Salerno | Inaugurata piazza della Libertà

Pochi giorni fa si sono conclusi i lavori di realizzazione di piazza della Libertà, un progetto dalla lunga storia che risale a quasi venti anni fa. L’area interessata dai lavori di riqualificazione era compresa tra via Alvarez, la cinta del porto e l’ex Jolly Hotel che, fino al 2010, è stato l’elemento di chiusura della passeggiata del lungomare Trieste. Entro questi confini si trovavano cantieri nautici, l’Istituto Nautico (poi trasferito) e vari depositi di marmo e legname, che portarono i salernitani ad identificare l’area con il nome “le chiancarelle“. A partire dai primi anni duemila si iniziò a porre un argine al progressivo degrado dell’area, da anni notoriamente malfamata, attraverso puntuali demolizioni che si effettuarono fino all’effettivo avvio dei lavori della piazza.

Agli inizi degli anni ’90 fu affidato all’architetto Oriol Bohigas, l’incarico di progettare il nuovo Piano Regolatore Generale della città di Salerno. Il catalano suddivise il territorio in AAPU (Area di Attuazione Puntuale Urbanistica), con lo scopo di avviare progetti per determinati ambiti urbani strategici, in attesa dell’approvazione del PRG. Tra le prime sette AAPU figurava proprio l’area di Santa Teresa, per la quale il primo progetto firmato Bohigas risale al 1994. L’ultima versione, che nel 2000 risultava come progetto preliminare, prevedeva la realizzazione di due stecche di edifici di 4 piani ortogonali tra di loro, in modo da “racchiudere” una piazza di 16.000 metri quadri.

Il PRG fu consegnato nel 2003 ma fu approvato solamente nel 2006 in quanto, nel frattempo, dovendolo adeguare alla nuova legge regionale in materia urbanistica approvata nel 2004, si procedette anche ad alcune sostanziali modifiche. Nel nuovo PUC, infatti, fu stralciata l’ipotesi progettuale di Bohigas per l’area di Santa Teresa e si prescrisse che in quel luogo sarebbe dovuta sorgere una grande piazza monumentale ad emiciclo non inferiore ai 30.000 m², avendo a sfondo un edificio retto da un portico non inferiore agli 8 metri con grande parcheggio pubblico sottostante. Fissate queste caratteristiche formali, il 1º giugno 2007, in seguito a gara internazionale che vide classificati al secondo e terzo posto Francesco Cellini con il gruppo EE&K Architects di Washington (autori del Battery Park di New York) e David Chipperfield, si diede l’incarico all’architetto Ricardo Bofill e allo studio romano Lotti&Associati, di redigere il nuovo progetto, che fu approvato alla fine del 2008, dopo il via libera da parte della Soprintendenza. Il 18 marzo 2009 il progetto fu ufficialmente presentato dall’allora sindaco Vincenzo De Luca e da Ricardo Bofill, con l’illustrazione del grande plastico di tutto il fronte di mare presso la Galleria Capitol. Il 12 maggio 2009 fu approvato il progetto esecutivo e il 16 settembre furono affidati i lavori al Consorzio Stabile Tekton, per un importo complessivo di 15 milioni di euro (su i 26 preventivati in sede di gara), che indicò come consorziata l’ESA Costruzioni Generali S.p.A come impresa esecutrice. I lavori furono affidati il giorno successivo. Nel febbraio 2011 fu approvata una variante dall’importo di 8 milioni di euro a seguito circostanze impreviste e non prevedibili.

A metà 2012 vi fu una battuta d’arresto dovuta ad un cedimento del solaio in uno dei settori, che ha portato all’avvio di un procedimento giudiziario e al sequestro dell’opera. Nel 2014 il comune di Salerno riuscì ad ottenere dissequestro e ad avviare i lavori di consolidamento strutturale, conclusi nel 2018, e successivamente quelli di completamento, conclusi pochi giorni fa.

Per il progetto, fu posto l’obiettivo principale di “realizzare una nuova immagine ed identità del fronte urbano portuale: l’apertura definitiva della città al mare”, attraverso il recupero del rapporto visivo e funzionale con lo specchio d’acqua circostante, il collegamento pedonale con le aree limitrofe e la relazione con le principali emergenze architettoniche, quali il teatro Verdi, la Villa Comunale e il palazzo di Città.

Il Comune pose dei requisiti specifici per la realizzazione dell’opera tra cui, oltre a quelli già citati, un rapporto di tradizione/innovazione nell’ambito della progettazione architettonica. La piazza, sopraelevata rispetto agli ambiti circostanti, è un emiciclo del diametro di 150 metri, i cui assi principali sono relazionati con la trama urbana della città antica e si pone come termine del lungomare Trieste e la cui parte interrata ha la funzione di parcheggio pubblico. La piazza si estende per circa 28.000 metri quadri ad una quota di circa 5 metri s.l.m. Il disegno della piazza è caratterizzato da una parte semicircolare, delineata dal Crescent, e da una triangolare, che definisce l'”affaccio” a sud e sud-est, divise da un asse di collegamento tra il lungomare e l’area del molo Manfredi. Ai patii del parcheggio interrato, inoltre, corrispondono due aperture speculari caratterizzate da ampi giardini dai quali spiccano esemplari di Washingtonia robusta. Il disegno della pavimentazione della piazza si ispira, come si legge nella relazione descrittiva, alle geometrie normanne di cui si riscontrano tracce nel centro storico della città: i petali del fiore centrale e la zona triangolare sono caratterizzati da lastre di marmo verde imperiale “Guatemala”, il resto dei percorsi da lastre di pietra lavica etnea ed alcuni dettagli in granito nero assoluto “Zimbabwe” e travertino. Al vertice del triangolo si trova il cosiddetto diamante caratterizzato da uno specchio d’acqua, ideale collegamento visivo con il mare. Lungo i lati del triangolo si trovano tre coppie di rampe di scale che conducono al livello inferiore nel quale si trovano due passeggiate, rispettivamente adiacenti al porto di Santa Teresa e alla spiaggia, sulle quali saranno situati locali ed attività commerciali.

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