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Milano | Architettura: morto Vittorio Gregotti, padre della Bicocca

L’architetto e urbanista Vittorio Gregotti si è spento a Milano, per complicazioni legate al Coronavirus questa mattina, 15 marzo 2020 all’età di 92 anni. Era stato ricoverato nei giorni scorsi per gravi problemi respiratori. Nato a Novara nel 1927, laureato in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano, è stato uno dei padri dell’architettura italiana del ‘900.

La sua prima esperienza lavorativa la fa durante un soggiorno di sei mesi a Parigi nel 1947 dove presso l’importante studio dei fratelli Gustave, Claude e Auguste Perret, lavora per due settimane. Nel 1952 Gregotti si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Poi continua nel lavoro presso lo studio BBPR, considerando Ernesto Nathan Rogers il suo maestro. Nel 1951 firma insieme a Rogers la sua prima sala alla Triennale di Milano per poi sbarcare al CIAM di Londra.

Tra le sue opere realizzate a Milano va sicuramente citata la sua trasformazione dell’area dimessa della Pirelli alla Bicocca, a partire dal 1985.




Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


8 thoughts on “Milano | Architettura: morto Vittorio Gregotti, padre della Bicocca

  1. CQ

    Il disegno-rendering che piazza sarebbe? Mi sembra una vista dalla sede della Deutschebank verso le torrette di via Temolo (e più avanti il grosso edificio grigio che ha ospitato la Siemens), ma la piazza (p.zza del calendario) non è così

    1. Anonimo

      E certo che non e’ cosi’ piazza dal caledaro, il rendering si riferisce a piazza (ipogea) della Trivulziana, (modificata in ogni caso)

      1. Anonimo

        No scusa l’ho rivisto e hai ragione, la piazza ipogea e’ stata poi realizzata appunto in piazza dellavtrivulziana e non in piazza del calendario. Sara’ stato uno dei primissimi rendering.

        1. CQ

          Sì, infatti, magari quello era il progetto iniziale, poi la DB ha deciso di farci una sede lì e ha richiesto un progetto ad hoc.

  2. Anonimo

    Grazie ad UF per aver dedicato questo contributo ad un grande architetto ed urbanista. Le mode passano, l’architettura di valore e, soprattutto, la concezione urbanistica innovativa nella funzione (da fabbriche di oggetti a luoghi per universalità di idee), ma rispettosa del passato dei luoghi (mai nascondere le proprie origini), restano. Ciao Vittorio, mancherà la tua onestà intellettuale.

  3. Seb Serlio

    Un grande architetto, molto influente, vittima di una tragedia epocale. Portatore di idee molto forti, novecentesche, da taglio netto o bianco o nero, negli ultimi 20 anni decisamente la pratica e riflessione architettonica aveva preso un’altro indirizzo, col quale Gregotti ha polemizzato forse troppo e attardandosi su argomenti non più attuali, e il suo studio di architettura, il più grande d’Italia, ha chiuso anzitempo.

  4. Anonimo

    Mi dispiace molto per la morte di Gregotti, ma continuo a considerare la sua architettura più che modesta. E non mi dispiacerebbe se si rimettesse mano a tanti dei suoi progetti.

    Così come mi è dispiaciuta la scomparsa dell’Aulenti, e comunque continuo a sperare che qualcuno farà piazza Cadorna da zero.

    Spero di non risultare cinico, non intendo mancare di rispetto alla persona, ma sincero e onesto.

  5. Anonimo

    Anch’io non ho mai molto amato Gregotti. Ricordo la mostra sui suoi progetti al PAC qualche anno fa, alla quale sono andato per cercare di capirlo meglio ma dalla quale sono uscito senza alcun entusiasmo. Ricordo anche il film “Amare Giò Ponti” in cui esprimeva giudizi talmente inutilmente polemici, da farlo risultare un (bel) po’ antipatico.

    Però adesso è tempo di coccodrilli, non di giudizi.

    Vedremo nei prossimi anni se verrà rivalutato alla grande o cadrà nell’oblio. E’ la vita.

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