Milano nasconde spesso testimonianze del passato oggi inserite in contesti insoliti. Una di queste testimonianze è senza alcun dubbio il manufatto a lato di via Andrea Doria a due passi dalla Stazione Centrale. Si tratta della Cascina Pozzobonelli (o quel che ne rimane), una costruzione datata 1492, ossia lo stesso anno in cui Cristoforo Colombo arrivò in America.
La Cascina Pozzobenelli fu costruita come villa suburbana per la villeggiatura da Gian Giacomo Pozzobonelli in epoca sforzesca, nel 1492 appunto.
I terreni che si trovavano nei pressi della Roggia Gerenzana al confine col Comune di Greco, furono acquistati intorno al 1460, dando inizio alla costruzione della villa forse sul luogo di un preesistente convento. Nella stessa epoca la potente famiglia dei Pozzobonelli – feudataria di Arluno – faceva edificare, sempre in forme rinascimentali di stampo bramantesco, l’omonimo palazzo in Via dei Piatti (attuale civico 4) e il Palazzo Pozzobonelli nel comune di Vermezzo.
La cascina era costituita da un palazzo a pianta rettangolare con due ampi cortili e vasti saloni. Dal corpo centrale della cascina si dipartiva un portico a dieci arcate, terminante con una cappella ottagonale, unica parte dell’edificio giunta fino a noi.
Il declino della proprietà cominciò con la morte del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano, avvenuta nel 1783.
Il palazzo fu abbattuto in più riprese a partire dal 1898, con l’apertura del Viale Caiazzo, poi Andrea Doria, ed il 1907, anno di inizio della costruzione dell’attuale Stazione Centrale.
Infatti già nel 1906, in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione universale, il Re Vittorio Emanuele III pose la prima pietra della nuova stazione, prevista dove si trovava il trotter, a pochi metri dalla cascina. Stazione che comunque verrà inaugurata solo nel 1931.
Attualmente è visibile, dal lato sud di Piazza Luigi di Savoia, l’originaria cappella della villa, con parte del portico che la collegava al palazzo.
Il portico presenta colonne in pietra con capitelli a motivi vegetali che sorreggono arcate a tutto sesto in cotto.
La cappella presenta tre absidi semicilindriche sormontate da un tamburo ottagonale aperto da oculi e concluso dalla lanterna. L’architettura dell’edificio rimanda ai modi di Donato Bramante, ed in particolare al tiburio di Santa Maria delle Grazie. All’interno dell’oratorio e sulle mura del portico sono presenti affreschi a monocromo, molto deperiti.
Alcuni di questi raffiguravano proprio il Castello Sforzesco nella sua configurazione originale, quindi dotato anche della Torre del Filarete, torre che fu edificata inizialmente nel 1452 circa da Filarete (architetto toscano) e che crollò a seguito di un’esplosione nel 1521. Ad essi si ispirò appunto Luca Beltrami per la ricostruzione del castello e soprattutto per la ricostruzione della Torre del Filarete che venne inaugurata nel 1905.
Nel 1943 durante i bombardamenti bellici della Seconda Guerra Mondiale fecero crollare la prima campata del portico verso la cappella che venne, per fortuna, prontamente messa in sicurezza e restaurata al termine del conflitto mondiale.
Nonostante la recinzione che dovrebbe proteggere il sito, nel corso del tempo si sono verificati atti di inciviltà gratuita (oltre alle immancabili scritte con le bombolette spray, anche molta sporcizia e un tentativo di incendio fortunatamente limitato) in quanto non vi è alcuna custodia.
Oggi il prezioso manufatto avrebbe bisogno di una grande manutenzione e di un bel restauro: erbacce stanno invadendo il tetto dell’edicola e gli intonaci, e gli affreschi a graffito si stanno lentamente staccando.
Per rimanere in tema di Pozzobonelli (il Cardinale) si è salvata la sua collezione di quadri, una serie incredibile di vedute arcadiche, lui stesso era membro dell’Arcadia.
Sono al Museo Diocesano, speriamo che prima o poi qualche Museo estero (a Milano si fan quasi solo solo mostre blockbuster comperate nei circuiti internazionali, quindi c’è poco da sperarci) organizzi una mostra sull’Arcadia ed il Settecento, così poi ci ricordiamo di averle.
hai ragione però le mostre hanno dei costi, anche non indifferenti, e se a vederle non ci va nessuno, o solo quattro gatti di esperti/appassionati, difficile che siano economicamente sostenibili.
Si ma la gente non è stupida e se le mostre le fai bene, a vederle ci va. Anche se non sono le solite cose alla moda prese dal circuito internazionale.
Un esempio sono questi articoli di UF. Ti fanno appassionare alle cose più sconosciute eppure meravigliose.
Chiaro, ti devi sbattere e lavorarci per fare questi articoli, non basta copiare da Wikipedia ?
Vicinissima alla stazione Centrale (praticamente accanto). Ci si potrebbe fare un centro informazioni per i turisti. Speriamo che venga recuperata in qualche modo.
Almeno non l’hanno abbattuta, e comunque la cappella è visibile e riconoscibilissima dalla strada, aveva già acceso da tempo la mia curiosità