In zona Calvairate, in viale Molise per l’esattezza, si trova un’enorme spazio, circa 150.000 mq, di città abbandonata o quasi. Si tratta dello storico Ex Macello, oggi in massima parte dismesso.
Una grande infrastruttura in rovina che occupa un profondo isolato del settore orientale di Milano, a sud del passante ferroviario di Porta Vittoria.
Con una superficie di circa 150mila mq, in passato sede del macello comunale, l’area si trova a pochi passi dalla stazione di Porta Vittoria, servita dal passante ferroviario che connette l’area metropolitana al centro città. Il Piano Milano 2030 ha individuato nel sito uno dei “Piani attuativi obbligatori”, aree in cui è prevista una disciplina urbanistica specifica volta a regolare la rigenerazione delle stesse, prevedendo un mix di funzioni urbane tra cui l’insediamento di circa mille abitazioni in edilizia residenziale sociale. Composta da immobili abbandonati risalenti ai primi decenni del ‘900, l’area rappresenta un tassello importante per la rigenerazione del quartiere, a cavallo tra ambiti residenziali – come il complesso di edilizia popolare Molise Calvairate – e una serie di aree oggetto di riconversione – dal comparto degli ex Frigoriferi Milanesi, al quartiere di Porta Vittoria. Reinventare l’ex Macello è l’occasione per ricomporre un pezzo di città in nome della qualità urbana e ambientale, del mix sociale e funzionale, creando sinergie con le trasformazioni intorno.
Con l’espansione della città all’inizio del Novecento, molte funzioni vennero dislocate lungo i nuovi quartieri. Il secolare mercato del Verziere e di quello del macello a Porta Genova (odierna piazza Sant’Agostino) venne distribuito nelle nuove aree annesse alla città dopo il 1923.
Così tra il 1912 e il 1914 Giannino Ferrini e Giovanni Filippini, ingegneri dell’Ufficio tecnico comunale, studiarono un progetto iniziale per il nuovo Macello comunale, individuando come luogo idoneo un’area di circa 300.000 mq nei pressi di Calvairate. Nelle vicinanze dello scalo merci di Porta Vittoria era già stato infatti annesso il nuovo mercato ortofrutticolo (oggi Largo Marinai d’Italia) e il progetto del Macello comunale doveva consentire la costituzione di una vera e propria “città annonaria” all’interno del capoluogo milanese.
Il nuovo grande Macello comunale costituì con il vicino mercato ortofrutticolo una vera e propria “città dell’alimentazione”. Il complesso oggi è in gran parte dismesso; da lungo tempo si parla di una sua adeguata riqualificazione che però tarda a venire attuata.
L’area dell’ex Macello e l’edificio della Borsa delle Carni vennero realizzati tra il 1912 e il 1924, sulla base delle strutture realizzate in Europa nello stesso periodo storico: vennero costruite zone dedicate ad ogni fase della macellazione, integrate con mense e spazi per i lavoratori. L’area dedicata a queste attività ha fortemente caratterizzato nel tempo anche le aree all’intorno, creando una vera e propria “città annonaria”, così ha indotto l’insediamento del limitrofo mercato ittico, delle attività connesse al settore avicunicolo e del mercato ortofrutticolo poco oltre.
Negli anni Novanta si è attuato il progressivo processo di dismissione dell’area dei macelli, fino alla dismissione totale nel corso del 2005.
Oggi lo scenario che si ha è costituito da un fronte urbano su viale Molise che ospita, nelle tre Palazzine Liberty, alcuni uffici e ambulatori connessi ad attività sanitarie pubbliche, gli spazi dell’associazione Temporiuso per la promozione di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono, il collettivo artistico Macao che svolge attività e sviluppa iniziative negli spazi dell’ex Borsa delle Carni.
All’interno dell’area, inaccessibile, si riescono a scorgere edifici oramai in rovina. Le foto scattate dal Comune di Milano mostrano gli spazi della macellazione, delle stalle, delle celle frigorifere in totale abbandono, in edifici diroccati, scheletri di tettoie, vecchi attrezzi arrugginiti, ganci, catenarie e recinzioni desolanti, una vera e propria città abbandonata.
Nonostante il forte impulso iniziale, le strutture tardarono a essere completate, sia a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, sia per vicende amministrative del Comune di Milano. Solo nel 1924 l’ingegnere Antonio Cecchi portò a termine il progetto, al quale furono apportate successive modifiche e aggiunte fino al 1929. Lo stabilimento fu ideato, come dicevamo, imitando i più famosi impianti europei (in particolare francesi) allora in attività, con la costruzione di gallerie voltate in cemento armato, destinate alle attività di macellazione e trattamento delle carni.
Il nuovo macello si avvalse della posizione adiacente allo scalo merci di Porta Vittoria per una connessione diretta tramite raccordi ferroviari, adottando una filiera per la produzione delle carni di tipo industriale. Il nuovo Macello comunale funzionava come una “città meccanizzata”: il percorso produttivo evitava ogni movimentazione superflua e i continui approvvigionamenti ferroviari ne rendevano totalmente autosufficiente la gestione. I vari reparti erano infatti collegati tramite binari interni, garantendo tempi di trasferimento molto ridotti. A completamento del progetto, furono in seguito realizzati gli edifici adibiti al commercio di bestiame e di carni, mentre risale al 1928 il limitrofo Macello avicunicolo, ancora in attività.
La distribuzione delle strutture del macello nel tessuto urbanistico del quartiere è ancora oggi ben visibile, così come i singoli edifici che rispondevano a precisi principi di razionalità e di efficienza, destinati sia alla macellazione sia ai servizi annessi. La complessa struttura del Macello comunale prevedeva infatti che tutte le attività fossero localizzabili in modo distinto: in particolare, sono di grande interesse gli edifici destinati ad uffici situati su viale Molise, di pregevole qualità architettonica e oggi in fase di riconversione. Riguardo invece ai grandi padiglioni produttivi, al centro del sito è ancora oggi visibile la grande galleria centrale per la macellazione della carne, che presenta tipologie costruttive e decorative coerenti a esempi simili d’oltralpe. Oggi la struttura è in gran parte dismessa e in attesa di una complessiva riqualificazione.
Qualche settimana fa il consiglio comunale di Milano ha “salvato” dallo sgombero il collettivo Macao che occupa da anni le palazzine Liberty di viale Molise.
Il 25 novembre scorso è stato bocciato un emendamento al testo del Documento Unico di Programmazione (DUP) presentato dal consigliere di Milano Popolare, Matteo Forte, che chiedeva, sia per altre cose, anche dell’area dell’ex Macello per “coordinarsi con le forze dell’ordine per ripristinare le normali condizioni di legalità nei locali attualmente occupati senza titolo“. Anche il capogruppo di Forza Italia, Fabrizio De Pasquale, ha presentato due subemendamenti, anch’essi bocciati dall’Aula. “Dentro al centro sociale Macao ogni fine settimana si svolgono attività commerciali che portano a un introito che si aggira tra i 20 e i 30mila euro a serata, esentasse. Nonostante queste persone abbiano prodotto un utile, hanno prodotto danni alla palazzina e rubano costantemente luca e acqua“, ha denunciato De Pasquale. Il consigliere forzista aveva chiesto anche che fosse annotato l’elenco dei danni prodotti e si procedesse da parte del Comune alla contestazione dei danni prodotti. Proposta respinta dall’assessore al Bilancio e Demanio Roberto Tasca: “I danni possono essere contestati solo se esiste un verbale di consegna iniziale, che dubito esista. Possiamo procedere allo sgombero solo se abbiamo un progetto di occupazione a partire dal giorno dopo” (fonte: Affari Italiani).
Le sei palazzine (superficie catastale 7.800 mq) rappresentano un elemento chiave per il processo di rigenerazione urbana in corso attorno al complesso di edilizia popolare Molise Calvairate, che include gli ex Frigoriferi Milanesi, oggi sede di spazi espositivi e studi professionali, il quartiere di Porta Vittoria in fase di completamento, il complesso dei Mercati Generali, oggetto di un piano di ristrutturazione. Le Palazzine Liberty dovranno essere riqualificate a favore di un progetto in grado di far coincidere il recupero del patrimonio edilizio di valore storico-architettonico con l’attivazione di nuovi servizi per il quartiere la città.
Foto Comune di Milano.
Buongiorno. L’articolo è inesatto. Le associazioni che presidiavano le palazzine liberty (nello specifico tempo riuso ma soprattutto l’associazione FUCINE VULCANO, che ha presidiato l’area per circa 3-5 anni) sono state sfrattate da Sogemi un paio di anni fa. Parlo da protagonista in prima persona dell’esperienza del recupero degli spazi dell’area, processo interrotto dal tentativo di capitalizzazione di Sogemi (ovviamente fallito) che ora sta donando una seconda opportunità con Reinventing cities.
Facciamo una succursale del museo della resistenza? Del resto non bastano le già 3 presenti strutture in città (più la quarta in piazzale Baiamonti che è un po’ piccolina)