Milano | Brera – La nostra visita a Palazzo Citterio

Milano, Brera. Il panorama museale milanese si è da poco arricchito di un nuovo e tanto atteso capitolo: dopo cinquant’anni di lavori, Palazzo Citterio ha finalmente aperto al pubblico, completando il progetto della Grande Brera. In un precedente articolo vi abbiamo raccontato l’inaugurazione di questo spazio espositivo, oggi vogliamo accompagnarvi in una visita ancora più approfondita.

LA STORIA DI PALAZZO CITTERIO E LA GRANDE BRERA

Cominciamo con un breve excursus sul progetto della Grande Brera a cui la trasformazione di Palazzo Citterio in sede espositiva è strettamente legata.

Negli anni Settanta, il visionario direttore della Pinacoteca di Brera, Franco Russoli, si confronta con le più avanzate tendenze museali europee e internazionali, spingendo per una nuova concezione del museo: non più solo custode della memoria, ma spazio dinamico in dialogo con la società in continua evoluzione. Con questo spirito nasce l’idea della Grande Brera, un progetto ambizioso che mira, prima di tutto, all’ampliamento degli spazi espositivi, così da accogliere una sezione dedicata all’arte contemporanea e ospitare mostre temporanee. La scelta ricade sul vicino Palazzo Citterio, individuato come sede ideale per questa espansione. Il piano originario prevedeva anche l’integrazione della ex chiesa di Santa Maria di Brera, con un percorso museale che avrebbe attraversato l’Orto Botanico per poi riconnettersi a Palazzo Citterio.

Nel 1972, dopo anni di pressioni, Russoli riesce a ottenere l’acquisto di Palazzo Citterio da parte dello Stato, dando il via ai lavori. Tuttavia, il cantiere procede tra interruzioni e rallentamenti trascinando la realizzazione del progetto per decenni. 


ARCHITETTURA: LE TAPPE DELLA TRASFORMAZIONE DI PALAZZO CITTERIO

Palazzo Citterio nasce nel Settecento come residenza nobiliare, espressione raffinata del barocchetto milanese. Il suo prospetto su via Brera si distingue per l’eleganza discreta dei balconcini in ferro arabescato mentre, oltre il portone d’ingresso, si apre un primo cortile che conduce al giardino interno in continuità con l’Orto Botanico. Gli interni sono scanditi da una sequenza di sale raccolte e impreziosite da stucchi decorativi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Palazzo Citterio subisce gravi danni a causa dei bombardamenti del 1943, come molte altre residenze milanesi. Successivamente viene ricostruito.

Nel 1975, dopo l’acquisto da parte dello Stato per trasformarlo in sede espositiva, iniziano i primi interventi strutturali, con il restauro della facciata e delle coperture. Il primo grande progetto è affidato agli architetti Ortelli e Sanesi che demoliscono parte degli interni, soprattutto quelli ricostruiti dopo la guerra.

Nel 1984, nonostante l’incompiutezza del cantiere, Palazzo Citterio ospita una mostra dedicata ad Alberto Burri. Due anni dopo, nel 1986-87, l’associazione “Amici di Brera” incarica l’architetto James Stirling, autore del museo Staatsgalerie di Stoccarda, di curare la ristrutturazione e l’ampliamento. Tuttavia, la sua morte il 25 giugno 1992 interrompe nuovamente i lavori e solo anni dopo una parte del suo progetto verrà recuperata.

Tra il 2012 e il 2018, un finanziamento di 23 milioni di euro consente nuovi interventi, tra cui il completamento delle aree ipogee previste da Stirling. Tuttavia, complicazioni come la bonifica dell’amianto rallentano ulteriormente il cantiere.

Nel 2024, sotto la direzione di Angelo Crespi, Palazzo Citterio viene finalmente completato grazie a un nuovo intervento di stabilizzazione e all’allestimento curato da MCA – Mario Cucinella Architects. Il progetto ha riguardato due dei tre piani dell’edificio: il piano terra, con la hall d’ingresso e la corte arricchita da un Padiglione in legno, e il primo piano, destinato all’esposizione delle collezioni permanenti. L’obiettivo perseguito dallo studio è stato restituire alla città uno spazio culturale e sociale inclusivo, capace di creare comunità e rafforzare il legame tra le diverse anime di Brera.

Gli storici soffitti stuccati e dipinti sono stati restaurati con cura, così come gli infissi originali, mentre alle pareti domina una delicata tonalità grigio pastello, studiata per valorizzare al meglio le opere esposte.

Ma per scoprire più nel dettaglio come questi spazi hanno preso vita e come dialogano con le opere esposte, il racconto continua nella nostra visita a Palazzo Citterio.

LA NOSTRA VISITA

Iniziamo la nostra visita a Palazzo Citterio accedendo dall’ingresso situato in via Brera 14. Appena varcata la soglia, il primo ambiente che incontriamo è la biglietteria dal carattere contemporaneo, in cui domina un tavolo-scultura concepito per integrare le funzioni di ticketing e info point. Di fronte a questo, un ampio schermo LED è pensato per trasmettere immagini di artisti digitali. Al momento è visibile l’installazione Renaissance Dreams – Capitolo II, Architettura di Refik Anadol. Quest’opera digitale immersiva, generata grazie all’intelligenza artificiale, trasforma i dati visivi e testuali del Rinascimento italiano in un’esperienza visiva coinvolgente.

Prima di cominciare con il percorso, vi segnaliamo che al momento non è presente un guardaroba e le visite guidate non sono ancora attive.

Ci spostiamo verso il corpo scale che collega i diversi spazi. Al livello ipogeo e al secondo piano si tengono le mostre temporanee, mentre il primo livello, il piano nobile, ospita le collezioni permanenti che comprendono le opere delle famiglie Jesi e Vitali, un tempo residenti nelle due ali del palazzo. Questo spazio di snodo ad essere sinceri, non ci appare molto intuitivo, l’ambiente è piuttosto spoglio e l’orientamento per nulla immediato, anche a causa della segnaletica poco visibile. A nostro parere, potrebbe essere valorizzato con un intervento più mirato, magari attraverso l’inserimento di opere o di elementi visivi più incisivi.

Non essendoci un percorso obbligato, noi abbiamo deciso di iniziare la visita dal secondo piano dove attualmente si tiene la mostra temporanea La Grande Brera. Una comunità di arti e scienze, aperta fino al 10 marzo 2025. Qui l’atmosfera è radicalmente diversa rispetto a quella che si troverà al piano nobile. Lo spazio ha un carattere neutro ed essenziale che ben si presta ad essere riadattato per le esposizioni temporanee.

La mostra corrente celebra la storia culturale, architettonica e sociale di Brera, raccontandone l’evoluzione nel corso di oltre cinque secoli. Si parte dalla fondazione del complesso come monastero degli Umiliati, passando per le trasformazioni del Cinquecento e i grandi progetti, anche mai realizzati, che ne hanno segnato la sua storia, fino ad arrivare ai più recenti interventi su Palazzo Citterio. L’esposizione è arricchita da una selezione di opere d’arte, sculture, affreschi e oggetti storici – molti dei quali restaurati per l’occasione – che ci permettono di esplorare l’identità stratificata di Brera nel tempo.

Passando al primo piano, invece, il palazzo storico si esprime in tutta la sua eleganza. Qui il carattere originario della residenza nobiliare emerge nelle sale decorate da stucchi e affreschi, mentre i vetri schermati filtrano in maniera soffusa la luce naturale, creando un’atmosfera raccolta e intima.
Non possiamo però tralasciare una nota dolente dell’allestimento, soprattuto considerando il tema sempre più vivo dell’accessibilità. Oltre alla segnaletica per nulla incisiva, pannelli di sala e didascalie sono scritti con una dimensione di carattere troppo piccola per chiunque. Questo sicuramente è un gran peccato perché allontana i visitatori a soffermarsi sulle preziose informazioni condivise.

L’allestimento segue un criterio che rispetta le collezioni di appartenenza e le organizza secondo nuclei tematici e cronologici. Si parte con la collezione Vitali che spazia tra epoche e materiali diversi comprendendo da reperti archeologici – come sculture romaniche, tavole e mosaici rinascimentali – fino a dipinti ottocenteschi e capolavori di Modigliani e Giorgio Morandi.

Proseguiamo nella Sala degli Specchi dove un grande tavolo espositivo ospita reperti archeologici disposti in teche di diversa altezza. Più avanti troviamo anche una straordinaria collezione di 152 autoritratti, commissionati da Cesare Zavattini agli artisti protagonisti del Novecento.

Raggiungiamo poi quella che è forse la sala più suggestiva del museo, quella centrale dedicata all’Ottocento, che funge da snodo tra le diverse aree espositive. Qui, dopo un decennio nei depositi, torna finalmente visibile Fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il soffitto lasciato a vista richiama la lunga storia del cantiere di Palazzo Citterio mentre una grande apertura crea un collegamento visivo di forte impatto tra i due piani.

Accediamo adesso agli ambienti che ospitano la collezione Emilio e Maria Jesi, la quale raccoglie capolavori del primo Novecento, dal futurismo di Boccioni e Severini, al cubismo di Picasso e Braque, fino alle opere metafisiche di Carrà e Sironi. Tra i dipinti più celebri troviamo La Rissa in Galleria e La città che sale di Umberto Boccioni (1910).

Un dettaglio particolarmente interessante riguarda l’Autoritratto dello stesso Boccioni. Grazie a una teca appositamente studiata, per la prima volta dalla sua donazione il dipinto è osservabile da entrambi i lati.  

Conclusa la visita della collezione permanente, per raggiungere la sala Stirling al livello interrato torniamo al piano terra e usciamo nella corte dove si incontra il suggestivo tempietto in legno, opera dello studio Mario Cucinella Architects. Questa struttura circolare, ispirata all’architettura bramantesca, trae riferimento dallo Sposalizio della Vergine di Raffaello, conservato nella vicina Pinacoteca. Il tempietto ligneo funge da punto di raccordo tra l’esterno e i diversi ambienti della Grande Brera, offrendo ai visitatori uno spazio coperto dove sostare e ammirare la corte.

Terminiamo la nostra visita proprio nella sala ipogea, un ampio ambiente in cemento, che attualmente ospita un’installazione temporanea dell’artista Mario Ceroli, frutto della collaborazione tra Brera e la GNAMC.

Concludendo, possiamo constatare che dopo cinquant’anni di attese e cantieri infiniti, Palazzo Citterio è finalmente uno spazio restituito alla città. Seppur ci sia spazio per qualche miglioria, camminando attraverso le sue sale storiche e gli ambienti completamente rinnovati, abbiamo la sensazione di trovarci in un luogo che oggi trova finalmente la sua identità.

INFORMAZIONI PRATICHE

Nome del Museo: Palazzo Citterio
Indirizzo: Via Brera, 12, 20121, Milano
Giorni di apertura:
aperto dal giovedì alla domenica
Orari di visita: 14.00 – 19.00
Prezzo del biglietto: Intero 12,00€; Ridotto dai 2 agli 8€; gratuito per diverse categorie/convenzioni
Accessibilità:
La struttura è dotata di rampe e ascensori che consentono di raggiungere agevolmente tutti i livelli dell’edificio.
Grazie al software NOOR, durante la fase di progettazione è stato possibile previsualizzare i percorsi espositivi attraverso la realtà aumentata. In questo modo è stato possibile renderli più chiari e accessibili garantendo una fruizione ottimale per i visitatori con disabilità motorie o sensoriali​.
Accesso per animali: animali non ammessi
Servizi aggiuntivi: bookshop. Guardaroba e visite guidate saranno disponibili prossimamente.
Sito Web: https://palazzocitterio.org/
Contatti: tel. +39 02 72105 141
pinacotecadibrera@operalaboratori.com

Palazzo Citterio – BR2: E6

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Lucia Macchi; Brera; MCA; Mario Cucinella Architects (MCA);
    Walter Vecchio
  • Fonti: Palazzo Citterio; Artribune; la Stampa
  • Brera, Pinacoteca, Via Brera, Riqualificazione, Museo, Palazzo Citterio, Mario Cucinella Architects (MCA)

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | Brera – La nostra visita a Palazzo Citterio”

  1. Ma per la passerella in vetro, bisogna attendere altri 50 anni?

    Al momento palazzo citterio e la pinacoteca hanno due biglietti e ingressi distinti, fondendoli i musei il visitatore è obbligato all’acquisto del biglietto intero.
    (Ipotizzo 28 euro ??)

    Rendi il museo iconico e in più guadagni il
    Doppio, non mi sembra difficile come concetto.

    Milano non perde la speranza, questa PASSERELLA “s’ha da fare”!

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  2. Non dite nulla circa le didascalie messe tutte su una placca unica per decine di opere e a una decina di metri dall’ ultima opera descritta. Con un’ amica…una era davanti alla fotografia e diceva la lettera relativa all’ opera e l’ altra leggeva la descrizione….

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  3. ho visitato anch’io Palazzo Citterio dopo l’ionaugurazione del museo e condivido le osservazioni di Arsuffi, tranne una: la invasiva cortruzione in legno ( “tempietto”?) di Cucinella posto al centro del cortile è, a mio avviso, una assurdità. Il cortile è la cosa più bella del Palazzo ed è rimasto integro a differenza del resto dell’edificio in gran parte radicalmente modificato. Inoltre tale enorme struttura lignea, di cui fra l’altro non si capisce il senso, ostruisce la visione, dall’ingresso, della bellissima prospettiva sullo splendido giardino . Ripeto una assurdità

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  4. per distacco, architettonicamente uno dei piu’ brutti musei inaugurati negli ultimi 20 anni.
    e le foto non rendono giustizia a quanto sia orribile

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