Milano Porta Vercellina. A Milano nominare “Loreto” viene in mente solo il piazzale e la zona circostante, ma un tempo, oltre al famoso rondò vi era anche un altro luogo pio devoto alla madonna marchigiana.
In via San Vittore, nel tratto verso i Bastioni di Porta Vercellina, si trovava una chiesa dedicata a Santa Maria di Loreto, con annesso convento. Oggi questo complesso religioso si troverebbe nella parte compresa tra via Bernardino Zenale, via Morozzo della Rocca e via Matteo Bandello, ma sino all’inizio del 1900 le due strade si chiamavano borgo delle Oche e contrada delle Ochette. Nome bizzarro che nulla aveva a che fare con i pennuti animali, ma bensì ricordava la presenza di un convento che ospitava una moltitudine di monache, i cui abiti ricordavano l’aspetto di tante oche.
La via principale era nota sin dall’antichità come strada di San Vittore ad Corpus, dal nome della chiesa che ancor oggi troviamo a metà del percorso sul lato meridionale.
La chiesa di Santa Maria di Loreto, invece, venne costruita intorno al 1610, su richiesta del cardinale Federigo Borromeo e grazie a un lascito della famiglia Secchi; l’area prescelta fu quella ove si trovava da secoli una piccola cappella ormai abbandonata e malridotta, nota come Sant’Ambrogino agli Olmi.
La nuova chiesa venne progettata da Carlo Buzzi, già architetto della Veneranda Fabrica del Duomo e venne poi data ai monaci cistercensi riformati.
Con le soppressioni dovute al Giuseppinismo di fine Settecento, il convento, che tra l’altro ospitava ormai solo otto monaci, venne chiuso e affidato alle Stelline, l’istituto milanese per le orfanelle. Nel 1843, quando fu pronto il grande Palazzo delle Stelline nel vicino corso Magenta, l’antico convento venne affidato nuovamente a un ordine religioso, i padri Fatebenefratelli, ordine fondato dal portoghese São João de Deus nel Cinquecento.
La strada di San Vittore, allora in piena periferia, seppure dentro i Bastioni, era un’area povera e poco ricercata; aveva una cantarana che correva esattamente nel mezzo della carreggiata, per tutta la sua lunghezza e le poche case che vi si affacciavano erano misere e decrepite.
Le cose cambiarono a partire dal 1845, quando la marchesa Visconti Cappelli lasciò i suoi beni per erigere un nuovo ospedale nel sestiere di Porta Vercellina. Incaricato di erigere l’ospedale fu l’architetto Nicola Dordoni, un “campione” del neoclassicismo caro a Vienna e che aveva già realizzato Palazzo Carcassola in via Monte Napoleone 3 e Casa Reina in via Bagutta 12.
I lunghissimi lavori terminarono solo nel 1860, a Unità d’Italia già compiuta. L’ospedale venne ovviamente affidato ai Fatebenefratelli e aveva nel frattempo praticamente inglobato la chiesa di Santa Maria di Loreto, che era stata ristrutturata, e pesantemente modificata in chiave neoclassica, dalla mano dell’architetto Giacomo Moraglia.
L’ingresso della chiesa e dell’ospedale diventarono un tutt’uno formando una sorta di grande tempio neoclassico, enfatizzato da ben 14 grandiose colonne monolitiche di granito, senza base, con capitelli dorici e con ben tre timpani affacciati sulla strada di San Vittore.
L’interno della chiesa, ad una sola navata con tre altari, venne trasformato anch’esso in stile neoclassico, con colonne corinzie. L’altare maggiore venne ultimato solo nel 1882; è sormontato da una bella scultura della Vergine: un gruppo del ravennate Gaetano Monti. Sulla sinistra della chiesa venne riprodotto in scala, un altare simile a quello della Basilica della Santa Casa di Loreto, nelle Marche. Nell’abside vi era ancora l’antico altare, mentre nel catino vi era un discreto affresco di Raffaele Casnedi.
Nel 1875 venne realizzato un secondo ospedale nella strada di San Vittore, situato un centinaio di metri verso la Basilica di Sant’Ambrogio, dedicato a San Giuseppe.
Con l’espansione urbanistica di fine Ottocento, anche la strada di San Vittore si ritrovò in posizione centrale e i terreni acquisirono grande valore. Vennero demolite gran parte delle antiche catapecchie, chiusa la cantarana, tagliato il boschetto di olmi che si trovava nei pressi dei Bastioni e lottizzata l’intera area.
Nel 1936, il grande Ospedale Fatebenefratelli, quel che restava dei due conventi e la chiesa di Santa Maria di Loreto, vennero abbattuti senza pietà. Al loro posto venne aperta una nuova strada che si collegava a corso Magenta, via Morozzo della Rocca e costruite alcune dozzine di pregiati e gradevoli condomini.
Oggi nulla di quello che v’era è rimasto, di antico ormai rimangono i bellissimi palazzi di via Bandello, un tempo contrada delle Ochette, mentre della chiesa, dell’ospedale, e dei buffi nomi delle strade come: borgo delle Oche, contrada delle Ochette, contrada di San Vittore Arso e contrada di San Vittore agli Olmi si è persa ogni traccia.
Qui di seguito i palazzi sorti al posto del complesso religioso di Santa Maria di Loreto.
In via San Vittore al civico 40 troviamo un gioiellino architettonico del 1927 progettato dal grande Gio Ponti assieme all’inseparabile Emilio Lancia.
Si tratta di Casa Borletti, un esempio di moderna costruite realizzata per la nuova borghesia imprenditoriale cittadina, che suscitò da subito l’attenzione del mondo dell’architettura. E’ caratterizzata dal coronamento a obelischi, anche se il progettista Giò Ponti qui sperimenta una sobrietà formale fatta di linee semplici ed elementari, di figure geometriche e moduli ripetitivi che si alternano in facciata riuscendo, nel loro ripetersi ritmico, a dare un’idea di austerità formale alleggerita dalla essenzialità delle geometrie. Con la nuova “casa all’italiana” è possibile rintracciare una impegnativa ricerca di novità formali: gli equilibri fra i vuoti e i pieni con l’alternarsi di finestre e nicchie, geometrici elementi decorativi in facciata; le colonne dell’atrio sormontate da urne marmoree, un po’ dovunque memorie di sapore egiziano e proto-futuriste, con un alto livello estetico e materico.
- Referenze immagini: Milano Sparita,
- Fonti: parte del testo è di Paolo Motta; “Le Chiese di Milano”, Ponzoni 1929;
- Porta Vercellina, Via San Vittore, via Bernardino Zenale, via Morozzo della Rocca, via Matteo Bandello, Viale Porta Vercellina, Basilica di Sant’Ambrogio, Basilica di San Vittore, Santa maria di Loreto, Chiesa
Molto interessante, la storia dell’architettura milanese sempre in evoluzione è affascinante.