Spesso, ci sono architetture che ci colpiscono sin da bambini, almeno questo è quanto è successo a me in alcuni casi. Uno di questi è senza alcun dubbio il complesso polifunzionale di via Muratori 29.
Il complesso polifunzionale di via Muratori, progettato tra il 1967 e il 1969 dagli studi Passarelli e Chiodi si distingue per le sue rilevanti qualità costruttive e tipologiche.
Commissionato all’epoca da una società finanziaria, l’intervento, che prese il posto di vecchi edifici industriali, si componeva di varie tipologie, edifici residenziali di varie dimensioni, uffici, un supermarket e un parcheggio fuori terra. I progettisti scelsero di relazionarsi con il contesto urbano negando il tradizionale rapporto con la strada, collocando gran parte della volumetria in due corpi orientati in obliquo all’interno del lotto e circondati dal verde: una soluzione che ribalta la consueta edificazione in fregio alle strade tipica del quartiere, urbanizzato a partire dai primi decenni del Novecento con blocchi chiusi a corte, classici dell’architettura meneghina e non solo.
Gli unici edifici costruiti sul bordo del lotto corrispondono al volume a funzione commerciale, sormontato dai cinque piani di parcheggi per un totale di circa 250 posti auto, e quello a destinazione mista uffici e residenze al civico 23 di via Friuli; il corpo terziario al numero 14 di via Sigieri è collocato perpendicolarmente alla strada sviluppandosi in profondità nel lotto e addossandosi, con affaccio sul giardino, ai fabbricati limitrofi. I due grandi volumi residenziali centrali, tra loro tangenti, presentano un’interessante soluzione tipologica: ciascuno di essi è costituito dall’assemblaggio di quattro moduli di maglia quadrata, con uno più ampio centrale, connessi da blocchi scala e ascensori collocati in posizione di cerniera. Si origina così un singolare impianto “stellare”, dove ogni elemento di risalita verticale distribuisce quattro appartamenti, di cui due con doppio ingresso e dove gli alloggi possono vantare fino a quattro lati con affaccio sul verde circostante. Il modulo centrale – di maggiori dimensioni – è attraversato verticalmente da un cavedio di forma cilindrica, che porta luce e aria ai locali di servizio. Entrambi gli edifici sono sospesi su pilastri in cemento armato a sezione rotonda; il piano d’accesso, che si raggiunge traguardando una piccola piazzetta circolare, è collocato ad una quota inferiore rispetto al livello stradale.
La rilevante complessità funzionale e tipologica del progetto è uniformata dal ricorso ai medesimi materiali di finitura, superfici in mattoni intersecate da fasce verticali di serramenti, composte da profili in acciaio verniciato che incasellano ampie vetrate a tutt’altezza. Tra i setti murari che percorrono verticalmente l’edificio, emergendo oltre la copertura, sono ricavate le piccole logge, che agli ultimi piani si allargano fino ad occupare gran parte delle superfici perimetrali degli appartamenti; una sequenza di lamelle metalliche assolve la funzione di elemento frangisole sui lati maggiormente esposti all’irraggiamento. I blocchi scala e ascensori sono lasciati in cemento armato a vista così come i pilastri al livello terra.
A irrompere con tutta la sua “brutalità, è invece il volume su via Muratori destinato a supermercato e a parcheggio, è l’unico del complesso a distinguersi per il suo carattere più spoglio e funzionale, connotato dalla forma sinuosa della rampa d’accesso ai parcheggi impreziosita dalle pregevoli decorazioni ceramiche dalle tinte vivaci realizzate su disegno del designer Bruno Munari (completamente imbrattati dagli imbrattamuri, ça va sans dire). Al momento sono in corso lavori di ristrutturazione non ben specificati al parcheggio, forse un sopralzo di un piano a cura di Asti Architetti.
Fonte Lombardia beni Culturali.
Forse il complesso andrebbe restaurato, ma nonostante i suoi cinquant’anni, secondo noi, rimane ancora moderno e attuale.
Complimenti per l’articolo. Anche a me quel complesso ha sempre affascinato fin da bambino. Avevo un compagno delle elementari che abitava lì, oltre a tutti gli elementi molto ben descritti in questo pezzo, ne aggiungo uno che ho sempre trovato particolarmente raffinato (spero di ricordare bene). Le pavimentazioni interne di pianerottoli e appartamenti (oltre al parquet) sono in pietra (credo ardesia) grezza lucidata con superficie corrugata e forma irregolare delle lastre, davvero molto molto raffinate soprattutto nell’accostamento con gli altri materiali (cemento a vista, mattoni, legno, acciaio verniciato nero). Veramente un edificio di alta civiltà architettonica, secondo me.
è un progetto talmente ben fatto che il suo prestigio si percepisce anche oggi ad occhio nudo.
infatti è un complesso residenziale abitato “benissimo”, come si suol dire.
Per rimanere sul tema “mi affascinava da bambino” devo dire che questo edificio è anche per me sul podio.
Gli altri due che mi affascinavano erano le tre case a pianta circolare in Via Gavirate ed i due edifici in Via Quadronno di fronte al Gaetano Pini.
Del resto chi è cresciuto dalla metà degli anni 70 in poi si è dovuto sorbire tanti di quegli edifici con finestre striminzite a causa del regolamento edilizio approvato dopo la crisi energetica, che appena vedeva grandi aperture…sognava. Meno male che poi la legge (e la tecnologia delle finestre) è stata cambiata e adesso si ricominciano a vedere finestre grandi (qualche volta)