Dopo più di un anno di lavori, ecco che si sta spacchettando la torre di viale Monte Nero 6.
Si tratta di un edificio a torre di 14 piani progettato da Giovanni Muzio e costruito nel 1954. La torre era caratterizzata da una facciata scandita da terrazzi alternati di due tipologie ben differenti, sia come colori che come disegno. La pianta della torre è di forma particolare, un impianto a T sostanzialmente formato da un trapezio e un lungo rettangolo costruito sulla sua base minore; ai piedi della torre sorge la piastra commerciale del complesso, caratterizzata da un podio aggettante che identifica la differenza d’uso.
Le facciate erano originariamente rivestite in listelli di clinker beige, che davano un colore uniforme all’edificio. La riqualificazione, ancora in corso, rivela un differente aspetto esteriore, con un effetto policromatico ottenuto attraverso l’apposizione di pannelli di differenti colori, che vanno dal bianco all’azzurro al verde scuro. Dei balconi, ancora coperti, invece non siamo riusciti a capire il nuovo disegno. In linea di massima le differenze sembrano essere solo cromatiche, mantenendo la caratteristica delle balconate a blocchi di due. Uno svecchiamento della torre, certo, secondo canoni estetici e architettonici più attuali.
Le immagini che seguono mostrano come appariva la torre sino all’anno scorso.
Personalmente ritengo che il nuovo rivestmento sembrerà datato ed obsoleto in men che non si dica e non si integri molto col resto delle case della zona.
Ma soprattutto, dopo aver visto cosa è successo ieri a Londra col rivestimento isolante della torre a Kensington che sembra si sia incendiato come un pacchetto di fiammiferi, non vi nego che sono preoccupato dalle performance ignifughe dei vari rivestimenti/recladding che proliferano sugli edifici di Milano. Speriamo bene e che quanto successo a Londra sia stata solo una fatalità dovuta a cause diverse.
Per una volta tanto, l’Italia è molto più avanti della tanto mitizzata Inghilterra in fatto di normative di sicurezza e antincendio.
Cioe’ gli Inglesi fanno recladding con materiali che in determinate circostanze prendono fuoco velocemente mentre i nostri sono materiali perfetti?
Io qualche domanda me la farei, visto che sul mercato i materiali son gira e rigira gli stessi…
Non hai capito. Indipendentemente dai materiali, in Italia è inconcepibile un palazzo così senza un sistema antincendio automatico e senza vie di fuga a norma. Una cosa del genere in Italia non potrebbe succedere o comunque non in qieste proporzioni.
Siamo sempre ipercrtici con noi stessi e mitizziamo sempre gli altri (UK in primis), ma la realtà non è proprio così per fortuna.
Il mio punto è esattamente e semplicemente sui materiali usati nei recladding, che son gli stessi in tutto il mondo e che a Londra han preso fuoco molto velocemente avvolgendo la torre di fiamme e fumo.
Poi chiaro che con sistemi antincendio e normative migliori si limitavano i danni, ma è anche vero che senza pannelli coibentanti attaccati alla facciata il fuoco si propagava – forse – molto più lentamente. Posto che stiam mettendo pannelli e cappotti e recladding dappertutto, io la domanda me la pongo
In ogni caso è verissimo che le nostre norme son molto più severe di quelle UK, ma qualche dubbio sulla sicurezza dei grattacieli dell’edlizia popolare italiana anni 70 ce l’ha anche Stefano Boeri oggi sui giornali. http://www.lastampa.it/2017/06/15/italia/cronache/stefano-boeri-anche-da-noi-pi-controlli-su-quei-palazzi-XsJ4blagTOBaQZeXmvq8RI/pagina.html
Non è solo Boeri che ha dei dubbi…
http://www.repubblica.it/scienze/2017/06/20/news/grenfell_tower_quei_pannelli_usati_anche_in_italia_da_noi_norme_piu_severe_ma_immobili_vecchi_-168618185/?ref=search
è semplicemente osceno. ma cosa c’entra? elimina completamente l’effetto voluto dal progettista che prevedeva una uniformità nella parete di facciata e una difformità data dai balconi.
ma che cosa è sta roba? mi pare che il fondo pensioni cariplo potesse ben pensare a qualcosa di meglio di questa “imitazione” di cascina merlata…
Sono d’accordo.
Si tratta di una scarpa e una ciabatta che tra 5 anni sarà già vecchio.