Milano | Portello – Parco Vittoria, aggiornamenti

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Abbiamo raccolto un po’ di immagini dal cantiere di Parco Vittoria (non c’entra nulla con la zona di Porta Vittoria, ma siamo al Portello). Oramai da oltre due anni completato in parte, verso Via Marco Ulpio Traiano e Via Giovanni Papini, mancavano ancora le ultime residenze che sono state ultimate quest’anno. E’ stato anche completato il giardino interno con vasca/fontana e pergolati metallici. Il Parco Vittoria è un tassello importante di una riconversione urbana di un’area industriale dismessa: l’ex Alfa Romeo, situata tra l’ex fiera e Viale Serra.

Ci sono voluti molti anni, ma dobbiamo dire che tra tutte le residenze moderne realizzate ultimamente a Milano le troviamo di sicuro tra le migliori.

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Le Residenze sono formate da sei torri da undici piani e due edifici in linea da cinque, allineati sul perimetro esterno per liberare al centro il maggior spazio possibile per il verde, sia pubblico che privato (ancora chiuso al pubblico).

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Mentre su Via Aldo Rossi finalmente sono in corso da qualche mese i lavori per sistemare e definire la via che costeggia la “montagnetta” formata per nascondere l’uscita del famoso e al momento, inutile tunnel Gattamelata. Anche per questo manufatto il Comune e chi di fatto dovranno trovare una soluzione, prima che la situazione degeneri nel degrado totale. Ricordiamo che il tunnel venne pensato secondo il progetto, per alleviare il traffico incombente sulla Fiera, prima che si decidesse di vendere i terreni della Fiera spostarla a Rho. Il risultato ora è questo manufatto che (assurdo non averlo fermato prima che venisse avviato) fondamentalmente non servirà a nulla.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

30 commenti su “Milano | Portello – Parco Vittoria, aggiornamenti”

  1. Sì, non sono male… ma anche qui troviamo un serie di palazzi ammassati uno vicino all’altro. Come disposizione, che differenza c’è dai complessi di palazzoni di periferia?
    Ennesimo esempio di ingordigia dei costruttori.
    Inoltre questi appartamenti non sono venduti a costi accessibili a tutti, nonostante non siamo in centro. Se mi posso permettere certi prezzi, quando esco sul balcone non voglio il vicino del palazzo di fronte che mi guarda in casa…
    Peccato, con meno densità, sarebbe stato un bell’intervento.

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    • Sono stato oggi a vederlo. Una delle cose che mi hanno colpito è proprio il fatto che, grazie allo sviluppo verticale almeno di una parte, non hai in pratica mai qualcuno che ti guarda addosso, il minimo mi sembrano 30 metri. Vorrei vedere nelle zone più “tradizionali” di Milano, dove puoi dare la mano al dirimpettaio. Sotto questo profilo mi vien da dire: davvero complimenti a chi l’ha progettato e anche al Comune che avrà definito i criteri.

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  2. Ooo sempre il bellissimo grigio topo color autostrada anche come colore di cortina, a ribadire che chi vive qui dentro si trova quasi in un’isola di cemento.

    Stesso colore dell’asfalto tanto amato dagli automobilisti, cromatismo da svincolo autostradale, senza cesura di continuità tra gli svincoli della tangenziale e i palazzoni, quasi a voler ribadire e imporre che la strada, superstrada dello sviluppo, prosegue in verticale fin dentro le vostre case.

    Si insinua l’asfalto dalle vostre cucine, soggiorni, balconi, camerette dei bambini. Quando ci si affaccia da una di queste finestre si potrà ritrovare un panorama di strade catramate verticali.
    Tutto all’insegna dello chic, dell’eleganza e della sobrietà Aci tipica di queste zone (o meglio queste ss provinciali e grande intraquartiere).

    Una grande metafora di vita dentro un’isola di svincolo autostradale.
    Il grande j.g.ballard lo aveva già iconizzato e profetizzato nel suo racconto rappresentativo di Milano contemporanea:

    https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.booksblog.it/post/1170/lisola-di-cemento&ved=0ahUKEwi1iOn9uPjQAhUBmRQKHT4sAi8QFgiRATAW&usg=AFQjCNEV0f5m3wGDoGrdLqHPkrM3sH1Xbg

    Chiamato appunto:
    L’ISOLA DI CEMENTO

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  3. Sembrano belle perché son nuove ma non credo reggeranno alla prova del tempo (tutto quel cemento dipinto beige appena invecchia temo sarà una catastrofe)

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  4. E’ uno dei migliori centri residenziali di milano.
    Alcuni commenti sono condivisibili (come la densità) però la costruzione è davvero bella, sicuramente meglio di City Life.

    Magari mettere dei dissuasori sulla rotatoia visto che ci parcheggiano sopra…..

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    • I gusti sono gusti e City Life può anche non piacere per vari motivi ma, personalmente, questo intervento non è assolutamente migliore d CL.

      Non voglio fare paragoni, anche perchè i due interventi non sono certo paragonabili, ma densità abitativa esagerata, colori deprimenti e contesto “superstrada” non lo rendono, a mio avviso, un centro residenziale degno di nota.

      C’è pure l’aggravante: prezzi sproporzionati.

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      • Ma il contesto “superstrada” cè anche a City Life, anzi una parte delle Libeskind sorgono proprio di fronte a viale eginardo che prende tutto il traffico da viale scarampo.

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        • Quello che non comprendo è perchè hanno asfaltato e messo le strade pure sui blaconi e sui muri esterni degli edifici…
          ..feticismo di qualche architetto milanese per l’asfalto verticale??

          Alcuni mettono i boschi verticali ..altri mettono via cenisio verticale..sui palazzi.
          Forse veramente corzza-fuffas esiste nella realtà..
          viaavedereilperchè..??

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  5. Una cosa è l’estetica è una cosa è viverci.

    Sarà bello a passarci davanti, ma per viverci a me sembra freddo e tristissimo, preferirei mille volte abitare in una casa di ringhiera.

    Mi ricorda quando vedi sui giornali certi quartieri nuovi di Shanghai o Singapore.

    Non c’entra niente con la nostra cultura, le tradizioni, il genius loci, niente.

    Alienante.

    Un’altra fabbrica di futuri clienti degli psicanalisti.

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    • Ma scusa, allora sono freddi e tristissimi anche i grattacieli di NY, Los Angeles, Chicago, Parigi, Londra…..
      Che ragionamento è? Lasciamo Milano esattamente com’era 50 anni fa, tutti nelle case di ringhiera.
      Anzi no, riproduciamo il modellino della via Gluck di Celentano.

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      • Si ma anche scimmiottare il razionalismo di maniera da “intellettuale organico” che imperava negli anni 40 e 50 non è particolarmente intelligente…

        Possibile che per trovare un Architetto che guardi AVANTI bisogna ormai guardare a professionisti e committenti esteri?

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      • Parlo per LA e Chicago che conosco. Lì i grattacieli ci sono, e per me sono in genere pure belli, ma i condomini residenziali si sviluppano in altezza e non occupano aree così ampie come in questo caso. Questo progetto mi sembra una mitragliata di palazzoni (non grattacieli). Non ho nulla contro i grattacieli. Anzi. È solo che questo intervento mi sembra il fratello povero di city life.

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        • Se parliamo di abitazioni (e non di società) ti direi sì. Ma io non faccio testo. Comunque, tornando all’intervento, non mi piace proprio il contesto (vista cavalcavia) e poi è un susseguirsi di palazzoni anonimi.

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    • Invece il silenzo colpisce subito, cosi come il fresco che produce il verde,poco traffico,canto degli uccellini , profumo di gelsomino e… poca gente
      Molto meglio dei palazzi in centro e neanche parlare di una casa di ringhiera,dove ti passano davanti alle finestre 24/7. Ogni unita’ ha un terrazzo di 4 x 4 …pregiatissimo a Milano

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  6. …È possibile naufragare in mezzo all’autostrada? È ciò che accade al protagonista de L’isola di cemento, un racconto assurdo che diviene metafora dell’alienazione che l’uomo vive oggi, soffocato da una prepotente tecnologia. Questo naufrago della società postmoderna si trova confinato su un’isola spartitraffico, costretto a condurre una nuova esistenza che non è poi tanto peggio della precedente. Una vita ai confini della civiltà umana da cui non è possibile fuggire, a cui, nonostante tutto, ci si adegua per sopravvivere, fino a riscoprire qualcosa che la “normalità” aveva cancellato. Scritto nella metà degli anni Settanta, il libro è ancora molto attuale.

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  7. Ma non avete capito che si tratta di un’immensa installazione d’artista? Compresa l’auto sulla rotonda. Arte effimera in tutti i sensi by Cino Zucchi, l’artista che si ispira da sempre a formicai e alveari umani. Orrido per me, ma de gustibus…

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  8. Gli appartamenti agli ultimi piani sono splendidi e hanno una vista mozzafiato. De gustibus ma mi sembra molto la favola della volpe e l’uva: non mi posso permettere queste soluzioni ergo meglio un palazzine in periferia..llll

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    • Nella valle dei templi ad Agrigento, patrimonio dell’umanità la mafia ha permesso di costruire degli altissimi ed enormi palazzoni. Tali palazzoni rovineranno per sempre l’orizzonte e la visione di un patrimonio mondiale.
      Da tutta Agrigento non si può fare a meno di notarli.

      Indovinate da dove si ha la vista migliore di tutta la città?
      Proprio affacciandosi ai balconi di tali obbrobri.

      E perché?
      Perché da li dentro il proprio palazzo non lo si percepisce ma si percepisce l’orizzonte non stuprato.

      Quindi si è proprio invidia.
      Questa è una favola vera e insegna più di Esopo.
      Ciao.

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  9. Sarà anche frutto di una pianificazione sbagliata, ma che senso ha lasciare il tunnel Gattamelata pronto ad alleggerire le code di Viale Scarampo ed il traffico che si forma davanti al centro commerciale Portello completamentete inutilizzato?

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  10. Perfettamente d’accordo il tunnel esiste, e’ costato ai milanesi una paccata di soldi e deve essere utilizzato. Quando il nostro Sindaco ritorna gli chiederemo per l’ennesima volta cosa intende fare

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  11. Confesso: mi stupiscono i commenti positivi. A me sembra semplicemente un alveare di case tutte incastrate una sull’altra. Da ogni terrazzo vedi direttamente in casa dei vicini (e viceversa i vicini vedono te). I terrazzi del lato ovest del complesso poi si affacciano direttamente sul cavalcavia della circonvallazione esterna e sulla passerella ciclopedonale che attraversa il viale Serra! Nessuna meraviglia che sono quasi tutti invenduti…

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