Il 10 febbraio 1952 a Milano si inaugurava la prima cabina telefonica in Italia. Il mondo delle comunicazioni è totalmente cambiato, ma ci piace sempre scoprire queste storie del recente passato.
Tra pochissimi giorni si festeggiano i 70 anni dalla posa della prima cabina telefonica italiana, e Milano ancora una volta (come era già avvenuto per il semaforo nel 1925) fu sipario dell’arrivo di questa nuova meraviglia tecnologica.
Per molti ragazzi d’oggi dire “cabina telefonica” suonerà come qualcosa di esotico e praticamente mai sentito, eppure ci fu un periodo, specie durante gli anni Ottanta e Novanta, che divennero così diffuse da trovarsi ad ogni angolo di strada.
Anzitutto va precisato che la cabina telefonica appartiene all’epoca pre cellulari, quando per telefonare servivano apparecchi collegati ad una rete via cavo. Ancora oggi, ormai raramente, ci si può imbattere in una cabina telefonica, mantenuta per necessità, ma praticamente ormai usata pochissimo. Si trattava di una postazione pubblica dotata di un telefono a uso pubblico costituita da un box prefabbricato con all’interno un apparecchio funzionante a moneta e a schede telefoniche.
In Italia la storia della telefonia iniziò già nel 1843, ancor prima che il telefono venisse brevettato nel 1876 da Alexander Graham Bell. Infatti i primi esperimenti di trasmissione di suoni attraverso l’elettricità in Italia furono quelli effettuati fra il 1843 e il 1865 dall’aostano Innocenzo Manzetti, che elaborò un prototipo di telefono, pur non brevettandolo.
Da allora la telefonia italiana ha seguito uno sviluppo che, senza essere sostanzialmente diverso da quello di altre nazioni occidentali, si è dovuto confrontare e adeguare, soprattutto sotto l’aspetto organizzativo ed imprenditoriale, alle specifiche condizioni politiche ed economiche italiane dell’epoca.
Nel 1876 iniziarono anche in Italia le sperimentazioni con i telefoni ideati dall’inventore scozzese Alexander Graham Bell. Nel 1877 a Milano ebbero luogo due dimostrazioni. Il 28 febbraio 1878 si tenne la presentazione ufficiale del telefono alla presenza della famiglia reale: il collegamento era stato attivato fra il Palazzo del Quirinale e l’ufficio del telegrafo di Tivoli, utilizzando la linea telegrafica. Altre sperimentazioni ebbero luogo a Torino, Trieste e Venezia.
Il 1º aprile 1881 Ministro dei lavori pubblici Alfredo Baccarini emanò il decreto ministeriale che dettava le condizioni per la concessione di reti telefoniche urbane a imprenditori privati. L’imposizione del limite territoriale circoscritto ad una singola città, permetteva al telegrafo di rimanere l’unico strumento di comunicazione interurbano in tempo reale. Questa politica era comune a tutte le nazioni dell’epoca.
Lo sviluppo telefonico in Italia si sviluppò lentamente a partire dagli anni Venti con problemi di gestione della rete e la sua frammentazione in diverse società concessionarie.
Il decreto ministeriale 11 dicembre 1957 impose che la TETI e la SET fossero cedute all’IRI. Nel 1958 le due concessionarie passarono alla STET. Ormai lo stato controllava tutto il sistema telefonico italiano, anche se rimanevano formalmente in vita le cinque concessionarie.
Nel 1952 fu impiantata la prima cabina telefonica d’Italia, in piazza San Babila a Milano.
L’installazione della prima cabina telefonica pubblica, risale al 10 febbraio 1952 in Piazza San Babila, per iniziativa della concessionaria Stipel. La struttura era in metallo e vetro, materiali con la quale vennero realizzate anche nel corso dei decenni successivi. In precedenza i telefoni pubblici erano esclusivamente installati presso esercizi pubblici quali bar, edicole, ecc. o nei posti telefonici pubblici. In Italia le cabine telefoniche hanno ospitato diversi tipi di apparecchi telefonici: dai telefoni con combinatore a disco (U+I) ai telefoni a tastiera, come nel caso dell’apparecchio G+M o Rotor. Oltre al rotor, furono introdotti da parte di Telecom Italia altri tipi di telefoni pubblici utilizzati principalmente, essendo in plastica, nei locali al coperto. Uno di questi è un telefono pubblico chiamato tuo (il tuo telefono), un modello only card di colore rosso con cornetta nera. Alla fine con l’avvento in via definitiva dell’euro si è passati al modello Digito in funzione dal 2002, e tuttora presente nelle cabine attive.
Cabine che sono diventate migliaia sparse in tutt’Italia e naturalmente anche a Milano a partire dagli anni Sessanta e Settanta. Come dicevamo l’apice lo toccarono gli anni Ottanta e Novanta, quando, ad esempio, in Corso Vittorio Emanuele vennero istallate ogni due archi dei portici, rendendola una vera e propria centralina telefonica (ma anche lungo il perimetro del Duomo e nelle vie dello Shopping, come Corso Vercelli e Corso Buenos Aires.
L’avvento della telefonia mobile ne ha lentamente decretato la fine sino alla scarsissima presenza nel territorio come in questi ultimi anni.
Qui di seguito alcune immagini che mostrano qualche cabina nel corso del tempo.
Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Archivio; Milano Sparita; Google
Piazza San Babila, Telefonia, Telefono, Telecomunicazioni, Arredo Urbano, Cabina Telefonica
Lo trovo un bel argomento, grazie uf per l’articolo..
Ho una precisazione in piazza San babila non è difficile (come dice l’articolo) imbattersi in cabine telefonico anzi c’è un abuso concentrato in questa zona.
Non ho nulla di contrario per quanto riguarda le cabine telefoniche ma vorrei precisare che solo piazza San babila ne troviamo 5, alcune a 3 postazioni;
E qual’è la richiesta?
Credo sia molto molto bassa
In piazza come in tutto Milano sono presenti diversi stili ed epoche, e mi sono sempre chiesto perché mantenerle?
La tim o chi per loro paga al comune il suolo ?
Perché se così fosse la risposta è chiara!
Altrimenti non avrebbe senso, vengono ormai utilizzati per dormirci, urinare o come deposito di droghe o per le robe più losche.
Addirittura una volta vidi un senzatetto utilizzarlo come spogliatoio proprio in San babila lato corso Europa.
Poiché nel mezzanino della metro sono presenti i bagni che spesso vengono utilizzati come lavatoi.
In fine penso che sarebbero belli se rivalutati, puliti e soprattutto con un utilizzo che i cittadini posso beneficiare
Al momento sono un elemento vintage obsoleto e brutto!
Lo trovo un bel argomento, grazie uf per l’articolo..
Ho una precisazione in piazza San babila non è difficile (come dice l’articolo) imbattersi in cabine telefonico anzi c’è un abuso concentrato in questa zona.
Non ho nulla di contrario per quanto riguarda le cabine telefoniche ma vorrei precisare che solo piazza San babila ne troviamo 5, alcune a 3 postazioni;
E qual’è la richiesta?
Credo sia molto molto bassa
In piazza come in tutto Milano sono presenti diversi stili ed epoche, e mi sono sempre chiesto perché mantenerle?
La tim o chi per loro paga al comune il suolo ?
Perché se così fosse la risposta è chiara!
Altrimenti non avrebbe senso, vengono ormai utilizzati per dormirci, urinare o come deposito di droghe o per le robe più losche.
Addirittura una volta vidi un senzatetto utilizzarlo come spogliatoio proprio in San babila lato corso Europa.
Poiché nel mezzanino della metro sono presenti i bagni che spesso vengono utilizzati come lavatoi.
In fine penso che sarebbero belli se rivalutati, puliti e soprattutto con un utilizzo che i cittadini posso beneficiare
Al momento sono un elemento vintage obsoleto e brutto!
Fantastico tutto..che noatalgia…ma….Bell non aveva rubato l’idea brevettandola a Meucci? Non lo si nomina nemmeno
Qualche cabina resiste ancora in città
Bene, pensa di avere altre perle?
L’ “Iinventore” Graham Bell non ha inventato il telefono.
Lo scozzese si e’ impadronito del brevetto che l’ inventore Meucci, malato, non era in grado di rinnovare.
Si sa mai tornasse baffone..
Meglio tenere in casa un gettone…