Milano | Zona Scala – Chiude la prima libreria Feltrinelli

Domenica prossima, 8 settembre 2019, chiuderà definitivamente la piccola libreria Feltrinelli di via Manzoni 12, a due passi dalla Scala, ubicata nel grande palazzo del Poldi Pezzoli.

Venne aperta nel 1957 e dopo 62 anni di onorata attività soccombe, anch’essa, al ritmo moderno di oggi.

Era la preferita di Inge Feltrinelli, quella nella quale l’editrice e fotografa, scomparsa un anno fa, andava anche solo a fare due chiacchiere con i librai, visto che si trovava a due passi dalla sede storica della casa editrice e dalla sua abitazione. Tra questi scaffali nel corso dei decenni sono passati personaggi come Umberto Eco, Stefano Benni, Michele Serra, solo per citarne alcuni.

Al suo posto aprirà sicuramente qualche altro marchio del lusso. Mentre il personale sarà ricollocato all’interno dello stesso gruppo.

Un altro tassello di Milano di un tempo che se ne va. Ricordo quando, negli anni Ottanta, da ragazzo, questa libreria era una delle poche sempre aperte, anche la domenica, e per me era impossibile non metterci il naso per curiosare in cerca di novità.

Questa storia mi riporta in mente quando nel 2007 Esselunga, la catena di supermercati, vendette il suo primo punto vendita, inaugurato il 27 novembre 1957, di viale Regina Giovanna in zona Porta Venezia.

Sappiamo e immaginiamo che per i tempi moderni la necessità di far quadrare i conti sia più importante di quella emotiva, ma credo che a volte e in certi casi, si dovrebbe dar retta anche al cuore.

Luoghi storici, che hanno significato molto per il contesto e la città, se venissero mantenuti e trasformati in luoghi iconici, come meriterebbero, sicuramente non farebbero fatturato, ma renderebbero la società più umana. La memoria, crediamo, vada sempre salvaguardata; anche per queste piccole cose.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

22 commenti su “Milano | Zona Scala – Chiude la prima libreria Feltrinelli”

    • Bah. Casomai è stata la vendita online a far chiudere molte librerie. Infatti Feltrinelli per resistere deve fare caffè, cucina e altro.
      Da quello che ho letto, sembra un problema di affitto.

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      • No @Alberto Tadini, i tantissimi megastore, soprattutto Feltrinelli anche nei centri commerciali, sono arrivati ben prima che si diffondesse in modo significativo la vendita di libri online. Con solo Rizzoli in galleria, Mondadori e le Messaggerie musicali di una volta c’era spazio per tutti.

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    • “Con delibera del 5/10/2004 n. 2220 il Comune di Milano ha approvato le linee guida per l’istituzione dell’Albo delle Botteghe Storiche, con l’obiettivo di tutelare e difendere quelle attività commerciali ed artigiane aventi un forte radicamento urbano tale da conferire valenza di bene culturale e a rischio d’estinzione. Tra le azioni previste vi è l’istituzione dell’Albo delle imprese commerciali ed artigiane operanti in città da oltre 50 anni svolgenti la medesima attività, con riferimento al comparto merceologico trattato.”

      Avessero voluto potevano essere dichiarati “bottega storica” e quindi avere tutta una serie di protezioni anche da aumenti astronomici degli affitti, ma probabilmente era un formato di negozio che non funzionava più. Adesso han tutte il bar ecc ecc, che li oggettivamente non ci stava, e sono molto diverse dalla classica libreria. Se non sbaglio hanno anche cambiato il nome in “red”.

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  1. Una volta era una libreria con il suo carattere. Poi è diventata una catena che vendeva anche libri. Adesso si è trasformata in una specie di caffetteria non economica, con qualche libro come arredo.
    Spiace sempre quando muore una libreria, ma nel 2019 sono ben altre le librerie che non devono chiudere.

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  2. Ormai era una libreria piccolina, vicine sono le giganti Hoepli, Feltrinelli e Rizzoli in Galleria, Mondadori in Duomo, c’è la concorrenza dell’e-commerce con i magazzini infiniti di amazon e ibs, ci sono gli e-book, insomma, niente di grave, non è l’unica libreria della piccola cittadina che chiude.

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    • Gia’, niente di grave se chiudono, anzi ormai sono chiuse, le piccole librerie indipendenti dove ci si poteva fermare a chiacchierare e parlare di libri.

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      • peccato che spesso ci si poteva fare solo quello, cioè chiacchierare.

        Esempio. Devo ordinare due libri per un esame. Pieno di buona volontà decido di sostenere il piccolo commercio di quartiere e invece di ordinarli su Amazon li prenoto in una libreria vicino casa.

        Il tizio mi dice che ci vorranno circa 4-5 giorni, prende nota del mio cellulare, ovviamente a mano su carta, e mi dice che mi chiameranno appena arrivano. Gli spiego che sono per un esame, che quindi ok 4-5 giorni, ma che di più sarebbe un problema, e piuttosto che mi avvisino se vedono che sono difficili da trovare.

        Passa una settimana e non sento nessuno. Ripasso in negozio, i libri non ci sono, mi dicono settimana prossima. Ripeto la tiritera, non si preoccupi, ce lo segniamo. Settimana successiva stesso cinema, a questo punto disdico l’ordine, li compro su Amazon e il giorno dopo mi arrivano. Questo succedeva sei mesi fa circa, nel frattempo la libreria è fallita. Che strano.

        Non contento, a luglio ci riprovo in un’altra libreria, sempre testi per un esame. Solito tizio del bancone che mi dice, eh ma scusi, ormai siamo a luglio, noi fino a settembre dal distributore non ci andiamo più. E io, ma io l’esame ce l’ho a metà settembre, non c’è un altro modo? No mi spiace, fa lui. Vado su Amazon e 48 ore dopo li ritiro comodamente all’Ufficio Postale dietro casa.

        Quindi Bezos sarà sicuramente malvagissimo, ma anche i commercianti ci mettono del loro, Magari provare a cambiare un minimo i vecchi sistemi per adattarli a un mondo che cambia? che so, un software gestionale invece dell’appunto a mano? Un minimo di sbatti e fare un passaggio in più dal distributore per le urgenze?

        Un po’ come i tassisti che si lamentano perché la gente prende Uber invece di chiamare il taxi, ma loro sono introvabili, carissimi, non parlano inglese, se appena possono rifiutano le carte di credito perché vogliono fare il nero, non fanno un minimo di offerte per esempio per donne sole la sera, per gli anziani, per gli studenti…….

        Belli i bei tempi andati quando tutti vivevamo di rendita ognuno nella nostra nicchia, ma oggi non è più così sorry

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  3. Via Manzoni, anche per la tutela del commercio va resa zona a traffico pedonale facilitato (niente auto private- solo taxi e tram ) inserendola così nel contesto pedonale del centro. Forse così, da quella via qualche turista in più ci passa e compra qualcosina…

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    • Sì bravo così già ora di sera è un deserto.. vorrei ricordare inoltre che moltissima gente lavora in centro ed è una strada che permette di accedere a gran parte del centro… si cominci invece a togliere i Bus turistici e gli inutili tram lunghi da quella via

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      • chi lavora in centro può arrivarci benissimo con i numerosi mezzi pubblici che transitano di lì, ci sono due linee di metropolitana (presto tre), infiniti tram, una manciata di pullman, il bike sharing…

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  4. mah, non condivido i commenti sarcastici nei confronti della Feltrinelli, una bottega storica che chiude è sempre una sconfitta ,un pezzo di memoria storica che si dissolve, purtroppo anche in questo caso ha vinto la logica del mercato, qualche marchio premium di moda avrà fatto un’offertona ed ecco che la libreria scompare soppiantata da qualche negozio anonimo; non sono attempato ma ricordo i negozi storici di via Manzoni, oltre a Feltrinelli; Noè giocattoli di fianco al Teatro Manzoni, vero tempio dei balocchi, l’Alemagna in via Crocerossa elegante caffetteria, Canegalli, oggettistica e antiquariato,Il Cimema Capitol,per non parlare della Galleria Manzoni che è caduta in disgrazia da anni e di cui nessuno pare curarsene, ed ora Feltrinelli, c’è poco da gioire, peccato.

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    • Piccolo particolare non è propriamente una bottega storica, ne troverai una dello stesso marchio a 200 metri in linea d’aria..
      Se è per questo ricordo anch’io Noe’ (era veramente bello e ben fornito, visto con gli occhi di un bambino) e il cinema Manzoni (aveva un bell’ingresso con una grande statua scenografica e delle belle pareti, la sala enorme, anche se da bambini sembra tutto più grande), se è per questo quando ero bambino io c’era pure il Motta al posto di Armani, sempre nello stesso stabile c’era un bel negozio di strumenti musicali con ingresso in Manzoni e uscita in via Dei Giardini (sicuramente meglio della zona fumatori dell’hotel Armani di oggi ma non direi che mi dispiace vedere l’hotel Armani, anzi ha fatto un gran bene alla città con quell’hotel)e sempre lì c’era anche un’altro elegante negozio di abiti all’inglese..ho un ricordo molto sfumato.. e divagando in via della Spiga c’era una bella cartoleria e un comodo droghiere…ed era 20 anni fa… comunque la libreria era pure comoda ma la città evolve… da cittadina a metropoli il centro ovviamente è andato tutto nella direzione di marchi prestigiosi, ora che ci penso è sopravvissuta la bottega Pettinaroli (quella si unica e storica) sarebbe stato peggio perdere quella!

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  5. Muoiono perché é un’autostrada piena di puzza e auto che ti mettono sotto…

    Bisogna semipedonalizzare per far rinascere i negozi di prossimità.

    Il vero cuore di una città viva e vitale.


    Basta con solo negozi di orologi, scarpe e mutande e profumi!

    Si desertifica tutto così.

    Pedonalizzare per risorgere.

    La larghezza di quei marciapiedi é vergognosa

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