Siamo alla seconda fase, e adesso si comincia a fare sul serio.
Per concorrere alla progettazione del masterplan degli scali ferroviari dismessi di Farini e San Cristoforo si sono presentati quasi cinquanta gruppi di progettazione, da cui sono state selezionate solo cinque squadre che concorreranno alla fase finale, con la stesura di un progetto vero e proprio e infine la scelta di quello che verrà realizzato.

Le cinque cordate finaliste sono: quella capitanata dall’italiana Baukuh, studio emergente noto per avere progettato la Casa della Memoria nell’ambito di Porta Nuova; quella dell’olandese Oma di Rem Koolhaas che a Milano ha realizzato la Fondazione Prada; quella guidata dallo studio Arup Italia assieme ai norvegesi di Snohetta, ideatori tra l’altro della biblioteca di Alessandria d’Egitto; la cordata guidata dallo studio di Kengo Kuma, architetto noto per le sue reinterpretazioni in chiave contemporanea dell’architettura tradizionale giapponese; infine il gruppo capitanato dallo studio di Nicholas Grimshaw, che a Milano progettò il cosiddetto ‘armadillo‘, un edificio multifunzione rivestito in titanio, al posto del quale sono stati invece realizzati l’Unicredit Pavillon e la sede Coima, sempre all’interno del masterplan di Porta Nuova.

Entro aprile i cinque gruppi di progettazione dovranno presentare i masterplan riguardanti le aree dei due Scali. Una giuria, composta da sette membri presieduti dall’architetto francese Dominique Perrault e supervisionati da Leopoldo Freyrie, stabilirà chi sarà la cordata vincitrice assegnandole un premio di 50.000 €, da aggiungersi ai 25.000 € di rimborso spese che prenderanno tutti i partecipanti alla fase finale.
Il masterplan vincitore sarà poi sottoposto ad istruttoria pubblica, per i rilievi del Comune e della cittadinanza. Non vediamo l’ora di sapere i risultati di questa gara e conoscere il futuro di queste importanti aree ‘recuperate’ alla città.
Speriamo che siano più urbanisti… e meno architetti.
Come disse Boris Vian
Abbiamo bisogno di… urbani urbanisti.
Credo che questo sia uno dei progetti di rigenerazione urbana più grandi in corso in Europa, se non nel mondo.
Avremo i riflettori di tutto il mondo puntati addosso. Se facciamo una cosa fatta bene, sarà un’ulteriore spinta pazzesca al brand e all’attrattività di Milano.
Serve però al più presto una qualche forma di autonomia per la città metropolitana, altrimenti i vincoli del sistema Italia continueranno a limitare molto gli investimenti esteri: burocrazia, giustizia lenta, fisco incomprensibile, regole che cambiano in continuazione…
Dopo il referendum sulla Brexit si era parlato di una legge speciale per Milano, addirittura di istituire una autorità sul modello della City of London Corporation… che fine ha fatto la proposta di legge? Cosa stiamo facendo per attirare un po’ di business in fuga da Londra dopo marzo 2019? O vogliamo lasciare tutto a Parigi e Francoforte?
Sull’autonomia ed un meccanismo federale specifico per Milano son pienamente d’accordo.
Molto meno sul partire dalla “città metropolitana” che oltre ad essere una specie di Frankentein venuto male, ha pure il difetto che ne abbiamo create troppe.
Passi a concedere uno statuto speciale a Roma e Milano e forse un paio di altre città ma noi di fantomatiche “città metropolitane” ce ne siamo inventate la bellezza di…14 (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Palermo, Catania e Messina). Bah.
In effetti, fosse anche per pure ragioni di densità di popolazione, 5 al Nord, 2 al Centro e 7 al Sud fa un po’ ridere….
In Italia servivano solo 3 città metropolitane: Torino, Milano e Napoli. Ossia metropoli circondate da numerosi altri comuni coi quali formano una conurbazione. Roma già di per sé è una città metropolitana, dato che i confini comunali comprendono già tutta l’area urbana (oltre a tantissima campagna).
Il fatto che abbiano disseminato l’Italia di questi nuovi soggetti (Reggio Calabria? Cagliari? Messina? Venezia?) dà l’idea di come si facciano le cose coi piedi.
Per me il federalismo fiscale non deve riguardare solo Milano ma tutta la Lombardia, dato che è scandaloso che il residuo fiscale annuo della regione sia di 56 miliardi di euro
Notizia ottima…se partono i lavori per riapertura Navigli, aggirato lo stop della regione Lombardia, per il finanziamento da 50 milioni euro, unitamente a trasloco S.Vittore e sistemazione ponte Ghisolfa stile High Line, siamo al top…
Ma uno studio serio tipo SECCHI e VIGANO, di milano?? Sempre la sparatimmerd con il nomone. BAH già ho i brividi
Sono dell’idea che a Milano vadano realizzati spazi per il tempo libero più che progetti immobiliari di grido. Intendo quindi aree verdi, campi sportivi, musei, ristoranti…
Mi rendo perfettamente conto che questa mia idea non sia economicamente vantaggiosa per un comune come quello di Milano. Ma non dimentichiamo che un sindaco deve essere al servizio dei cittadini come se fosse un’amministratore di condominio (più o meno).