La Senavra, per chi non lo sapesse, è il quartiere a est di Porta Vittoria, che si è sviluppato a partire dall’inizio del Novecento attorno al Manicomio della Senavra. Lungo l’attuale Corso XXII Marzo, all’altezza del numero 50 c’è la chiesa del Preziosissimo Sangue di Gesù alla Senavra. Più che una chiesa, sembra un vero e proprio palazzo dalle architetture di sapore barocco.
Un po’ di storia: per volere dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, venne fondata una nuova istituzione deputata al ricovero dei folli, perciò fu prescelto come sede il palazzo della Senavra, fuori Porta Tosa (oggi Porta Vittoria), che nel XVI secolo, costituiva la residenza signorile di Ferrante Gonzaga, dopo la sua nomina a governatore di Milano nel 1546, e che alla fine del Seicento era passato ai Gesuiti, allo scopo di istituirvi una pia sede di ritiro spirituale.
Così nel 1781 si provvide al trasferimento dei malati psichiatrici dall’Ospedale di San Vincenzo, nei pressi dell’odierna Porta Genova, alla Senavra, che diventò presto, nel gergo popolare milanese il termine usuale per indicare il “manicomio”.
Il Nome di Senavra, alquanto particolare e che venne dato al ricovero, si presta a diverse ipotesi sulla sua etimologia: dal nome di una pianta presente davanti all’edificio, la “senavra”, ossia la senape in dialetto milanese (lat. sinapius alba), o dalla vicina palude “Sinus Averanus”, ma forse la più probabile sembra derivare da Scena Aurea, nome dato dai Gesuiti al luogo.
Il resto della zona che si sviluppava lungo la strada per Monluè, oggi Corso XXII Marzo e viale Corsica, era fatto di campagna e cascine, una fra tutte è stata la Cascina Regalia, che si trovava dove oggi passa via Compagnoni all’altezza del civico 7 (qui di seguito alcune immagini di via Compagnoni).
Come sempre, noi ci proviamo e abbiamo fatto uno dei nostri soliti fotomontaggi veloci mostrando come la via cambierebbe se venisse alberata e magari anche sistemata con parcheggi riorganizzati in modo civile.
La zona la possiamo approssimativamente racchiudere nell’area compresa tra Viale Piceno, Via Cena, Viale Campania e via Macedonio Melloni.
Venne a formarsi all’inizio del 1900, quando la città iniziò ad espandersi. Perciò vi possiamo trovare una omogeneità architettonica molto identificabile con l’eclettismo di inizio XX Secolo, con architetture liberty, neo romaniche, a graffito e art decò. Naturalmente non mancano i palazzi di epoca più recente.
Nel quartiere, oltre alla chiesa che ha preso il posto del manicomio della Senavra, troviamo anche il dirimpettaio vecchio edificio della Società Anonima Milanese Industria Salumi e Formaggi (corso XXII Marzo 59). Un bell’esempio di archeologia industriale costruito nel 1910 su progetto di Giuseppe Mentasti e Stefano Lissoni; attualmente ospita uffici comunali, una scuola materna e un asilo nido, oltre alla Biblioteca del Centro Culturale Antonianum.
Quando venne realizzato, non solo produceva insaccai e formaggi, ma doveva essere capace di impacchettare prodotti provenienti da Praga o Francoforte. Ai piani inferiori vi era, oltre al macello, anche sale per la maturazione e l’affaticamento dei prodotti, gli uffici di rappresentanza e d’amministrazione. Ai piani superiori vi erano gli alloggi degli oprai che vi lavoravano.
Nei pressi della Senavra vi era anche un’industria cinematografica, al 23 di Viale Campania, e si estendeva nei cortili dell’isolato sino a via Compagnoni.
Si tratta della Cinemeccanica, dove si producevano macchinari (cineprese, proiettori, ecc…) per l’industria cinematografica. Diversi anni fa hanno abbandonato i capannoni di viale Campania trasferendo tutto nlla ditta di Caleppio di Settala. Al suo posto, presto, verrà edificato un nuovo complesso residenziale firmato da Arassociati.
Tra le architetture, più spettacolari vanno senz’altro menzionate le case progettate da Giò Ponti in Via Hajech (cicici: 29-31-33-35-37) ma soprattutto il Villino Siebaneck del 1934 al civico 26.
La villa fa parte di un gruppo di villette che affacciano sulla Via Privata senza uscita, Caltanissetta, è a due piani, suddivisi in sette locali, più il sottotetto. La finestra-vetrata del grande soggiorno dà accesso diretto al giardino, situato sul retro, la facciata posteriore presenta il terrazzo loggiato della camera, il locale del sottotetto affaccia su un terrazzino.
Di fronte la serie di case realizzate dal grande architetto nello stesso periodo 1935-38. Anche in questo progetto Ponti mette in risalto gli elementi architettonici che caratterizzano il suo lavoro: la variazione dei materiali in facciata (mattonelle e intonaco), grandi finestre che illuminano gli ambienti principali, il gioco di logge e terrazzi. Tutti gli ingressi sono preceduti da una vasta scalinata e affiancati da piccoli giardinetti condominiali.
I cinque stabili di Via Hajech, cicici: 29-31-33-35-37 possono essere inseriti nella più ampia riflessione fatta da Ponti sulla casa moderna da produrre in serie, come si può vedere attraverso gli altri esperimenti delle Domus Julia, Carola e Fausta in via De Togni (1931-1936) o in via del Caravaggio (1933-1938).
Naturalmente in zona vi si trova anche Via Giuriati, con i suoi stupendi edifici eclettici e soprattutto la palazzina al civico 5 progettata da Giovanni Muzio.
Oltrepassando viale Mugello, possiamo ammirare un’altra via in zona ricca di interessanti architetture, questa è senza alcun dubbio via Giuseppe Longhi, dove le case sul lato dispari sono splendidi esempi degli anni Trenta.
Al civico 7 troviamo la splendida palazzina progettata da Giovanni Muzio e realizzata nel 1933.
La casa di via Longhi 9 del 1934 è stata progettata dall’architetto Alessandro Minali che, ha voluto indelebilmente firmare la sua creazione sul lato del grazioso tempesto semi-circolare che funge da ingresso principale.
Poco oltre troviamo l’altra casa firmata da Giovanni Muzio e realizzata nello stesso periodo. Particolare è il pergolato in pietra dove si arrampica un bel glicine che accoglie i visitatori.
Troviamo interessante anche la casa moderna al civico 29 di Via Giuseppe Piolti de’ Bianchi.
Il quartiere è prettamente residenziale, infatti le “aree commerciali” le troviamo a frazioni in viale Piceno, Corso XXII Marzo, piazza Grandi e qualche punto lungo via Compagnoni. Naturalmente anche lungo viale Campania. In zona troviamo anche parecchie vie cieche o di dimensioni ridotte, dove si affacciano spesso i piccoli giardinetti condominiali.
Tutto sommato una bella zona tranquilla, ma il “ma” del titolo però è il problema dei parcheggi, guarda caso, che assilla il quartiere. Palazzi e case costruite quando ancora le automobili erano inesistenti o pochissime e quindi prive o quasi prive di garage propri. Così le troviamo ammonticchiate dove possibile. Per giunta alcune vie, come la Compagnoni, hanno il parcheggio acconsentito a cavallo del marciapiede, usanza introdotta alla fine degli anni Novanta per creare maggiori posteggi, senza spesa, se non quella di verniciare le strade per segnare i nuovi parcheggi e riempire il dislivello tra cordolo e carreggiata con del catrame. Un usanza che non ci piace proprio perché abbruttisce le strade, i palazzi, le vie. Quanto ci piacerebbe vedere la via, ad esempio, riorganizzata con alberature, lasciando i parcheggi a lisca di pesce, ma regolamentati da un architettura urbanistica degna di una città civile.
Come si può vedere dalle due immagini di seguito, le automobili rubano letteralmente lo spazio ai pedoni che spesso devono camminare in carreggiata.
In effetti il luogo merita tantissimo, le vostre soluzioni sono sempre azzeccate e anche particolarmente fattibili
Grazie. Spesso non ci accorgiamo di bellezze che abbiamo sotto il naso.
Io ci vivo in questa zona, ed è vero che non ci accorgiamo di cose sotto il naso.
Non sapevo che quelle case di Via Hajech fossero di Ponti, e ne ho anche vista una all’interno; grazie per la scoperta.
P.s. ti ho visto mentre gironzolavi nella via, mi aspettavo un articolo 😀
Io abito in via Caltanissetta ed ho trovato affascinante la storia della zona
Attenzione
Troviamo interessante anche la casa moderna al civico 29 di Via Giuseppe Piolti de’ Bianchi.
Non e’ Via Giuseppe Piolti de’ Bianchi, ma Via Giuseppe Longhi n.2
Complimenti per l’interessantissimo articolo sulla Senavra. Sono nato, più di settant’anni fa, in via Archimede 129. Allora, di fronte, c’era la Domenichelli, famosa impresa di trasporti su gomma., e di fianco, mi hanno detto ma non so se risponde al vero, una famosa “casa chiusa”, operativa nella prima metà del secolo scorso.
Molto interessante
Assolutamente d accordo sugli alberi vedi via Melloni
Se c è qualche iniziativa per promuovere la piantumazione io ci sto
Buongiorno, ringrazio tutti per le notizie sulla zona/via XXIV Marzo; mi è venuto il batticuore, perché alla fine anni ’30/fino ai bombardamenti anni ’40, vi lavorava mia madre. Poi, quando hanno cominciato a bombardare la sua zona, è stata costretta dai famigliari a tornare a casa nel basso lodigiano. Mi piacerebbe avere notizie, se possibile, di quell’epoca. Mia madre aveva all’incirca dai 20/24 anni. Lavorava presso una coppia di signori molto perbene, professori di origine sarda, non avevano figli, la signora aveva un bel negozio di generi vari, mia madre l’aiutava nella conduzione sia casalinga sia in negozio, si fidavano di lei, era molto rigorosa e precisa. Le volevano bene. Un giorno la signora, insieme a mia madre ha cucinato un sugo ai funghi perché avrebbe avuto ospiti la sera: per prudenza le donne hanno assaggiato il sugo e… hanno cominciato a stare male. Quindi, niente funghi quella sera, per fortuna.
Sarei veramente grata verso coloro che potrebbero darmi qualsiasi notizia, è molto importante per me. Ringrazio anticipatamente e saluto cordialmente.
Cloe
Buongiorno,
leggo solo adesso questo bell’articolo della zona in cui abito da circa vent’anni.
Abito in una delle case di Via Hajech, civici: 29-31-33-35-37, ed ero convinta anche io che fossero di Giò Ponti, ma altre fonti dicono che siano invece di Piero Bottoni, altro grandissimo architetto di quell’epoca. Si può avere qualche informazione in più per togliermi ogni dubbio? Grazie mille.