Milano | Ciclabili: questa inciviltà urbana

Quest’anno ci sono stati 5 ciclisti morti in città. Spesso le piste ciclabili non protette da cordoli o altre piccole barriere, diventano una pista libera per altri mezzi, come motorini e automobilisti sempre frettolosi. Spesso sulle piste ciclabili vengono parcheggiati, anche temporaneamente, autoveicoli, mettendo a rischio la vita dei ciclisti.

Siamo alle solite, chi usa i mezzi (anche i ciclisti, per carità) non rispetta le regole e così, nel caos quotidiano che alimenta una grande città, si rischia di creare parecchi disagi, consciamente o inconsciamente. La stessa cosa succede per i parcheggi in luoghi dove non si dovrebbe, con presenti dei grandi cartelli di divieto. Le multe non esistono o sono insufficienti e non fungono da deterrente.

Il bello è che a Milano si vogliono più ciclabili, ma a quanto pare farle rispettare è un problema arduo, come far rispettare le regole per molte altre cose. Forse, bisognerebbe che questa città e l’Italia intera, imparassero ad avere un po’ di rispetto per chiunque e anche di buon senso, perché viviamo tutti in questa grande comunità e prima o poi ci si ritorcerà contro.

Proponiamo questo video di un nostro amico che ha filmato pochi giorni far che mostra come molto spesso le ciclabili, quelle semplicemente segnalate con della vernice, non siamo rispettate e risultino anche abbastanza ridicole.

Infatti con un amico, Maurizio Guagnetti, ha realizzato un video girando sulle ciclabili di Milano. Naturalmente ha visto cose che chiunque può vedere ogni giorno. Con questo video si vuole raccontare che fine fanno le ciclabili di questa città: corsie preferenziali per moto e auto che hanno tanta fretta.

Qui il video se non è visibile.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

21 commenti su “Milano | Ciclabili: questa inciviltà urbana”

  1. Bel video (a parte il riferimento sarcastico ai controlli dei Vigili nei parchi che è forzato e “diversamente arguto”, secondo me)

    Le telecamere sulle preferenziali dei taxi funzionano alla grande, non si potrebbe metterne qualcuna anche sulle piste ciclabili per mettere quel giusto grado di dubbio e paura a automobilisti, furgonisti e scooteristi che li non ci possono passare o tantomeno parcheggiare?

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  2. Siamo alle solite. Io non mi arrabbio nemmeno per i cambion, che ovviamente sono li per lavoro. Ma la gente che parcheggia sulle ciclabili, sulle strisce, sul marciapiede o in seconda o terza fila … per bere il caffè, per farsi l’aperitivo o la cena. Secondo me il comune è troppo timido di fare di Milano una città veramente europea. Non succede mai niente. Ci sono tante vie molto larghe dove ci sono almeno due corsie per le macchine, due file per la sosta regolare, e i marciapiedi su entrambi lati occupati dalla sosta selvaggia. Via Benaco per esempio. Nessuna panchina, nessun albero, nessuna ciclabile. La situazione sarebbe facile da sistemare: un po di colore, due telecamere, controlli (veri) dei vigili. Purtroppo non succede mai niente. Milano è ancora il far west del traffico. Molto, molto triste.

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  3. inspiegabile (o forse si spiega anche troppo bene?) l’allergia ai cordoli, che siano a protezione di corsie preferenziali o piste ciclabili…

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  4. Purtroppo Milano non è una città adatta a ciclabili delimitate solo da strisce gialle. Tutte le ciclabili presenti su strade ad alto flusso automobilistico come ad esempio la cerchia dei Navigli dovrebbero essere delimitate da una vera e propria bariera fisica al fine di evitare le situazioni viste nel video. Giustmente il comune incentiva il bike -sharing riempendo la città di biciclette ma di pari passo la viabilità per questi veicoli deve essere sviluppata altrimenti piu’ biciclette = piu’ incidenti. Vediamo se questa amministrazione provvederà a prendere provvedimenti dopo questa ennesima denuncia.

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  5. Meno parcheggi = meno negozi, meno negozi = +ecommerce, +ecommerce=+camioncini sulle piste ciclabili, +camioncini sulle piste ciclabili=chie è causa del suo mal pianga se stesso

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        • Caro Anonimo, in realtà tutti, ma proprio tutti(!!) gli studi dicono che più bici ci sono più i negozi di quartiere vendono e meno i centri commerciali crescono. Cerca i video del sindaco di Copenaghen che spiega in modo semplicissimo (anche un bambino può capire) il perché stia facendo di tutto per rendere la sua città sempre più ciclabile, perché facendolo si porta ricchezza e l’economia fiorisce. Se non sei pratico con l’inglese prova a cercare cosa hanno fatto per esempio a Casalmaggiore, dove i negozianti si sono coalizzati per rendere il centro a misura di pedone e ciclista.

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    • Certo, perché uno va in negozio solo e rigorosamente in macchina, e solo e rigorosamente se la può parcheggiare a un metro. Quindi seguendo questo ragionamento un negozio in una zona pedonale è destinato a fallire… ma per favore

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  6. La viabilità milanese è da riorganizzare completamente. Si può imparare da città come Londra che è molto rigida al riguardo ma facilita una convivenza adeguata tra auto, biciclette e pedoni. Il sindaco e la giunta devono essere più corraggiosi al riguardo. Milano potrebbe fiorire molto di più se si pensa veramente al futuro.

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  7. Usando la bici quasi tutti i giorni, vivo in prima persona tutto ciò.
    ma forse non tutti sanno che c’è una sostanziale differenza tra piste ciclabili e corsie ciclabili.
    Ebbene sì, l’ennesimo bizantinismo italiano.
    Quelle indicate da molti lettori come piste ciclabili in vernice, sono in realtà delle corsie e le differenze sono racchiuse nel codice della strada.
    Ovviamente queste ultime tornano molto utili ad un comune quando si vogliono fare interventi sulla mobilità ciclabile spendendo poco.
    Ma i risultati (pessimi) sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare la corsia ciclabile che si sono inventati lungo la circonvallazione interna (sulla quale ogni commento di buon senso penso sia superfluo).
    All’atto pratico in molti paesi europei le corsie in vernice sono più che sufficienti ma il rispetto delle regole è ben diverso.
    Trovandoci in Italia, dove nulla sembra più essere punito e quasi tutto tollerato, sarebbe meglio che il nostro comune valuti molto bene l’aspetto della sicurezza (maggiormente garantito dalle piste ciclabili vere e proprie) prima di progettare nuovi itinerari.
    Meglio meno tracciati con il massimo della sicurezza che un bailamme di righe dipinte in mezzo al caos.

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    • milano è piccola e piatta e sarebbe perfetta per le bici se non fosse che:
      (1) ciottolato
      (2) binari del tram anche quando non c’è più la linea (!!)
      (3) “piste” parcheggiate abusivamente
      (4) marciapiedi inutilmente larghi 8 metri
      (5) elevato rischio furto + “e noi cosa ci possiamo fare”
      (6) automobilisti esaltati o frustrati dalla loro esistenza
      (7) mezzi pubblici scomodi per chi vuole fare bici+mezzi
      (8) corsie ciclabili su marciapiede invase da pedoni
      (9) “piste ciclabili” strette & con ottocento deviazioni e semafori che onestamente tanto vale andare in strada (vedi zona pta venezia/repubblica/centrale)
      (10) parcheggi per bici? quando uno volesse fidarsi di parcheggiarla
      potrei andare avanti.

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  8. ma fare semplicemente un marciapiede largo dove possono convivere pedoni e ciclisti?
    In un sacco di zone semiperifeririche sarebbe pià che adeguato, meno costoso e non sacrificherebbe i marciapiedi dei peondi (esempio Darsena) o i parcheggi delle auto (es zona Solari)

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  9. Prima cosa, tracciare le corsie di marcia (per le auto) che già rendi tutto più ordinato sicuro e scorrevole. Seconda cosa, copiare dalle città spagnole. Che si facciano piste e corsie ciclabili come a Madrid e Barcellona. Cominciando dal dimenticato viale certosa e Corso Sempione

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  10. A New York si è semplicemnte scelto di far parcheggiare le auto ad un metro e mezzo dal marciapiede e il gioco è fatto: i ciclisti passano tra l’auto in sosta ed in marciapiede.
    La ciclabile sicura al costo di una striscia dipinta sulla strada: è per questo che da noi non si fa così?

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    • A fare una cosa simile ci ha provato Maran, fresco fresco di nomina nel lontano 2011, in Via Inganni col duplice obiettivo di favorire i ciclisti e ridurre la larghezza della carreggiata per diminuire la velocità media delle auto in una zona residenziale.

      Credo che abbia ancora gli incubi notturni e si svegli in un bagno di sudore quando ripensa a cosa è successo. In zona rimane una sbiadita linea cancellata in silenzio di notte dai tecnici comunali dopo qualche mese.

      E’ teoricamente meno sicura, ma a Milano funzionerebbe molto meglio la soluzione berlinese delle strisce delimitanti la ciclabile tra le auto in sosta e la carreggiata e non verso il marciapiede.

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