Milano | Porta Volta – Passeggiata Pasternak alla Feltrinelli: le nostre impressioni

Pochi giorni fa, il 22 dicembre, è stata aperta al pubblico la passeggiata Pasternak, lo spazio urbano sistemato a lato del lungo palazzo di Fondazione Feltrinelli a Porta Volta. Ci siamo passati anche noi sabato 26 dicembre per “toccare” con mano la resa della passeggiata.

Anzitutto va detto che qui ci troviamo dove un tempo, fino al 1850 almeno, si trovavano le mura “spagnole”; quelle fatte erigere da Ferrante Gonzaga tra il 1548 e il 1562, per difendere Milano durante il dominio spagnolo. Tracce delle mura sono emerse durante i molteplici sondaggi archeologici condotti prima di intervenire e successivamente durante i lavori. La famiglia Feltrinelli acquistò a metà Ottocento i terreni a ridosso delle mura per aprirvi una falegnameria (dalla legna alla carta e quindi ai libri il passo è stato breve). All’epoca le mura, non servendo più, vennero vendute e al loro posto, ahinoi, costruiti palazzi, cancellando buona parte del grande muraglione di difesa e perdendo anche una possibilità di lasciare a verde una cerchia alla città di Milano (similmente a quanto fatto, per esempio, a Vienna con il Ring, dove una volta sorgevano le mura della città).

Visto che all’epoca esisteva ancora il dazio da pagare una volta varcate le porte, l’area “periferica”, quella al di là delle mura, venne subito occupata da botteghe tax-free, come diremmo oggi. Per cui, come immaginabile, Feltrinelli si affrettò a costruire i palazzi, mentre le mura, poco considerate al tempo, vennero demolite per lasciare posto all’industria.

Dobbiamo saltare agli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando le bombe del 1943 distrussero i fabbricati della Feltrinelli, lasciando qualche rudere. Non si sa per quale motivo, forse per il fatto che la zona rimase molto “depressa” per decenni, ma l’area non venne ricostruita alla fine della guerra e il terreno con le rovine belliche venne affittato a Ingegnoli (noto vivaista) che vi rimase sino a pochi anni fa, da un lato, e ad un autolavaggio con parcheggio sul lato di viale Crispi (qui la proprietà era rimasta al Comune di Milano), prima dell’avvio del cantiere del palazzo progettato da Herzog & De Meuron e completato nel 2016.

Qui di seguito alcune immagini da Google Street View del 2008, dove si vede com’era l’area col parcheggio e l’autolavaggio di viale Crispi e poi il tratto di viale Pasubio.

Dopo avervi spiegato la situazione dell’area come appariva ormai una decina d’anni fa, possiamo dire qualcosa sull’insieme ora che è stato completato.

Noi, forse, avremmo preferito che lungo la cerchia dei bastioni, ovunque, ci fosse stato un giardino con esposte le vestigia delle mura, anziché i palazzi; ma tant’è, visto che i terreni sono tutti di proprietà privata sarebbe stata un’operazione alquanto difficile.

L’edificio di Herzog & De Meuron, composto in due parti, uno destinato alla Fondazione Feltrinelli e l’altro affittato a Microsoft Italia, è sicuramente d’impatto e molto iconico. Apparentemente decontestualizzato (seppure voglia fare riferimento alle antiche mura scomparse) e amato/odiato dai cittadini, l’intervento, questo è indubbio, ha però ravvivato un angolo di Milano pima “inesistente”.

Oggi, a fine lavori (anche se manca ancora la seconda parte, quella tanto contestata da alcuni abitanti della zona e dove si trovava il vecchio distributore di benzina di viale Montello), l’area della passeggiata Pasternak ci piace molto, anche se, ci sono delle cose che non ci convincono.

Anzitutto la pavimentazione scelta, il cemento levigato, tanto in voga al momento e che, assieme all’asfalto levigato, sta sostituendo il porfido e la beola. Non ci fa impazzire e sembra poco duraturo. Vedremo tra qualche anno, quando crepe e buche potrebbero essere la norma (sperando di essere smentiti).

Non ci piace che abbiano realizzato un percorso a fondo “cieco” sull’unico bastione esposto e sopraelevato; noi avremmo realizzato un percorso ad anello o una discesa nel “vialetto” laterale. Insomma, ci pare un po’ un “area chiusa”, sebbene completamente esposta, per fortuna, alla vista dei passanti e quindi non un cul-de-sac.

Altra “cosa” che non ci soddisfa molto, come abbiamo già detto in altre occasioni, è l’eccessivo spazio pedonale in cemento. Noi avremmo lasciato più spazio al verde: bastavano anche due metri in più, includendo la seconda fila di alberi (ora i filari sono due, escludendo quelli lungo viale Crispi).

Speriamo sempre in un restauro dei due caselli del dazio, veramente “conciati” e bisognosi di un intervento sul quale nessuno si è ancora espresso.

Poi non ci piacciono molto le luci aeree. Avremmo preferito di gran lunga i lampioni. Ma questo è un altro aspetto che ricorre nelle nostre critiche all’illuminazione stradale meneghina già ricca di cavi sospesi.

Altra speranza è quella di vedere riqualificato l’intero piazzale Baiamonti, ora veramente brutto e senza forma, oggetto di recenti interventi che però, invece di risolvere, hanno accentuato la sensazione di caos. Ma questo potrebbe essere oggetto di un articolo a parte.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

30 commenti su “Milano | Porta Volta – Passeggiata Pasternak alla Feltrinelli: le nostre impressioni”

    • Sono d’accordo, è stato ben riqualificato un angolo dimenticato. Inoltre, ricordiamo che l’edificio Feltrinelli ha vinto parecchi premi nell’ambito dell’architettura/design; pertanto conosciuto a livello a europeo; reca senz’altro lustro alla zona

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        • In effetti alcuni premi li ha vinti, ma che hanno poco a che fare con la qualità architettonica: nel 2016 ha vinto il premio Smart Building (tecnologie) e nel 2018 il MIPIM Award (quindi sviluppo immobiliare) nella categoria “Best Office & Business Development”.

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    • Un buon intervento ma tutti questi dettagli lasciano l’amaro in bocca.

      Le luci aeree con quella sfilza di orribili pali, la parte a verde striminzita, il cemento al posto della pietra.

      Ma davvero questi spazi sono stati progettati da Herzog e De Meuron? A me sembra un progetto degno del geometra che ha progettato piazza Sant’Agostino. Molto deluso. Forse avevo aspettative troppo alte.

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  1. L’impianto di illuminazione non ha senso, lo aveva nei rendering iniziali quando la fascia verde era + larga…avrebbero potuto usare dei pali con piu corpi illuminanti, 3-5…..avremmo avuto meno pali e meno allineamenti che non giovano allo spazio….arredo discutibile, da migliorare qualitativamente….nel complesso il progetto funziona, ma con maggiore attenzione ai dettagli avrebbe avuto una riuscita in tono con la qualita’ architettonica degli edifici….

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  2. Il lato che affaccia su Viale Pasubio è assolutamente da abbellire con alberi (forse già preventivati) perchè così è davvero una distesa di cemento.
    Bisognerebbe rendere se non completamente pedonale, almeno parzialmente, anche Viale Pasubio; i marciapiedi fanno pietà

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  3. Viale Pasubio è assolutamente da pedonalizzare per creare una passeggiata completamente pedonale da Porta Nuova fino a Paolo Sarpi.
    E già che ci siamo sarebbe da ripensare Corso Garibaldi spingendo verso una pedonalizzazione anche lì. Sul Corso c’è sempre troppa gente e bisogna consentire ai pedoni di camminare meglio, togliendo spazio alle inutili poche auto parcheggiate.

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  4. La tanto contestata seconda parte da alcuni abitanti della zona, ritengo che non siano sicuramente abitanti della zona, perché gli abitanti che abitano veramente in zona auspicano di cuore il completamento del progetto di riqualificazione dell’intero contesto, con il valore aggiunto del museo della resistenza.
    La contestazione che si oppone ideologicamente all’uso indiscriminato di suolo, non valuta la riqualificazione nel suo insieme e tutti i vantaggi ambientali soprattutto e, in secondo luogo non meno importante, il vantaggio culturale antifascista.
    Questa contestazione genera degrado, incuria e tanto inquinamento.

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    • Magari gli abitanti della zona preferiscono un giardino, visto che quello della Microsoft/Feltrinelli ha tradito le aspettative. Che ne sai?

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      • Ricordo che il terreno edificabile è di proprietà della famiglia Feltrinelli e volendo potrebbe farci anche un condominio ricavando ingenti somme dalle vendite; Ergo che ringrazino, gli abitanti della zona

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        • In realtà l’articolo dice che l’area dove prima si trovava l’autolavaggio/parcheggio, cioè dove ora si trova la contestata piazzetta/giardino, è di proprietà comunale.

          Anche l’area dove prima lavorava il benzinaio e dove realizzeranno la prossima piramide non penso sia di proprietà di Feltrinelli.

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        • credo che l’Anonimo delle 12.03 si riferisca al terreno dall’altro lato del viale dove andrà la seconda piramide e che, come indicato anche nell’articolo, è di proprietà del Comune.

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    • Gli abitanti di tutte le zone di Milano desidererebbero avere un vero giardino sotto casa, specialmente in zona Paolo Sarpi dove le uniche due piazze del quartiere (Santissima Trinità e Gramsci) sono state adibite a parcheggi.

      Personalmente, senza voler assolutamente svalutare il contributo culturale e antifascista di un museo, ritengo che, nella vita quotidiana di tutti i giorni influirebbe molto di più un giardino di prossimità dove svagarsi, far passeggiare il cane o sgomberare la mente in una pausa pranzo.

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      • Beh. Il Parco Sempione non è anni luce di distanza, il giardino Lea Garofalo consente di fare due passi nel verde e persino la bistrattata nuova passeggiata permette le attività di cui sopra (magari con l’eccezione del cane)

        Una nota a margine sui quadrupedi: magari l’impressione è sbagliata e si basa su qualche avvistamento casuale di troppo, ma mi sembra che vi siano molte più deiezioni del miglior amico dell’uomo ad ingentilire le nostre passeggiate, rispetto al passato. La nettezza urbana dovrebbe fare un lavoro migliore per pulire gli spazi pubblici, ma ancor di più i possessori di quadrupedi dovrebbero dimostrare un senso civico molto superiore

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  5. L’ampiezza dell’area cementata lascia veramente perplessi. Con qualche metro di verde in più il risultato sarebbe stato di gran lunga migliore!

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  6. Come volevasi dimostrare nella foto 14 ci sono ciclisti sul marciapiede, quando c’era chiaramente lo spazio per fare una pista ciclabile su uno dei due lati e riservare una parte per i soli pedoni.

    No comment sui caselli non restaurati, andavano inclusi dal comune negli oneri di urbanizzazione assieme alla realizzazione della “passeggiata”.

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  7. Una piccola correzione storica:

    non c’è un “breve passo” tra le attività della ricchissima e aristocratica famiglia Feltrinelli (che tra l’altro erano molto diversificate, il commercio di legname era una delle tante) e la nascita della casa editrice, che fu invece un’iniziativa personale di Giangiacomo, nata da forti motivazioni ideologiche, e portata avanti dopo la sua morte dalla terza moglie Inge.

    A lei e al figlio Carlo si deve la trasformazione della Feltrinelli in una casa editrice contemporanea, in alcuni campi anche all’avanguardia (ad esempio tra le primissime in Italia ad avere degli store con il proprio marchio).

    https://it.wikipedia.org/wiki/Giangiacomo_Feltrinelli#La_casa_editrice

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  8. Gli abitanti in zona preferiscono che l’altro lato venga riqualificato

    Sempre gli abitanti in zona, hanno veramente a due passi il parco Sempione e se vogliono andare al parco, e non a fare due passi, a prendere un caffè o un libro, o portare il figlio a fare un giro in scooter di sotto.

    Sempre gli abitanti in zona notano che la cura dei dettagli è altissima, come ideazione, proporzioni, geometria, esecuzione dei lavori (un quadrato di cemento dove l’acqua non scollava è stato rifato).

    Gli abitanti della zona sono molto felici di accogliere e di vedere tanti in quella piazza, di cemento, insomma -pavimentata e non a verde – come tutte le piazze. Anzi, lo siamo

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  9. Ma tutti questi autonominati portavoce degli “abitanti della zona”, in un senso o nell’altro, li hanno intervistati tutti uno per uno, annotandosi coscienziosamente le risposte secondo criteri statistici? O si basano su percezioni personali e chiacchierate sul pianerottolo?

    E’ ovvio che un progetto di questa portata non potrà mai mettere d’accordo tutti. Ci sarà sempre chi rimpiangerà il giardinetto e chi è felice dell’icona.

    Nel mio piccolo di “abitante della zona”, concordo con chi dice che il Parco Sempione è a 10 minuti a piedi per chi abita lato Paolo Sarpi mentre la BAM è a 10 minuti a piedi per chi abita lato Garibaldi,

    Inoltre se andrà in porto anche il progetto di restyling dei bastioni di porta volta, nascerà una bellissima passeggiata che richiamerà com’erano i bastioni ai primi del 900.

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    • A dirla tutta, pure Citylife non è molto lontana, e in futuro lo scalo Farini. E anche Il Cimitero monumentale e il Compasso d’Oro sono zone pubbliche dov’è fare quattro passi in tranquillità

      È ridicolo contestare la destinazione di un fazzoletto di terra come quello dibattuto.
      Speriamo che non siano queste le battaglie verdi future.

      D’altra parte lasciamo fuori antifascismo e resistenza dalla conversazione. Il completamento dell‘architettura deve prescindere dal suo utilizzo futuro. Se si trattasse di uffici di una multinazionale plutocratica non cambierebbe niente.

      Se il museo sarà ben fatto, interessante e non troppo schierato politicamente, arricchirà la zona e l’intera città

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  10. 2mt di verde in più, 2mt in meno… Ma basta, ipocriti! Siamo al centro di uno dei più grandi agglomerati urbani d’Europa, non è che tutti possono avere ettari di parco sotto casa. Si cammina 10 15 minuti e si va in quello più vicino, tanto ci si passa il tempo libero, non la vita (a parte gli spacciatori).
    L’intervento è tutto ben riuscito nonstante i pali e i materiali scelti, ma questa polemica sul prato è ridicola e ideologica.
    Non è così che si risolvono i problemi ambientali. Piuttosto la smettano di sprecare soldi con le tbm per salvare un fazzoletto di terra in mezzo ai campi di Baggio e costruiscsano una rete efficente in modo da poter limitare ulteriormente il traffico veicolare.

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  11. Se i viali fossero alberati decentemente non avremmo tutte queste polemiche.

    A cominciare da viale Pasubio!

    Non si riesce a fare una bella passeggiate circondati da bei alberi come avviene dovunque in Francia.

    A milano solo alberi di plastica o cemento.

    Servono alberi veri e vivi lungo le strade in modo tale da incentilire il vivere moderno

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  12. Cosa fatta…..
    Se il senno di poi ha “effetto nullo” è anche vero che le considerazioni postume potrebbero (?? ) servire per migliorare future scelte….sperem-
    Personalmente, l’enorme spianata di cemento mi ha deluso, è desolatamente triste e senza speranza di essere animata da….bimbi, ragazzotti e vecchietti !
    Il futuro è “green “..ma qui è solamente una striscia d’erba inclinata ed inutilizzabile, alberi (?) quasi zero… illuminazione …indecente ! Cosa avrebbe pensato la povera signora Inge Feltrinelli ?

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