Milano | Castello – Scultura: restaurato il bellissimo Adamo di Stoldo Lorenzi

Ogni tanto ci piace portarvi a scoprire piccoli capolavori d’arte sparsi per Milano. Questa volta vi portiamo al Museo d’arte Antica del Castello Sforzesco.

Nel Salone degli Arazzi o del Gonfalone, del Castello Sforzesco di Milano, si conserva una stupenda statua in marmo raffigurante Adamo in una posa michelangiolesca.

Siamo nella Sala VII del museo, un tempo ambiente di rappresentanza del Comune di Milano, è ora dedicata prevalentemente agli arazzi, dominata dalla presenza del cinquecentesco Gonfalone della Città di Milano, l’arazzo al centro della sala. Il soffitto della sala è ornato da ramoscelli con fiori e frutti e coronato al centro dallo stemma dei reali di Spagna.

Tralasciando la bellezza degli arazzi e del gonfalone cittadino, che danno il nome alla sala, tutti realizzati tra il 1550 e il 1570 e di pregevole fattura, non potremmo non notare, posta verso l’entrata laterale dalla piccola sala numero 9 della Ponticella, la stupenda scultura a tutto tondo realizzata nel 1575, raffigurante Adamo sorpreso nudo ed appoggiato ad un tronco. Nell’opera si riconosce la mano del fiorentino Stoldo Lorenzi (Settignano, 1534 – Pisa, post 1583), scultore di formazione manierista, vicino soprattutto ai modi del Giambologna, nell’eleganza slanciata delle figure e nella ricerca della naturalezza delle pose.

Originariamente la scultura era collocata sulla facciata della Chiesa di Santa Maria presso San Celso sempre a Milano, in Corso Italia. Le fonti storiche la segnalavano già con segni di degrado nel 1862. Successivamente, in seguito a un episodio non accertato avvenuto verso la fine dell’Ottocento, si fratturò in modo tale da comprometterne la stabilità, collassando su se stessa.

Così nel 1903 la statua di Adamo risultò depositata nel Castello in frammenti e a partire dal 1911 venne dato incarico allo sculture Luigi Secchi di realizzare una copia in marmo da installare sulla facciata della Chiesa in sostituzione del gesso esistente, dove si trova ancor oggi, con gli elementi originali in rame, che creano una corona di foglie per celare la nudità. Ritroviamo la statua originale, restaurata nel 1929, documentata da una fotografia dell’anno successivo e in una foto di archivio, già con la patinatura scura, durante i lavori di allestimento del museo.

Lo scorso anno la cinquecentesca statua, venne restaurata e oggi la si può ammirare un tutta la sua candida bellezza.

I restauri storici hanno grosso modo rispettato la figura, anche se le parti incollate non combaciavano perfettamente, le braccia sono un rifacimento e si riconoscevano le integrazioni sul volto, ma l’intervento più rilevante ha riguardato la parte strutturale con l’inserimento del nuovo tronco, elemento di collegamento con la nuova base su cui poggia l’opera. Sulle gambe erano visibili due tasselli in stucco, causati dai fori per l’inserimento di grosse imperniature in ferro, collegate alla decorazione posteriore con funzione di sostegno. Un terzo ferro con un dado che sporge tra le foglie, fissa la gamba sinistra alla struttura portante.

Per rendere uniforme la scultura e nascondere le varie integrazioni, come il nuovo tronco che la sorregge e gli avambracci rifatti in marmo, o le numerose stuccature con i più diversi materiali, subì nel corso degli anni una serie di patinature che hanno modificato il suo aspetto, fino a darle una colorazione bruna.

Le analisi diagnostiche sono iniziate con le riprese a luce ultravioletta della superficie, che hanno messo in risalto le patinature, identificate in seguito tramite le indagini FTIR, come miscele di cera con altre sostanze organiche, oltre a pellicole di ossalato di calcio e residui di paraffina, senza poter però distinguere in modo separato le diverse sovrapposizioni. L’intervento ha comportato un insieme di scelte per recuperare una visione più rispettosa delle condizioni originali, affrontando problemi dovuti al degrado del marmo, reso “cotto” dall’esposizione all’aperto e segnato da un profondo attacco biologico, alle ricomposizioni scorrette delle parti assemblate che alteravano il modellato, alle integrazioni con materiali non idonei come un impasto cementizio applicato anche sulle parti originali, fino alla rimozione della patinatura che ha riportato alla luce il colore del marmo.

L’impatto visivo dopo il nuovo restauro è significativo, le ricomposizioni e le nuove integrazioni sono riconoscibili, sono state eliminate le intense colorazioni scure e rimangono visibili le lacune dei frammenti andati persi. Da scultura omogenea, patinata come gran parte delle opere conservate nel museo, ci troviamo ora ad osservare una statua rimasta per secoli esposta all’aperto, che riflette e rende leggibile tutta la sua storia conservativa, pur avendo acquisito una coerente unità d’insieme.

La scultura di Adamo, come molte altre sculture conservate nel Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco hanno ancora una patinatura scura che caratterizza la superficie dei marmi; un aspetto che si adatta all’atmosfera di penombra, voluta nell’allestimento storico dello studio di architettura BBPR, realizzato nel 1956, in occasione della riapertura del museo dopo i guasti bellici. La stretta relazione tra le opere e il loro contenitore ha perso nel tempo quel legame vincolante e con il progressivo restauro delle sculture, si è ottenuta una maggiore luminosità dell’insieme e una più corretta leggibilità dei materiali esposti.

Così anche la scultura “Adamo”, realizzata insieme alla figura di Eva (ancora in loco), dallo scultore fiorentino per la facciata della chiesa di Santa Maria presso San Celso, riflette questo percorso e se prima di questo intervento, ad uno sguardo approssimativo, poteva quasi essere scambiata per un bronzo, ricopre adesso un ruolo diverso nell’equilibrio della sala, insieme ad altre sculture restaurate negli ultimi anni. La statua in marmo a grandezza naturale (alta cm. 175), è collocata sopra un basamento in granito.

Il restauro dell’opera, vista la complessità del soggetto, ha richiesto un lavoro particolarmente impegnativo da parte dei restauratori, come l’utilizzo combinato di due diversi sistemi di pulitura: i gel rigidi di agar, in varie modalità di applicazione e l’uso della tecnologia laser con più dispositivi.

Il restauro è stato usato da Marilena Anzani e Alfio Rabbolini. Anna Brunetto ha fornito una collaborazione per la parte di pulitura laser.


Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

3 commenti su “Milano | Castello – Scultura: restaurato il bellissimo Adamo di Stoldo Lorenzi”

  1. Che meraviglia, me lo ricordo benissimo nero, pensavo fosse di bronzo. Non ci avevo mai prestato molta attenzione a dire il vero, lo ammiravo senza saperne la storia. Incredibile e interessante. Grazie

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