Milano | Porta Vittoria – Il palazzo dell’Ex-Provincia di Milano

Riceviamo e pubblichiamo volentieri un dettagliato racconto del palazzo di Corso di Porta Vittoria 27 redatto dalla nostra lettrice Cristina Arduini

 

CORSO PORTA VITTORIA 27

Palazzo degli uffici tecnici della Provincia di Milano – 1965-70

Negli ultimi anni di attività, lavoravo nell’ufficio al primo piano, posto ambito da molti, che guardava la chiesa di San Pietro in Gessate.  Il palazzo degli Uffici Tecnici della Provincia di Milano lo conoscevo bene, perché in trenta anni un po’ di traslochi li avevo fatti. Conoscevo ogni angolo: dal parcheggio interno fino all’ultimo piano, dal bar-mensa nel primo sotterraneo fino alle stanze degli archivi cui si accedeva da una porta sulla rampa di uscita del secondo sotterraneo.

Quando percorri corridoi, scale, prendi ascensori (ben sei ce ne sono), entri negli uffici, vai nelle sale riunioni, frequenti la biblioteca prima che la togliessero e dove avevi trascorso i primi mesi di lavoro perché eri senza scrivania, riesci a muoverti quasi ad occhi chiusi e ti ci affezioni al posto dove passi moltissime ore della tua vita.

Poi capita che un giorno passi in corridoio e un collega ti fa la fatidica domanda: “Chissà cosa c’era prima di questo palazzo e chissà perché l’hanno costruito”. Ti incuriosisci e ti metti a cercare.

Di seguito alcune immagini del palazzo ancora in attesa di un futuro.

Ecco la storia del numero 27 di corso di Porta Vittoria. A ritroso.

Il 6 dicembre 1966 il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Aldo Moro, con il Presidente della Provincia Erasmo Peracchi inaugura il nuovo Palazzo degli uffici tecnici della Provincia di Milano.

Come recita l’introduzione al volume edito dalla provincia stessa in merito alla costruzione dell’edificio, “ l’Amministrazione provinciale di Milano, con la realizzazione di un razionale ed efficiente Palazzo Uffici Tecnici – progettato e costruito in rigoroso rapporto di funzionalità con l’utilizzazione specifica cui è destinato -, segna un altro significativo passo sulla strada intrapresa e perseguita con il massimo impegno e con la fattiva collaborazione del personale tutto per adeguare le proprie strutture tecniche e amministrative alla fondamentale esigenza di dar luogo ad una presenza nella comunità coerente con il livello di sviluppo della stessa”.

In effetti i compiti della Provincia di Milano di allora erano più che altro orientati alla progettazione, costruzione e manutenzione delle Strade Provinciali e quella dei Servizi Edili, creando un unico punto di studio e di lavoro, rispondevano alle esigenze della città che, nel dopoguerra, aveva bisogno di nuove infrastrutture per gestire, in maniera adeguata, il frenetico sviluppo economico degli anni sessanta.

Il plastico originale del progetto. ©Provincia di Milano

 

PROGETTO

Non facile da gestire soprattutto per i vincoli imposti dal contesto in cui doveva inserirsi con la presenza della ricostruita Chiesa di San Pietro in Gessate.

Dalle necessità che poi si sono sviluppate, a seguito di nuove competenze, come la gestione di questioni ambientali, in carico all’Amministrazione Provinciale l’edificio non era sufficiente, ma non poteva essere fatto diversamente per rispettare il suggestivo colpo d’occhio che si coglie passando.

Doveva essere, comunque, inserito nel contesto armonioso del corso e non creare contrasti con gli edifici già presenti.

Dalle carte storiche, estratte dal Geoportale del Comune di Milano, del 1946 e del 1956 non c’erano edifici nell’area interessata a seguito dei bombardamenti dell’agosto 1943, che avevano in parte distrutto la chiesa stessa.

 

Mappa del 1946
Mappa del 1956
Il palazzo mancante nel cosro 1950 Circa

Il palazzo di circa 1.400 mq. ha una forma ad U con la parte centrale che arriva a 26 metri di altezza, mentre i lati sono più bassi di circa 7 metri. L’ entrata principale è in Porta Vittoria, mentre da via Respighi si entra nel cortile e nei due piani di parcheggio,dove si possono parcheggiare parecchie decine di automezzi.

La parte centrale arriva a  sei piani di altezza, mentre le due parti laterali si fermano al quarto piano.

Le innovazioni inserite sono state molteplici, applicando quelle che allora erano considerate le tecniche più moderne per la costruzione di edifici pubblici. Facciate esterne continue o curtain walls, pareti mobili di particolare pregio e modalità di costruzione, di cui sono composti gli uffici, che hanno consentito, negli anni, una ridefinizione degli spazi interni per adeguarsi alle nuove esigenze di spazio e di personale. Impianti di condizionamento e ventilazione all’avanguardia concludono il progetto proposto.

 

Il progetto venne redatto, ovviamente, visti i compiti della Provincia di Milano, all’interno, mentre l’impresa di costruzione fu la Armando Folli con sede in Foro Bonaparte a Milano.

 

Nel 2015, causa il cambiamento da Provincia di Milano a Città Metropolitana e la contrazione dei finanziamenti pubblici, l’Amministrazione mette in vendita il palazzo che viene acquistato dall’Autorità del Gas, Energia e Servizio Idrico per 38 milioni di Euro, che lo ristruttura nel corso del 2017.

 

 

LA STORIA PRECEDENTE

Ritornando alla domanda del mio collega, si riesce a ricostruire abbastanza bene la storia del numero civico 27 di corso di Porta Vittoria, soprattutto per la vicinanza dell’area alla chiesa di San Pietro in Gessate.

Carta della zona redatta da un cartografo francese Antonio Lafréry nel 1573

Dalla riproduzione sovrastante è evidente che vicino alla chiesa esisteva un convento con orto e giardino annesso. Tale probabilmente è rimasta la situazione fino al 1772, quando l’imperatrice Maria Teresa d’Austria emana la “Notificazione alli Luoghi Pii della Città di Milano” che regolamenta, uniformandole, le attività dei Luoghi Pii.

Il 10 agosto 1772 arriva l’ordine dell’Imperatrice ai Padri di San Pietro in Gessate di passare al Monastero di San Sempliciano e di cedere il loro edificio all’Orfanotrofio di San Martino, i famosi Martinitt.

I beni patrimoniali e le scritture saranno consegnati il 30 aprile 1773 da parte del Regio Economato Generale (archivio Storico del Museo Martinitt e Stelline).  Da allora e fino al 26 ottobre 1932 quando i Martinitt traslocano dall’ex convento di S. Pietro in Gessate nella nuova sede di via Pitteri 56° Lambrate, la situazione, con varie vicissitudini ed un breve periodo in cui Napoleone la occupò, rimane la stessa con la presenza dell’Orfanotrofio maschile e saltuariamente dei cosiddetti “Vecchioni”.

 

Mappa estratta dal Geoportale del Comune di Milano 1884

 

 

Estratto di mappa dell’area – Archivio storico Museo Martinitt e Stelline

 

 

Dopo il 1932 con il trasloco dell’Orfanotrofio l’area pian piano viene abbandonata e saltuariamente occupata, pur rimanendo sempre di proprietà dei Martinitt.

Finalmente a giugno 1938 la Provincia di Milano acquisisce l’area, dopo una lunga trattativa, e la consegna avviene il 18 giugno 1939, praticamente a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Verbale di consegna – Archivio storico fondazione ex Martinitt

Ma perché la Provincia acquisisce l’area?

Sembra da una nota scritta e reperita presso l’Archivio Storico della Fondazione ex Martinitt che fosse intenzione di costruire il Palazzo di Giustizia nell’area, poi, causa i vincoli della Sopraintendenza per la presenza della chiesa, si preferì l’area di fronte, al posto della Caserma Militare che venne abbattuta.

 

Agosto 1943

I bombardamenti degli alleati su Milano distrussero profondamente la chiesa e il convento, il cui chiostro venne poi inglobato negli anni cinquanta nella costruzione del Liceo Leonardo da Vinci, mentre l’area del futuro Palazzo Tecnico della Provincia di Milano rimaneva abbandonata fino alla progettazione nel 1959 e poi la costruzione del Palazzo inaugurato nel 1966.

 

La Chiesa semi-distrutta dopo i bombardamenti del 1943

E cosi si conclude la ricerca sul Palazzo Tecnico che ora, passato comunque ad un altro ente pubblico, manterrà la sua funzione di gestione della cosa pubblica.

Alle volte si ha la sensazione che ci siano luoghi dedicati ad una certa funzione e l’area milanese che corrisponde al 27 di Corso Porta Vittoria è sempre stato un punto dove la cosa pubblica ha aiutato i milanesi passando da un luogo spirituale ad uno al servizio del cittadino.

 

Approfondimenti

  • Documenti, foto inerenti l’area dal 1960, sono state cortesemente fornite dalla Città Metropolitana di Milano – Direzione Settore Gestione amministrativa patrimonio e programmazione rete scolastica – Servizio Valorizzazione del Patrimonio Immobiliare e processi trasversali di settore
  • Esiste un volume edito dalla Provincia di Milano sul Palazzo Tecnico e le sue caratteristiche costruttive, disponibile in forma cartacea presso la Biblioteca Isimbardi in via Vivaio 1 Milano
  • Per il periodo precedente i documenti e le foto sono state gentilmente fornite dall’Archivio storico dell’orfanotrofio maschile, Museo Martinitt e Stelline, Milano.

Links

http://www.cittametropolitana.mi.it/portale/index.html

https://geoportale.comune.milano.it/sit/

http://www.museomartinittestelline.it/

http://isimbardi.comperio.it/

 

L’autore

Cristina Arduini

crisarduini@gmail.com

 

Idrobiologa con esperienza nell’amministrazione pubblica nell’ambito gestione della risorsa idrica. Ha prodotto e collaborato a più di 50 pubblicazioni a carattere tecnico-scientifico e divulgativo. Scrive su vari blog e collabora con giornalisti. Gestisce due siti sull’acqua di cui uno sulle fontane di Milano (www.fontanedimilano.it)

 

 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Porta Vittoria – Il palazzo dell’Ex-Provincia di Milano”

  1. Grazie, è veramente interessante!
    E soprattutto è molto bello che siano citate tutte le fonti per eventuali approfondimenti.

    PS. so che esula completamente dal tema dell’articolo, ma vedere la foto della biblioteca/sala riunioni con una sfilata di portacenere in cristallo sopra…mi fa venire i brividi! 🙂

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  2. Grazie Cristina del bell’articolo e grazie a UF di averlo pubblicato e di averci insegnato a documentarci sui luoghi della nostra città, troppo spesso dimenticati e non raccontati.

    Perché non fare un libro (o più libri) che raccolgano le storie che UF e gli utenti raccontano? Potrebbe essere un modo per finanziare piccoli interventi dal ricavo delle vendite

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  3. Grazie UF per questa pubblicazione, però qui più che altrove sarebbe anche interessante e sapere quali sono le strategie urbanistiche che questo nuovo ente sta attuando, visto che è una delle funzioni più importanti di cui il territorio ha forte bisogno.

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