Milano | Monluè – Un passeggiata nell’antico borgo orientale

Ogni tanto cerchiamo di portarvi alla scoperta della Milano meno famosa e meno scontata. Questa volta tocca al “borgo” di Monluè, un insieme di case e cascine sorto attorno all’antica chiesa di San Lorenzo nell’estremo oriente del comune di Milano (se non fosse per l’appendice dell’Oggettina a Cascina Gobba, l’area di Monluè sarebbe la più a Est del capoluogo lombardo).

Arrivarci in auto è facile, o quasi, ma arrivarci a piedi è stata la nostra sfida. Così imboccando il viale Forlanini, ci siamo addentrati nel Quartiere Forlanini, realizzato negli anni sessanta del XX secolo (Quartiere Forlanini Nuovo, 1960-64), su progetto dell’Ufficio Studi e Progetti dello I.A.C.P.M.

Percorrendo Via Abelardo Pecorini, che in parte costeggia la tangenziale e dalla quale è separata da un muraglione verde e da giardini, si arriva ad un sentiero immerso in un “boschetto”.

Percorrendo il sentiero, si giunge in Via Piero Portaluppi, dove un sottopassaggio pedonale ci porta oltre la tangenziale Est.

Eccoci in via Monluè dove ci accoglie lo stupedo edificio oggi Casa Monluè. Si tratta della vecchia scuola del borgo, oggi trasformata in cas di accoglienza residenziale e vitto. Edificio molto grande, costruito negli anni Venti del Secolo scorso e che testimonia il grande popolamento del quartiere in quegli anni e delle aree limitrofe, oggi decisamente ridimensionato.

Quindi passando sotto il tunnel si lascia la città moderna per entrare nel mondo antico del Borgo di Monluè.

Anzitutto che cos’è Monluè?

Di origini antichissime (era detto Mons luparium o “monte dei lupi”), ospitò dal XIII al XVI secolo un monastero dei frati umiliati, e successivamente si tramutò in una cascina agricola. Questo complesso venne fondato nel 1267 dagli Umiliati di santa Maria di Brera: una cascina a corte chiusa con gli edifici monastici e i rustici agricoli, circondati da prati irrigui permanenti e da arativi, a formare una grangia, ancor oggi ben visibile. L’intero impianto è ancora ben riconoscibile, sebbene frazionato, e rappresenta uno dei migliori esempi sopravvissuti di quel tipo di organizzazione. Con lo scioglimento dell’ordine da parte di San Carlo Borromeo (1571) il borgo passò per diverse proprietà, fino a entrare a far parte (inizi del XX secolo) del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio.

Fece parte dei Corpi Santi di Porta Orientale, la località di Monluè costituiva una parrocchia di un migliaio di abitanti stretta fra Lambrate a nord e Morsenchio a sud.

Con l’epoca moderna il borgo, a causa anche del suo isolamento e per la sua vocazione agricola, iniziò a spopolarsi, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

A decretarne la morte definitiva la realizzazione della Tangenziale Est, aperta al traffico nel 1971, che isolò completamente l’antico borgo agricolo, rimasto stretto fra quest’ultima, il fiume Lambro e l’Aeroporto di Milano-Linate, dal resto della città.

Per anni il borgo venne concesso dal comune di Milano a varie associazioni, l’ARCI Milano su tutte, per l’organizzazione di eventi, feste e concerti, particolarmente nella stagione estiva. Dal 2009 non viene più concesso dalla giunta Moratti a causa del superamento dei limiti di emissione sonora riscontrato durante l’estate 2008.

Per fortuna attorno al gruppo di case e cascine vi è una vasta area verde che lo abbraccia: il Parco Monluè.

Percorrendo via Monluè si giunge al lato del “grande fiume” che attraversa Milano, il Lambro. Se solo non fosse così puzzolente, specie in certi giorni dell’anno, la vista sarebbe idilliaca.

Finalmente ci si addentra nell’antico borgo, dove troviamo l’Antica Trattoria Monlue, la locanda e un’autofficina.

Spicca senza alcun dubbio la bellezza della piccola abbazia di San Lorenzo. Fondata nel 1267, faceva parte di un gruppo di chiese comprendenti San Lorenzo In Monluè, Beata Vergine Addolorata in Morsenchio, San Galdino e San Nicolao della Flüe, e la grande corte della cascina con al centro un pioppo monumentale, il cui spazio il demanio comunale concede in affitto per i più diversi eventi.

La facciata, a capanna, presenta due strette monofore a fianco di un oculo centrale. Questo tipo di composizione, che ricompare nella facciata orientale della chiesa, ricorda la soluzione della distrutta S. Maria di Brera, coeva fondazione degli Umiliati. Il portale occidentale è inserito in un finto protiro con profilo a capanna e archetti pensili. I fianchi, in cotto, sono scanditi da sobrie paraste e presentano due aperture per lato. A nord si erge il campanile quadrato, diviso in quattro ordini da cornici a dente di sega e archetti pensili e aperto, all’ultimo piano, in quattro bifore impostate su colonnine in pietra chiara.

A lato della chiesa, quasi fosse una facciata gemella posta ad angolo retto, si trova l’edificio che ospitava la Sala del Capitolato, dove i monaci si riunivano.

La piccola chiesa divenne parrocchiale nel 1584 a seguito della soppressione dell’ordine degli Umiliati, subì pesanti rimaneggiamenti all’interno, che era probabilmente decorato con cicli a fresco medievali. Nel Sei e Settecento furono aggiunte quattro cappelle laterali a pianta quadrangolare e furono murate le finestre della facciata per consentire l’installazione di un organo. Negli anni Settanta dell’Ottocento venne condotto un intervento di restauro progettato dall’architetto Allemanini.

L’interno è a pianta unica con transetto, coro a terminazione piatta e due cappelle aggettanti. La semplicità delle forme e dei materiali fa presupporre un’influenza della contemporanea architettura dei palazzi comunali e, in misura minore, delle chiese abbaziali cistercensi. La copertura dell’aula, in origine a capriate lignee, è costituita oggi da un soffitto a cassettoni mentre il coro, cui si accede tramite un arco a tutto sesto ornato da una ghiera in cotto a due colori che prosegue lungo la navata, è coperto da una volta a crociera archiacuta con costoloni a toro su peducci ovoidali.

Purtroppo, come si vede dalle immagini, qui sopra e qui di seguito, il sagrato da direttamente sulla parete della tangenziale che di fatto ha soffocato questo luogo, oltre a diventare anche logo di parcheggio. Sarebbe fantastico se, sognando, in questo punto la tangenziale venisse interrata.

Sono ormai scarsamente leggibili i resti delle fabbriche dell’antica grangia, organizzate intorno ad un’ampia corte quadrata cui si sono venuti a sommarsi, nel corso dei secoli, numerosi edifici. Come dicevamo, il corpo occidentale adiacente la chiesa si trovava la sala capitolare, la cui esistenza era già testimoniata nel 1290; in questo ambiente sono state recentemente scoperte splendide decorazioni a tralci vegetali, stelle caudate e fiori quadrilobati, che attingono ad un repertorio ampiamente diffuso nella Lombardia del secondo Duecento e del primo Trecento. Purtroppo alcuni di questi edifici sono crollati o sono gravemente malconci.

Lasciando il borgo, percorrendo l’unica strada presente, Via Monluè, si giunge in Via Gaudenzio Fantoli, che ci riporta, in malo modo alla realtà con i suoi tir e camion per i trasporti. Infatti quest’area di Monluè è caratterizzata dalla presenza di aziende logistiche e di trasporti, oltre a magazzini industriali, vista la prossimità dell’aeroporto di Linate.

Il borgo di Monluè ebbe per lungo tempo anche il suo cimitero, si trovava sulla strada per Tagliedo dove oggi sorgono gli insediamenti di logistica di Via Gaudenzio Fantoli. Servì anche per le sepolture degli abitanti di Morsenchio e Mezzate. Nel 1885 cessò di accogliere inumazioni. Ma ve n’era uno più antico sulla strada per Cavriano e la Senavra, dove oggi si trova il parchetto di Via Carlo Garavaglia nel Quartiere Forlanini.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Milano Sparita

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

8 commenti su “Milano | Monluè – Un passeggiata nell’antico borgo orientale”

  1. Ottimo articolo, come sempre, grazie.
    Per chi vuole fare un giro da quelle parti, consiglio anche una capatina nella vicina viale dell’Aviazione, un posto davvero particolare.

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  2. Ho scoperto questo sito da poco e sono davvero contenta. Complimenti per la passione e la competenza con cui ci aggiorni sulle nuove opere in via di realizzazione nella città, ci descrivi e fai scoprire zone della nostra magnifica Milano che, a volte, anche noi milanesi doc, perdiamo di vista.

    Grazie

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  3. Bella Monlué io la ricordo negli anni 60 quando con mia nonna andavo a trovare lo zio prete. E mi ricordo la pesca di beneficenza che si faceva proprio sul piazzale della Chiesa.

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    • Bellissimo servizio, ho avuto modo di percorrere centinaia di volte il sottopassaggio sotto la Tangenziale Est negli anni 80 perché in quell’epoca l’edificio scolastico era una succursale della Istituto Superiore “Galileo Ferraris” che aveva invece la sede in via Carchidio (piazza Cantore).
      In quel borgo il tempo si è fermato.

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  4. Davvero un articolo molto interessante. Abito nel quartiere Forlanini e mi ha interessato soprattutto l’ultimo paragrafo relativo al cimitero in via Garavaglia. Sarebbe possibile avere qualche altro dettaglio?

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