Milano | Centrale – Quei mostri di via Settembrini, seconda parte

Abbiamo visto nel pretendente articolo la particolarità architettonica di via Settembrini, una via creata alla fine dell’Ottocento e che si allungava sino al confine comunale dell’epoca, che dopo l’odierna piazza Caiazzo, terminava nel comune di Greco, indipendente sino al 1923.

La seconda parte della via, la riprendiamo dall’incrocio con via Vitruvio, la via che unisce la Stazione Centrale con Corso Buenos Aires.

Sul lato sinistro (risalendo la via) troviamo il lato dell’Istituto Gonzaga costruito nel 1906. Dal punto di vista architettonico è un edificio scolastico poco rilevante nonostante occupi con l’intera facciata un intero isolato. Purtroppo su via Settembrini presenta una lunga facciata moderna e abbastanza brutta.

 

Via Settembrini 30 è un bel palazzo realizzato in uno stile eclettico tendente già al liberty. Riprendendo il tema dei “mostri” ecco che come chiave di volta ad ogni apertura al piano terra e al primo piano troviamo una testa umana, al piano commerciale, e leonina al piano superiore.

Sul lato opposto troviamo senza alcun dubbio la casa più interessante della seconda parte di via Settembrini, Via Vitruvio 38. Purtroppo anche per quest’edificio non siamo riusciti a trovare materiale, ma sicuramente la sua costruzione va fatta risalire agli anni Trenta. Di particolare effetto è la curvatura in facciata da farla apparire continua con la parte d’angolo ben più elevata.

Proseguendo non possiamo non notare Via Settembrini 32, bell’edificio elegante eclettico di cinque piani fuori terra con sporto di gronda pronunciato e retto da mensole. Anche qui i decori sono in cemento e punteggiano tutta la facciata, soprattutto i timpani tondeggianti che sovrastano tutte le finestre del primo piano e l’architrave delle aperture del piano terra.

Sul lato dispari troviamo gli altri edifici moderni della via, anch’essi, come la casa d’angolo, sono degli anni Trenta. Si discostano parecchio dal eclettismo diffuso in tutta la via con le loro linee rigide e essenziali, come possiamo vedere nel palazzo al civico 33.

 

In mezzo si trova il civico 29, ancora attaccato alla tradizione di sicuro realizzato nel primo decennio del Novecento.

Il numero 36 ci delizia con un imitazione del rococò. Volevamo far notare come, le esigenze moderne hanno “costretto” i proprietari dello stabile a collocare un brutto faretto in bocca ad un leone dell’archivolto sul portone d’ingresso.

Le architetture, come immaginabile, in confronto alla prima sezione di via Settembrini, dove appartengono in generale al primo decennio del Novecento, qui la realizzazione è sicuramente successiva.

Segnaliamo la casa al civico 38, dall’aspetto particolare, in stile liberty, di tre piani ma che, esattamente sopra l’ingresso, ha una specie di torretta con una curiosa finestra con due mezze lunette ai lati.

Subito al fianco troviamo un altro bell’edificio eclettico. Anch’esso decorato cn festoni, fiori, putti e soprattutto un grande pavone posto a reggere il balconcino dell’ultimo piano.

Del civico 42 volevamo solo segnalare l’esuberante tetto a mansarda conseguenza di un soppralzo un po’ esagerato. Un po’ come quello inalzato sul vicino Hotel Andreola, che, su una graziosa casa da un vago stile viennese è stato montato un castello stile Quebec City.

Una rapida carrellata agli edifici che seguono, tutti in stile ed eleganti. Molto bella è la soluzione del palazzo d’angolo con via Scarlatti, il civico 37, dove una bow-window marca l’angolo con una piccola cupoletta.

Eccoci al numero 56 da poco ripulito da smog, tempo e polvere ferrosa prodotta dallo sferragliare dei tram. I cattivi mostri che decorano le mensole dei balconi del primo piano ora sono tornati ben visibili. Anch’essi, come tutte le decorazioni plastiche della via sono stati realizzati in cemento.

Al contrario le teste animalesche che si trovano nella facciata di via Settembrini 60 sono ancora immerse nello scuro del tempo. Così come la facciata del palazzo di piazza Caiazzo 2.

Concludiamo col palazzo più alto della via, ma con ingresso su Viale Andrea Doria al 14, costruito nel dopoguerra e ancora abbastanza dignitoso. Con la scusa di mostrarvi un po’ di “mostri” utilizzati per decorare le facciate dei palazzi, abbiamo fatto una passeggiata di circa settecento metri da Piazza Cincinnato a Piazza Caiazzo, gustando una via abbastanza omogenea ed elegante, dove anche le poche case realizzate in epoca più recente, sono discretamente contestualizzate. Ci spiace non esser riusciti a trovare informazioni più precise su architetti e architetture di molti palazzi, Magari qualcosa potrebbe saltar fuori col tempo e potremo aggiornare i due articoli.

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