eleganti palazzi moderni che, a distanza di 50 e 60 anni sono ancora attuali come l’edificio in piazza Carbonari (1960/61), il Palazzo di Santa Maria alla Porta del ’61, appena restaurato mirabilmente dallo studio Maiocchi-Pellegrini, oppure la bellissima Casa Caccia Dominioni in piazza S.Ambrogio (1947/50), dove da più di 70 anni viveva e lavorava nel palazzo di famiglia da lui ricostruito dopo la guerra. Ancora così discreto e ben inserito pur essendo moderno.
Luigi Caccia Dominioni è stato uno tra i più autorevoli interpreti di quella tradizione milanese e lombarda dell’architettura riconducibile all storia del territorio, come ad esempio possiamo trovare nel Palazzo di Santa Maria alla Porta, dove le finestre del nuovo edificio riprendono le finestre del Richini in un dialogo a secoli di distanza.
Oppure il riutilizzo nelle facciate del traforato a mattoni, caratteristico della sua architettura e che si rifà alle cascine del milanese, come possiamo trovare nella torre di via Farini, o gli edifici di via Calatafimi del Convento e Istituto della Beata Vergine Addolorata, dietro Sant’Eustorgio.
Tradizione che però non rinuncia mai ad essere innovativa e originale, senza mai tralasciare l’osservazione costante nei riguardi delle “preesistenze ambientali”.
Come possiamo osservare nella contemporaneità degli edifici di Corso Europa 12-18-20. Eleganti e attuali, che abbracciano il Settecentesco Palazzo Litta Cusini Modignani.
Intensa anche l’attività come designer: dalla lampada da terra Monachella (1953) alla poltrona Catilina (1958), dal piccolo mobile Casaccia (1962), al divano e alla poltrona Toro (1973), fino alla panchina in metallo Monforte (1986).
«Sono architetto sino in fondo – ha scritto Luigi Caccia Dominioni – e trovo l’urbanistica ovunque… In realtà l’appartamento è una microcittà, con i suoi percorsi, i suoi vincoli, gli spazi sociali e quelli privati».
Corso Europa
Belli quelli residenziali. Non possiamo non ammettere che quelli di corso Italia e Santa Maria alla porta siano un pò fuori contesto, Non li definirei capolavori con tutto il rispetto per il Maestro.
Certo va considerato il periodo storico…però negli stessi periodi sono riusciti a realizzare edifici che meglio si sposavano con il contesto. Certo chi ha quel terrazzo davanti a san paolo converso non può che definirsi fortunato.
Con il massimo rispetto. Avesse disegnato più mobili e posate e meno palazzi sarebbe stato meglio.
caro raffaele se avessi studiato al posto di sparare cazzate sarebbe stato meglio, naturalmente non voglio mancare di rispetto a nessuno ma mi pare tu abbia passato poco tempo a studiare e capire le opere del caccia perchè altrimente avresti avuto un parere diverso
Erri, che credo stia per Enrico, non ti conosco ma credo tu debba parlare più chiaramente rispettando le opinioni altrui. Detto questo,
Caccia Dominioni è forse uno dei più grandi maestri dell’architettura residenziale milanese, se pur a suo modo ha sempre rispettato il contesto: storico, sociale e fisico delle sue opere.
Per cui, Raffaele tieni la tua blasfemia per te stesso, smetti di sparare cazzate e rispetta davvero chi ha portato a Milano capolavori.
Concordo pienamente.
Credo che ogni Milanese non possa far altro che tributargli un silenzioso arrivederci nell’aldilà.
E’ stato un grande.
Raffaele sono pienamente d’accordo. è stato un grande per la storia dell’architettura ma fondamentalmente 60 anni dopo possiamo dire è stato un deturpatore di talento. Penso che senza di lui Milano serabbe esteticamente migliore.
Ma per carita’. Bombe subito. Su corso Europa per primo.
Siete voi che avete studiato male. Ahahah
Io ho vissuto in una casa, seppure meno nota, progettata da Caccia Dominioni e posso testimoniare la qualità di piante e disposizioni che valorizzano in modo straordinario le superfici disponibili.
Gli attici da Paperoni russi e arabi di Porta Nuova e Citylife i metri quadri li buttano a decine.
Sopravvalutato come solo i milanesi potevano fare. Senso del gusto portami via (tranne che per la sua residenza di famiglia).