Milano | Segrate – Milano 2: il paradiso smarrito, prima parte

Per Natalia Aspesi (giornalista e scrittrice) Milano Due nel 1976 era un luogo idilliaco, dove vi era un paesaggio fatto di verde, bambini che giocavano senza aver paura di attraversare le strade, un paesaggio fatto di collinette, di viali pedonali, dove le auto a stento si percepivano e la gente andava in bicicletta e passeggiava in uno spazio inusitato.

Sono passati più di quarant’anni dalla realizzazione delle prime case e oggi questo quartiere esclusivo dobbiamo dire che è ancora un posto speciale.

Il quartiere fu progettato tra il 1970 e il 1979 dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Marvelli, Antonio D’Adamo, Giulio Possa, che hanno curato la parte architettonica, ed Enrico Hoffer, che si è occupato di quella paesaggistica.

 

Il complesso doveva essere la città del futuro, fatta di ampi spazi verdi, una città giardino, un triplice sistema viario (pedonale, ciclabile e veicolare), in cui le vie ciclabili e pedonali non intersecano quasi mai gli assi veicolari e dove le strade sono state realizzate in trincea, limitando l’impatto veicolare nel quartiere, dotata di ogni servizio, dall’asilo alle scuole e alla chiesa. Insomma un luogo ideale dove vivere felici.

Nei tardi anni sessanta del XX Secolo, la società Edilnord s.a.s. di Lidia Borsani e C. (nella quale la cugina di Berlusconi compariva come socia accomandataria, mentre Silvio Berlusconi aveva il ruolo di socio accomandante) aveva acquistato 712 000 m² di terreni nel comune di Segrate.

Con una dichiarazione del 1971 il consiglio dei Lavori Pubblici dichiarava ufficialmente residenziale il suolo e il comune di Segrate concesse le licenze edilizie. La vicenda con cui Berlusconi ottenne a Roma il cambio di talune rotte aeree dell’aeroporto di Linate – le cui assordanti onde sonore, superiori a 100 decibel, avrebbero reso arrischiato l’investimento e potenzialmente difficoltosa la vendita degli appartamenti – fu ricostruita da Camilla Cederna come frutto di un’intensa attività di lobbying presso i Ministeri competenti.

Nel 2010, il dichiarante di mafia Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, in una deposizione rivelò che Cosa Nostra avrebbe investito ingenti somme nella realizzazione di Milano Due. (fonte Wikipedia)

Dobbiamo dire che passeggiare nei viali, specie nei mesi estivi è piacevole.

Sentieri, tanto verde, le case e i palazzi si vedono si e no, un grande giardino. Nonostante l’età, tutto pare si mantiene perfetto. Così diverso dal caos cittadino, pur trovandosi a due passi (Milano Due confina col cimitero di Lambrate e il parco Lambro). Un autobus connette il sobborgo con la metropoli, ma a volte sembra di dover aspettare così a lungo che molti preferiscono utilizzare la propria autovettura.

Il progetto si sviluppò lungo un unica strada, Via Fratelli Cervi, via che serpeggiando per il quartiere funge da spina principale e unico collegamento col resto del mondo. Da una parte si collega alla Cassanese e dall’altro lato alla via Olgettina e via Padova.

Il problema principale di tutto questo complesso è la mancanza di vitalità, ognuno pare quasi vivere nel proprio appartamento, barricato nei suoi meravigliosi terrazzi con gli unici momenti di socialità allo Sporting Club.

Una lunga serie di portici doveva fungere da strade pedonali fornite di ogni tipologia di negozio, ma a stento abbiamo trovato tre bar aperti e un ristorante, per il resto quasi un deserto. Vetrine chiuse, negozi che hanno mollato il colpo da anni e nessuno ha più occupato lo spazio commerciale.

Le architetture sono state realizzate con un gusto abbastanza neutro, un moderno residenziale che strizza l’occhio alla tradizione. Palazzine a stecca ondulata da non dare l’idea di mega condomini e di soli quattro piani, rivestite in intonaco color mattone, con persiane alle finestre, portici con negozi e ampi balconi a volte realizzati con loggiati e mansarde. Un ambiente che piace a tutti, senza stancare. Ogni condominio è segnato da piastrelle di foggia differente a lato dell’ingresso. Molto particolare e molto belle.

Nella sezione settentrionale troviamo la piazza principale che affaccia su un delizioso laghetto. Piazzetta Milano 2 è una grande piazza coi palazzi su tre lati. In teoria qui dovevano esserci i negozi e doveva essere il centro del villaggio, ma ogni volta che ci sono stato è sempre sembrato un inutile spazio urbano dove nessuno pare andare.

Milano Due vuol dire anche TV e soprattutto Canale 5. Per il fatto di essere un “supercondominio” da subito venne sperimentata la Tv via cavo, anche per evitare le anti-estetiche antenne tv, nel 1974 una piccola tv via cavo, Telemilano, grazie a Giacomo Properzj (futuro sindaco di Segrate).

In seguito l’emittente sotto la guida di Silvio Berlusconi diventerà prima Telemilano, poi rinominata Canale 5, nell’epoca Fininvest. Fino al 2016 Mediaset disponeva di cinque studi televisivi presso il Palazzo dei Cigni del Centro direzionale. Da circa un anno tutte le attività legate alla tv si son trasferite a Cologno, nel centro produzione principale riducendo drasticamente anche le attività nell’area della piazza.

 

Al centro della piazza si trova una colonna, opera di Pietro Cascella.

Tutto sommato la piazza potrebbe essere bella e se ci fossero più negozi e bar (al momento ci sono solo due locali e un ristorante cinese) potrebbe essere veramente il centro del paese ma che raramente si anima di persone. Le nostre foto sono state fatte un sabato pomeriggio. In compenso ci sono parecchi volatili, come gli immancabili cigni che danno il nome al palazzo che si affaccia sul laghetto; il magnifico airone cenerino, tipico della pianura palanche qui pare sentirsi a suo agio.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | Segrate – Milano 2: il paradiso smarrito, prima parte”

  1. Purtroppo il limite un po’ di tutti i quartieri pensati a tavolino è che quasi mai riescono a prevedere e intercettare i reali flussi e comportamenti delle persone e le aree destinate alla convivialità non lo diventano quasi mai.

    Un mio vecchio docente diceva sempre che i centri medievali sono vivaci perché nel medioevo le strade si costruivano seguendo il solco dei carri, e non viceversa. Cioè, prima veniva l’uso e poi la struttura.

    Negli ultimi anni per fortuna la tendenza si è abbastanza invertita e, anche grazie al fatto che oggi abbiamo molta più potenza di analisi dei dati, si fanno attenti studi e simulazioni dei flussi prima di stendere un master plan (un esempio in positivo è Porta Nuova).

    Non dimentichiamo però il contesto in cui Milano 2 è stata progettata, in pieni Anni di Piombo, in cui il modello della ‘gated community’ doveva sembrare la soluzione ideale.

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    • Sarà anche ispirata alle “gated communities” citate sopra, e ciò è ovviamente vero, ma è liberamente visitabile come un qualsiasi quartiere residenziale. Ci puoi arrivare comodamente da Cascina Gobba M2 con la 925, oppure dalla stazione di Segrate con la 923 per il San Raffaele. Suppergiù entrambe le linee girano con frequenze comprese tra i 10 e i 30 minuti.

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    • Certo che si può visitare… È molto più bella e viva Milano3 però (Basiglio) … Pensata allo stesso modo ma nella zona sud Milano

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  2. Credo che parte della scarsa vivacità sia dovuta all’invecchiamento della popolazione residente, che è un fenomeno normale in grossi insediamenti che nascono ex novo: all’inizio eran tutte famiglie con bambini, adesso son invecchiati e son anziani. (basti pensare al giovanotto che quel quartiere lo costruì!)

    La natura sta per fare il suo corso e nel giro di 10/15 anni ci dovrebbe essere un fortissimo ricambio che potrebbe cambiare di molto le cose.

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    • La scarsa vivacità è fondamentalmente dovuta alla vicinanza di Milano con la grande varietà di negozi. Il negozietto di MI 2 fa molta fatica a sopravvivere ed è perciò che non vi è mobilità’ tranne che di madri con bambini al parco giochi.

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  3. mi ricordo di esserci passato in bici del tutto casualmente. sembrava non un’altra città, ma proprio un altro paese. mortorio? si, ma sicuramente anche per ragioni demografiche. oltretutto ho sempre avuto l’impressione che per qualsiasi cittadina/quartiere vicina a milano che non sia milano stessa sia sempre difficile avere flussi importanti di persone

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  4. Come hanno spiegato anche altri il principale limite di Mi2 è l età media della popolazione, i trentenni e quarantenni venuti negli anni 70 ormai sono ottantenne o più, alcuni appartamenti sono passati a figli o a nuovi abitanti ma è ovvio che l’età media è alta. Questo porta anche alcune conseguenze inevitabili: impossibile per un bar mettere tavolini all’aperto per le proteste dei residenti anziani, difficile aprire attività x giovani perché le famiglie sono poche in percentuale. Il crollo dei negozi poi è un fattore generale, non è che in zona Lambrate o Udine o a Vimodrone o Segrate tutte le vetrine siano aperte, siamo realistici. Chiaro che qui la cosa è più evidente ma lo stesso vale per molti altri posti.

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