Finalmente dopo 2 anni (era il giugno 2018) dalla proclamazione del vincitore del concorso internazionale per la nuova Biblioteca Comunale del Lorenteggio, ieri è stato approvato e finanziato il progetto.
Il 2020 si chiude con una bella notizia per Milano e per un suo distretto, il Lorenteggio: ieri la Giunta comunale ha infatti approvato e finanziato il progetto definitivo per la nuova biblioteca.
Una biblioteca di alta qualità progettuale in un quartiere di periferia, 2000 mq pensati per le funzioni delle biblioteche del futuro, con ampie zone a scaffale aperto, spazi per laboratori e sale studio, zone dedicate ad attività espositive e incontri letterari, con soluzioni flessibili e adattabili alle diverse esigenze degli utenti. La progettazione architettonica di qualità, grazie ad un concorso internazionale, è protagonista di uno sviluppo urbano sostenibile attraverso funzioni pubbliche culturali nei quartieri della nostra città. Il rilancio del Lorenteggio passa anche dall’investimento sulla cultura e, attraverso questa, dall’aumento delle opportunità che il Comune saprà offrire ai suoi abitanti, a partire dai più giovani.
Il progetto scelto è quello di Urtzi Grau Magaña dello studio Fake Industries Architectural Agonism.
La nuova biblioteca consiste in un edificio a stecca con un corpo vetrato sorretto da pilotis e sorgerà nei giardini esistenti in via Odazio, proprio dietro il Mercato Comunale (nell’area oggi adibita ai cani). Un edificio innovativo e sostenibile, caratterizzato da un’elegante struttura a campata che sfida il contesto circostante, polifunzionale e accessibile, pensato per le esigenze di grandi e bambini.
Una bella notizia ed un bell’intervento di ispirazione Niemeryana
Trovo il progetto molto bello ed interessante. Personalmente penso che nell’utilizzo dei materiali e delle forme si siano felicemente ispirati a Nemeyer, ottenendo un edificio moderno ma in un certo senso “classico”e con una coerente e chiara poetica formale. Finalmente un architettura che non cavalca i trend e le mode imperanti ma utilizza un suo linguaggio ben preciso ed efficace nella sua semplicità.
il portico un po’ Le Corbusier e un po’ Niemeyer mi piace molto, la soluzione delle volte a botte per il tetto, stile capannone industriale anni 50, un po’ meno.
Immagino che l’effetto sia voluto, ma mi perplime comunque.
A me piace molto anche il tetto. E’ un lavoro ricco di citazioni e rimandi (anche le tende adoperate per separare gli interni tipiche di Ponti e dell’design di interni milanese).
Si spera in una buon lavoro dell’impresa edile.
Io avrei chiuso il portico con pareti vetrate creando uno spazio aggiuntivo. Lì sotto ci vedo graffiti tag e degrado incombente.
Quindi la soluzione sarebbe il solito cubotto di vetro in periferia? Lì non si può puntare a nulla di più? “L’architettura è solo un pretesto. Importante è la vita, importante è l’uomo, questo strano animale che possiede anima e sentimento, e fame di giustizia e bellezza” O. Niemeyer
Se proprio vogliamo, che cos’è questo se non un parallelepipedo di vetro che d’estate sarà una serra, pur se abbellito da qualche stilema che richiama quello che si faceva negli anni 60?
Se avessimo voluto puntare sulla periferia, avremmo forse fatto qualcosa in bioedilizia, in legno, ma sarebbe probabilmente costato di più.
Però viva le biblioteche a Milano. Purchè le facciano va bene tutto. Avanti così!!
Infatti solo una parte del porticato rimane aperta.
La parte più grande è chiusa da vetrate. Lo si vede nel primo render.
Ottimo, bellissimo progetto!
Concordo con Alessandro Magno
Sacrosanta la biblioteca, bel progetto molto retrò che sembra nato negli anni 60 e 70.
Purtroppo, come tutti i progetti di quegli anni, già sappiamo come finirà tra degrado, tag, urina e sporcizia sotto il portico.
Anche io avrei chiuso con vetrate per le ragioni già esposte. Dall’elenco soprastante è stato omesso l’eco dei rutti che rimbomberanno nel portico. Comunque bella notizia per il quartiere. Speriamo si continui.
Design desueto, francamente superato. Buona l’idea il porticato a piano terra, però dovrebbe essere ripensato per favorire la consultazione delle opere in estate, quindi all’ombra e al fresco, senza però essere disturbati da eventuali cattivi frequentatori dell’ambito circostante.
Questo progetto non è né bello né in linea con i tempi: bollente d’estate e freddo d’inverno. Se questo deve essere l’investimento sul futuro meglio chiudere gli occhi e pregare-pregare-pregare. Amen.
Mi piace molto l’idea del portico. Dai commenti pare che l’unico spazio pubblico apprezzato sia quello dove portare a orinare il cane. Per noi giovani invece servono anceh luoghi aggregativi di questo tipo, ampi e ombreggiati, dove ritrovarsi visto che ci si lamenta sempre della movida al di sotto delle abitazioni.
Adoro il progetto e adoro le volte a botte stile Eternit, ha un non so che di retrofuturista, stile per altro azzeccatissimo a mio parere per milano.
E cita anche il misconosciuto patrimonio edilizio in città, pochi ricordano e meno ancora visitano la splendida sede Mediaset di Niemeyer.
E’ proprio il gioco tra i pieni del piano superiore e parte dell’inferiore e il vuoto delle zampe in cemento che affascina, il contrasto tra la trasparenza e leggerezza del vetro e la densità degli archi grigi che convince.
Ormai anche l’architettura di Niemeyer è abbastanza datata per entrare a pieno titolo nel falso storico.
Che non c’è niente di male, vedremo come sarà realizzata e se il risultato sarà migliore di quello ottenuto da quelle cose negli anni 60 e 70 (La Mondadori si Segrate è bella da fuori – se piace il genere – ma lavorarci è un incubo)
Caro, consiglio di vaccinarsi con “Playtime” di Jaques Tati per vincere il virus del falso storico cogliendo il senso della bellezza classica, possibile anche nella modernità, due cose molto, molto diverse. Niemeyer ne sapeva. Buon anno
Simpatica citazione colta.
Vedremo poi cosa penseranno dell’edificio i ragazzi che dovranno usarlo…. ma in fondo è irrilevante.
PS mettete anche abbondanti stalli per le bici. Nel progetto è prevista solo la rastrelliera per il Bike Sharing e per di più di fianco al mercato e non di fianco alla biblioteca.
Mi chiedo perché gli illustrissimi architetti esperti del settore che commentano con sdegno non abbiano partecipato e stravinto il concorso.
@Alberto
Ottima domanda.
Con tutti i giovani Architetti Milanesi laureati al Poli, che magari nella vecchia biblioteca di via Odazio ci hanno pure studiato, non si capisce come mai si sia scelta la strada del megaconcorsone Internazionale che ha poi portato alla vittoria dell’inevitabile studio esperto di concorsi (ed estero, ça va sans dire)
Immagino che per alcuni tipi di commessa sia obbligatorio organizzare un concorso/gara d’appalto.
Personalmente ritengo che un eccellente progetto firmato da Giovani Architetti del Poli sarebbe competitivo contro qualsiasi concorrenza, mentre uno modesto lo sia meno (in altre parole, non si tema la concorrenza se si ha qualcosa da dire)
Il problema può essere nella valutazione dei concorrenti. Se scegliessimo a caso come membri della commissione di valutazione un paio fra quelli che hanno commentato qui, e poi ripetessimo l’esperimento con un altro paio e poi un altro ancora temo i vincitori sarebbero sempre diversi
Siamo in un campo in cui i risultati dei concorsi raramente soddisfano strutti i palati
Credo che si possano fare concorsi ad inviti (mica è un appalto europeo), ma in ogni caso hai ragione: il problema sono le Commissioni che valutano.
Se poi ci aggiungi i concorsi alla cieca (cioè senza sapere ufficialmente di chi è il progetto) in modo da penalizzare ancora di più chi è giovane, meno scafato e con meno soldi da investire in concorsi…
Il progetto è opera di uno studio associato composta da:
due architetti italiani, laureati al Politecnico di Milano, Laura Signorelli, Stefano Rolla, residenti e con ufficio in Cile; Jocelyn Froimovich, cilena residente a Múnich e il capogruppo Urtzi Grau, catalano residente a Sydney.
Lo studio Fake Industries non ha nulla a che vedere con il progetto.
E’ un vecchio concorso di 4 anni fa…magari ai tempi lavoravano altrove come scritto nell’articolo.
Piuttosto, ma poi la fanno la biblioteca??
Condivido sia i commenti positivi che i dubbi. Architettura stimolante e evocativa, elevato rischio di deterioramento nel tempo
Speriamo che uno sforzo progettuale direi educativo per una funzione educativa come una biblioteca educhi anche i potenziali deturpatori… se non ci si prova ci mai…
Progetto molto interessante. Un altro intervento centrato che si va a sommare alla metropolitana, alla riqualificazione del parco di San Cristoforo e all’intervento del gruppo di RPBW.. Laboratorio Giambellino goes on!