Milano | Casoretto – Un quartiere eclettico attorno a Piazza Aspromonte

Siamo andati a fare un giro nelle vie attigue a piazza Aspromonte. Forse i frettolosi milanesi non si sono mai accorti di che case favolose si trovano in questo quartiere a est di Loreto, tra il Casoretto e Città Studi.

Oltre a Piazza Aspromonte abbiamo percorso Viale Gran Sasso, Via Garofalo, Via Filippino Lippi, Via Giuseppe Luosi, Via Alessandro Pestalozza, Viale Lombardia, Via Alfredo Catalani, Via Niccolò Jommelli, Via Nicola Antonio Porpora e Via Vallazze.

Qui fino all’inizio del 1900 vi erano cascine e campi coltivati, vicino vi era la rotonda di Loreto il villaggio di Casoretto e Lambrate all’orizzonte.

Il Casoretto era un tempo una frazione del comune di Lambrate e si sviluppava attorno all’omonima chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia, detta semplicemente “abbazia di Casoretto”.

Altra nota storica riguarda la via Vallazze, che porta il nome dell’antica strada che metteva in collegamento due cascine del primo Ottocento verso Lambrate e che si chiamavano Vallazza I e Vallazza II che vennero demolite tra il 1918 e 1925, quando il quartiere prese forma.

Con la crescita della città e la sua espansione, questa porzione di città pian piano iniziò ad essere sviluppata con una architettura che attraesse una classe medio borghese affiancata a quartieri di case popolari come quello di via Lulli. La zona era prettamente agricola, quindi non esistevano importanti nuclei abitativi, se non appunto alcune cascine e qualcosa attorno alla chiesa del Casoretto. Così lo sviluppo avvenne tutto nello stesso periodo, regalandoci una omogeneità architettonica interrotta da alcune realtà moderne.

Ricordiamo anche che in piazza Aspromonte l’avvio dei lavori della linea 1 della Metropolitana milanese lungo Corso Buenos Aires e Piazzale Loreto portò allo spostamento, nel 1957, delle linee tranviarie extraurbane nella zona con capolinea delle linee dell’Adda (Tranvia Milano-Gorgonzola-Vaprio) in piazza Aspromonte. Qui vi rimasero fino al  1968.

Iniziamo il percorso da Viale Gran Sasso lato dispari, dove il bel viale alberato rivela su questo lato alcuni bei palazzi realizzati negli anni Venti che risentono, come tutto il quartiere, dello stile eclettico che spazia dal fine liberty a quello stile art déco milanese. Segnaliamo i civici 5 e 7, molto esuberanti, soprattutto il secondo. Oppure la palazzina d’angolo al 13, con deliziose lesene figurative liberty.

Imboccando Via Garofalo ci si trova di fronte ad un bell’esempio art déco o un liberty geometrico al civico 44.

Eccoci nella graziosa Piazza Aspromonte con giardino centrale, unico fazzoletto di verde pubblico nella zona (un po’ poco a dire il vero). Qui ancora siamo in presenza di bei edifici déco o eclettici, come il civico 17 o il 15, oppure come il bel palazzo d’angolo con via Lulli (civico 1 della via). Sul lato ad est della piazza si trovano casette unifamiliari o di piccole dimensioni, di solito di due piani, con giardino sul retro che fanno molto piccola Inghilterra e caratterizzano l’intera zona. 

Purtroppo qualche sopralzo malfatto ha rovinato tutto, come la palazzina d’angolo con via Vallazze che è stata alzata con un piano sgraziato che compromette ogni armonia, come si può vedere dalla foto.

Tornando su Viale Gran Sasso, percorrendo Via Filippino Lippi, notiamo altre casette eclettiche meno particolari. Molto suggestiva la palazzina d’angolo con Via Alessandro Pestalozza, rivestita da rampicanti che ne coprono buona parte della facciata.

Ritornando verso Via Porpora, la classe delle case si è molto appannata, mostrando la leggera decadenza del quartiere che si avvicina alle case popolari costruite in Viale Lombardia. Qui sono presenti anche molte palazzine convertite in hotel a una, due o tre stelle. Segnaliamo tra le casette, il “castelletto” rosso angolo via Lulli – Porpora, un po’ snaturato ma che conserva le merlature sopra il portoncino principale.

Oppure l’altro grazioso “castelletto” che si trova sempre in via Lulli (25) e che presenta decori di animali fantastici e draghi dall’aspetto neo-medievale.

Il resto del quartiere continua a regalarci casette un po’ decadenti in alcuni casi, ma tutte deliziosamente in stile eclettico, un mix di liberty, neo-gotico, neo-rinascimentale e art déco con qualche inserto moderno che stride un po’.

Proseguendo in via Porpora in direzione Lambrate, troviamo sulla sinistra il gruppo di case operaie dell’Umanitaria, tra via Lulli e viale Lombradia.

L’Umanitaria decise di realizzare, nel 1903, due quartieri che pur non potendo incidere molto sul piano quantitativo intendevano offrire un modello di buona qualità per le case popolari.

Dopo un primo intervento realizzato nel 1906 da Giovanni Broglio in via Solari, lo stesso architetto ne realizzò un secondo in questa zona della periferia est. Il sistema insediativo prevedeva una corte attrezzata con servizi collettivi cercando un relazione tra la forma dello spazio urbano e la vita sociale. Non si tratta di un unico blocco edilizio ma di diversi edifici a tre quattro piani collegati da un basamento al piano terra.

In Via Lulli, come alla fine di viale Lombradia si trovano alcuni istituti scolastici, come l’Istituto Comprensivo “Quintino Di Vona – Tito Speri” e il Caterina da Siena, del quale avevamo già parlato per raccontare stato di degrado.

Proseguendo lungo via Porpora, ci imbattiamo in una strana costruzione dalle pareti rosse all’angolo con Via Ampère. Si tratta di un ex cinema, il Porpora, una sala popolare – dotata di sola platea per una capienza complessiva di 800 posti – aperta nel 1929 nella prima grande fase di espansione dei cinema al di fuori del centro storico, che si sviluppa lungo le grandi vie di comunicazione, con una particolare concentrazione lungo le arterie che partono da piazzale Loreto.

Il cinema venne costruito trasformando una vecchia cascina e la platea fu ricavata dalla parte adibita a stalla per le mucche.  Nei primi anni d’attività, la sala è connotata come rionale e la programmazione viene pubblicizzata attraverso l’affissione dei manifesti tipografici nella zona.

Proseguiamo il nostro giro ammirando i palazzi della zona nelle vie parallele a viale Lombardia, dove ancora case eclettiche di piccole dimensioni ci deliziano. Come le palazzine neo romaniche di Via Alessandro Pestalozza 23 e 27 o la palazzina in Viale Lombardia al 56 che pare quasi una replica di un palazzetto barocco di chissà quale nobile famiglia. Possiamo soffermarci ad ammirare l’elaboratissimo ingresso della piccola villetta al numero 50 che sembra quasi una via di mezzo tra il gotico e il moresco.

Discendiamo ancora un poco, lungo viale Lombardia per giungere ai civici 17 e 15, sconfinando in pieno distretto di Città Studi, dove si trova una vera chicca di architettura milanese e italiana. Si tratta delle palazzine Casa Corbellini-Wassermann, progettate nel 1934 da Piero Portaluppi e concluso nel 1936.

Nella domanda l’edificio, di cinque piani fuori terra, era definito “ad uso civile abitazione, tipo medio” e rispecchiava le esigenze dei committenti, appartenenti a quel ceto borghese costituito da professionisti e medi imprenditori che per le proprie residenze, ma anche per costruire edifici condominiali da reddito, aveva scelto la zona a ovest della Città degli Studi, negli anni Trenta ancora ai margini del nucleo urbanizzato, ma dotata di una buona qualità edilizia. L’ascrizione al tipo abitativo medio, individuato dal comune per la determinazione dell’imposta di consumo dei materiali da costruzione e distinto da quelli economico-popolare e di lusso, oggi può apparire incongruente con le dimensioni degli alloggi e la qualità delle finiture di casa Corbellini-Wassermann, che nonostante la presenza di tagli più modesti, ospitava due appartamenti padronali occupanti rispettivamente l’intero piano rialzato e primo, composti da 27 locali ciascuno e collegabili.

Di grande fascino ed effetto è la scala elicoidale che consente l’accesso diretto agli ambienti di soggiorno con il giardino privato. Realizzata in blocchi di marmo massello, era stata impiegata nella Casa del Sabato per gli sposi, costruzione temporanea presentata alla Triennale di Milano del 1933 da Portaluppi insieme ai giovani BBPR.

Svoltiamo in Via Niccolò Jommelli, dove troviamo altri edifici significativi, come la chiesa apostolica armena: un edificio religioso che copia una classica costruzione armena progettata dagli architetti Zareh Sourian e Adamo Lunardon, e il civico 26 della via.

A fianco della chiesa Armena, si trova anche un piccolo gioiellino architettonico del 1971 (via Jommelli 26). Un edificio progettato da Roberto Morisi per delle abitazioni di lusso facente parte del filone del “brutalismo”. Molte finestrate sul lato della strada con terrazzamenti di varie  dimensioni e con aggettanti poggioli circolari ne fanno una struttura interessante.

Il giro nel quartiere non è ancora finito, perché voltando in Via Vallazze e dirigendo verso via Ampère ci imbattiamo in un palazzo molto alto e in una chiesa.

La chiesa è dedicata a San Luca Evangelista su progetto di Giò Ponti 1958-1960

L’edificio occupa ampiamente un lotto rettangolare comunicante tra via Jommelli, dove affaccia la casa canonica, già sede provvisoria dell’originaria cappella dedicata al Santo, e via Ampère, sulla quale si erge imponente la facciata a capanna della chiesa. La tradizionale immagine è qui reinterpretata in chiave moderna con un risultato tanto efficace quanto originale per l’andamento a linee spezzate dell’alzato.

Una scalinata conduce al sagrato, sul quale si aprono tre ingressi, due ai lati ricavati entro alte bussole definite da una lama di calcestruzzo e da una vetrata, ed uno principale al centro, con un portale in legno a losanghe, che ripropone la sagoma a capanna, delimitato da riquadrature in cristallo. La facciata è rivestita da piastrelle in gres ceramico grigio a punta di diamante, con motivi decorativi a croce ripetuti sull’intera superficie.

Al candore delle strutture portanti e delle pareti tinteggiate di bianco è contrapposta la duplice falda della copertura, colorata di blu intenso.
Un capitolo rappresentativo della moderna interpretazione dell’architettura sacra di Ponti, con lo spazio rinnovato di continuo al variare della luce.

Ultimo edificio da ammirare è Via Catalani 43, secondo noi una bellissima costruzione anni Quaranta (pare sia Giò Ponti l’architetto) che con un bel gioco di terrazzi circolari la rende abbastanza unica e particolare.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

15 commenti su “Milano | Casoretto – Un quartiere eclettico attorno a Piazza Aspromonte”

  1. Grazie per l’interessantissimo articolo (siete grandi, come sempre!!) da parte di chi ha vissuto la propria infanzia in quel quartiere.
    Peccato che a molte architetture di pregio non corrisponda altrettanta vivibilità della zona.. tra vie piccole invase dalle lamiere (es via Ampere), via Porpora de facto una superstrada grigia e trafficatissima, viale Lombardia sì alberata ma con marciapiedi ridotti a posteggio e negozi radi e tristi.
    Quanto gioverebbe un allargamento dei marciapiedi in via Porpora con piantumazione almeno tra viale Lombardia e via Lulli…..

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    • Complimenti per l’articolo, ci sono nato (via Donatello) e vissuto per 40 anni ed è un piacere rivedere particolari architettonici molto belli che, se devo essere sincero, a volte mi erano sfuggiti.

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  2. Complimenti per l’articolo molto interessante! Ho trascorso infanzia e gioventu’ in quella zona di cui conservo bellissimi ricordi e, grazie a voi, ho finalmente scoperto perche’ via Vallazze si chiama cosi’.

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  3. Ci sono nato e mi manca tantissimo, ogni tanto quando ho voglia d’evadere mi immergo nei ricordi infantili e mi sento pieno di pace. W via Sacchini 29.
    grazie per il bell’articolo.
    cenzino

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  4. Che piacere oggi scoprire per caso questo articolo e fare un giro seguendo parte del vostro percorso, grazie!
    Potrei sapere la storia del palazzo mostrato nelle foto prima della descrizione di Catalani 43?

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  5. una zona davvero particolare ed elegante di Milano, l’ho scoperta 12 anni fa e successivamente mi ci sono trasferito.Movimentata ma con molti angoli,piazzette e vie silenziose. Mi piacerebbe approfondire l’articolo.

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  6. mi sono trasferita a milano quasi 30 anni fa. ho cambiato 3 case, senza mai cambiare cap: 20131. adoro questo quartiere, un po’ flemmatico e deliziosamente variegato

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  7. Ringraziando per il post vorrei solo far notare che Piazza Aspromonte e le vie adiacenti fanno parte di Città Studi e non del Casoretto. Quest’ultimo si trova a nord di Via Porpora e a nord di via Vallazze da viale Lombardia.

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  8. Complimenti per l’articolo, ci sono nato (via Donatello) e vissuto per 40 anni ed è un piacere rivedere particolari architettonici molto belli che, se devo essere sincero, a volte mi erano sfuggiti.

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  9. UNA vera scoperta, proprio straordinaria per l’accuratezza delle spiegazioni e per le immagini.
    Abito in via della Sila da oltre 15 anni, e anche qui ci sono edifici decisamente antichi, come ad es. il n° 18.
    Pensate sia possibile una breve ricerca su questa stradina?

    DAVVERO GRAZZZIE

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