Era il lontano 2008 quando vennero avviati due Piani integrati di intervento (Pii) atti a ricucire e definire un quartiere sorto alla rinfusa tra fabbrichette, vecchie cascine, campi incolti e palazzi residenziali. Da allora si era fatto ben poco sino a qualche anno fa.
Dal 2016 il piano è stato “rispolverato” tanto da far sperare in una rinascita di questo quartiere incastrato tra la via Ripamonti e Via Virgilio Ferrari formando una specie di cuneo. Il Comune lancerà a breve un bando per completare le opere, residenze e servizi, si cerca un operatore che concluda quello iniziato e lasciato incompiuto.
I cittadini hanno raccolto già 2.500 firme per chiedere che gli oneri di urbanizzazione legati ai Pii siano utilizzati per il territorio. Sarà realizzata una scuola, ma il comitato chiede anche un centro polisportivo che possa diventare anche un luogo di aggregazione sia per i giovani che per gli anziani.
Il privato che ha realizzato le residenze nel Pii Pampuri non ha completato le opere pubbliche e il Comune ha già escluso la fideiussione (circa un milione di euro). Parte dei fondi sono destinati al Can Verro, ma come dicono gli abitanti della zona, via Verro è troppo distante da questo quartiere che si sviluppa attorno a via Monti Sabini e via Erice.
Nonostante tutti questi anni, il quartiere possiede vie interrotte come via Erice che si dovrebbe unire a Via Vincenzo Amidani, e incrociare via Monti Sabini, di fatto connettendo finalmente gli isolati ora separati da campi incolti.
In fondo, verso sud, ci sono gli edifici finalmente in fase di riqualificazione, di Via Antegnati, abbandonati da un decennio e finiti spesso nella cronaca.
Il contrasto tra le parti realizzate e quelle abbandonate è evidente, case nuove, giardinetti, aree gioco per bambini e piste ciclabili da una parte e campi brulli e abbandonati, accenni di strade mai completate dall’altra.
Come se non bastasse in zona si trova ancora la Co.R.Met. S.A.S., impresa che tritura macerie e recupera ferro, che alzano polveri non certo simpatiche per il quartiere, andrebbe ricollocata altrove. Così come la bomba ecologica di via Campazzino, oltre 5.000 metri quadri disseminati di amianto (come riferisce il Corriere).
In fondo a Via Vincenzo Amidani nella punta del “cuneo” si trova il centro direzionale costruito sul finire degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta da Ligresti che disseminò con palazzi per uffici realizzati con lo stampino, tutte le periferie della città. Oggi buona parte di questi edifici è disabitata, lasciando una sensazione di abbandono e degrado tra portici decadenti e piazze inutilizzate.
Proprio in punta a concludere idealmente la città (via Ripamonti prosegue sino ad Opera passando da Macconago e Quintosole) si trova il “gioiellino” dell’era Ligresti con le sue torri di vetro in parte nuovamente in cerca di inquilini.
Purtroppo come immaginabile, il complesso è decisamente datato e si sviluppa come un isola connessa malamente al circondario con una piazzetta centrale, Largo Agostiniani dell’Osservanza. Qui si trova al centro una grande aiuola e i palazzi circostanti sembrano dei piccoli castelli privati impenetrabili e difesi da recinzioni. Qui si trova il palazzo dell’IMPS dove è stata trasportata la scultura che si trovava in via Melchiorre Gioia 22 e il palazzo della Guardia di Finanza Gruppo Pronto Impiego.
Insomma un quartiere che solo ora sta rinascendo ma che ancora sta cercando la sua identità.
I parallelepipedi ligrestiani hanno il loro fascino
I quartieri sud di Milano – SOPRA South of Prada, a venti minuti di tram 24 da piazza Duomo, hanno fortissime potenzialità di crescita, poichè ricchi di aree disponibili .
Certo è che non possono essere tralasciati a se stessi , senza una veloce e intelligente regia urbanistica.