Da anni si parla di una riqualificazione di piazzale Loreto, piazza così importante ma così negletta e priva di identità che pare non avere, apparentemente un futuro decente. In molti ci hanno provato e in molti si cimentano a cercare una soluzione possibile per questo spazio urbano decisamente difficile da riqualificare.
Solo pochi mesi fa avevamo visto un progetto e una proposta realizzata nientemeno che dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel. Una piazza giardino moderna e iconica.
Vi mostriamo ora come invece LAD e Hypnos (studi milanesi) abbiano ripensato Piazzale Loreto: Sovraparco, un giardino sospeso
Gli studi LAD e Hypnos, hanno elaborato un “sovraparco”, un giardino sospeso nel cuore della piazza più trafficata di Milano. Il concetto sembra trasformare radicalmente la piazza esistente costruendo una zona verde sopra l’intera rotatoria, portando una generosa fetta di natura nell’ambiente urbano e creando un nuovo spazio pubblico per i cittadini, dove sostare e rilassarsi.
La proposta visionaria di LAD e Hypnos è definita da più livelli: lo spazio della piazza al livello del suolo, il giardino sopraelevato e il mezzanino della metropolitana nel sottosuolo.
Il piano del mezzanino sotterraneo diventerebbe una piazza dove ai lati aprirebbero i vari negozi, bar e altro. Al livello strada una grande forma circolare impostata sull’impronta della rotatoria esistente manterrebbe la funzione urbana di scorrimento automobilistico.
Innalzando l’intervento architettonico ai bordi, viene proposta una forma concava del bacino, creando un paradiso verde nel mezzo del tessuto urbano occupato.
Fluttuando sopra la piazza, lo spazio verde forma un guscio protettivo dal traffico e dall’inquinamento della città. L’accesso al giardino è ottenuto da scale e un ascensore, e una volta all’interno è organizzato su due livelli. Il primo livello ospita scale e un ascensore, oltre ad alcuni servizi e spazi coperti. Mentre al centro del grande “catino” c’è un grande oculo, aperto verso il basso nella piazza sottostante.
Il progetto del “sovraparco” è progettato per formare un nuovo punto di riferimento all’interno della zona, portando anche la vegetazione in questa porzione di città. Il concetto architettonico offre un luogo in cui le persone possono rilassarsi, leggere o persino organizzare piccole feste o riunioni. il design sarà presentato durante la convention “from spaces to places” dell’università di Roma, la sapienza, il 18 marzo 2019.
Per me è NO.
Orrendo! Aprite il mezzanino piuttosto. E poi perché non fare qualcosa che ricordi lo storico evento di cui il piazzale è testimone? Quando venni a Milano leggendo Loreto incuriosito mi ci recai e rimasi deluso dall’assenza di qualsiasi traccia o monumento/indicazioni in memoria.
e cosa vorresti trovare, un cappio di marmo?
Risposta da premio oscar! Ma la gente, prima di scrivere, ci pensa a quello che scrive? Io non credo, davvero.
Cosa credi o cosa ne pensi, invece, della “delusione” dell’ incuriosito Alberto “quando venne a Milano”?
Francamente prendere dei cadaveri di persone uccise il giorno prima, attaccarle per i piedi ad un distributore e sputarci e orinarci sopra non è esattamente un evento su cui farci un monumento, non trovi?
Reazione giustificata finchè ti pare, ma forse non il momento più glorioso della Resistenza Antifascista.
In realtà il monumento di P.le Loreto si rifà ad una stage nazifascista.
Proprio per questo furono appesi in quel luogo i personaggi che tutti conosciamo…
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Piazzale_Loreto
Entrambi i progetti sembrano essere guidati da due riflessi incondizionati.
Il primo è la rinuncia lavorare seriamente sul piano zero in un’ottica di riduzione del traffico automobilistico e di massimizzazione del confort di ciclisti e pedoni.
Secondo Viel e Citterio i pedoni, da corso Buenos Aires a viale Monza salire e poi ridiscendere. Questo progetto invece li ingabbia dentro un bucolico bosco al riparo dalla città mefitica. Particolarmente cinica è la sezione dove si vede come nel piano zero (quello dove ogni giorno ci muoviamo, abitiamo, respiriamo) ci saranno polveri sottili e gas di scarico mentre nell’Elysiyum-tinozza si potrà respirare aria di montagna.
Il secondo riflesso incondizionato che muove i progettisti è l’idea che per riqualificare piazzale Loreto occorrano necessariamente nuovi volumi costruiti. Nessuna retorica anti-cemento da parte mia, tuttavia mi sembra veramente poco lungimirante in una città che manca di grandi piazze, ostruire una potenziale piazza metropolitana con “iconici” contenitori di negozi, negozi, e anche negozi.
lele concordo al 100%
questo progetto con la mega rotonda ricorda brasilia
l’altro sembra sembra quelle piazze scandinave progettate negli anni 70
entrambe le proposte non fanno i conti col traffico ed in generale con i vari flussi che attraversano la piazza, esasperando dei conflitti (auto/pedoni, sotto/sopra, inquinato/verde…) piuttosto che attenuarli
Non mi convince per niente.
Sembrano i progetti anni 60 di come sarà il futuro. Mancano solo le auto volanti e le passerelle aeree tra i palazzi.
Concordo
Gli alberi del render sono pure suggestione….non cresceranno mai alberi rigogliosi in una struttura come quella. Tra l’altro il verde a Milano , dopo i primi mesi si dirada, secca, e scompare. non solo nessuno lo rispetta, ma nessuno se ne occupa seriamente- E poi questo progetto crea e amplifica il concetto di non-luogo quando seppure degradato Piazzale Loreto una sua identità invece ce l’ha. E’ una perfetta macchina alienante, in questo senso è vecchio di 50 anni. L’idea è una sfida pura, anzi forse un puro esercizio di stile (vintage). Speriamo resti tale.
ORRENDO
Bisogna allargare gli spazi dedicati ai pedoni a livello strada. Le auto si arrangeranno, diminuiranno di numero in modo fisiologico. Questo progetto è un’esercizio di stile venuto molto male, che va contro anni e anni di lotta al traffico e all’invivibilita delle città.
ORRENDO, costruiteci un parcheggio !
al di la del mio giudizio estetico personale sul progetto, che vale quello che vale, vorrei fare una considerazione sul disegnino dell’inquinamento che resta fuori dal catino, che mi ha molto rattristato.
Come è purtroppo ormai usuale da diversi anni in architettura, l’autore di un disegno progettuale in realtà largamente autoreferenziale, ovvero frutto della fantasia dell’architetto stesso diretta alla ricerca del segno “monumentale”, dimostra il bisogno di includervi una sorta di “giustificazione scientifica” – che praticamente sempre, come pure in questo caso, è in realtà “pseudo-scientifica”.
Dato però che un disegno in cui la forma non consegue direttamente a una particolare funzione pratica è del tutto normale in un contesto in cui l’esigenza è un segno di tipo monumentale – celebrativo o decorativo – mi pare che l’uso di queste “giustificazioni” derivi da una “vergogna” del progettista rispetto all’ammissione della ricerca di una estetica monumentale.
Vergogna questa, certo figlia di un pensiero tipico del XX secolo (variamente scandito nei diversi Paesi in funzione del momento storico-politico di ciascuno, ma comunque proprio del secolo), che a tutt’oggi a quanto pare gli architetti portano, magari inconsciamente, nel proprio bagaglio culturale.
A parte il fatto che da lontano sembra un cesso di una casa senza gabinetto…
Poi però mi chiedo perché i progettisti si concentrano sempre e soltanto come focus suk centro della piazza…
Quando a ben vedere sono i margini, il bordo della circonferenza che corre lungo i palazzi che deve trovare una soluzione urbanistica e di riqualificazione dei percorsi pedonali, ciclabili, di attraversamenti, di vita e piacere di passeggio, sosta, shopping.
Bisogna fare una grande isola che ti isoli dal traffico salvagente.
Si, perfetto.
Ma va studiata e pensata lungo tutto il bordo circolare come una enorme ciambella di sakvataggio.
Perché?
Perché lobiettivo primario è ricucire e riqualificare le strade che vi si affacciano.
Connettere in modo sereno, piacevole protetto da smog e rumore corso buenos aires con viale monza ad esempio.
Ricreare attraversamenti pedonali ciclabili sicuri e veloci e lineari per i pedoni che oggi sono costretti a fare il salto della rana in autostrada per andare da una sponda all’altra.
Con marciapiedi troppo esigui e frammentati e brutti non possono nascere tavolini o esercizi commerciali con uno spot esterno ad esempio.
Tutti si concentrano a costruire nuove volumentrie al centro.
E tutti si dimenticano che lamvita delle persone sulla piazza si muove tangenzialmente, tra cacche di cane e strisce pedonali con automin sosta selvaggia sopra gli atttraversamenti per i disabili…
Etc.
Per riqualificare piazzale Loreto prima di tutto bisogna far ridisegnare la mobilità dagli uffici tecnici del comune prevedendo percorsi ciclabili e pedonali logici, un intervento a basso costo che detta le regole della nuova mobilità. Una volta ridefinito lo scheletro della piazza sarà possibile darla in pasto ai vari architetti/artisti/visionari con i loro costosi porgetti estetici.
Realizzare per esempio quel costoso catino vorrebbe dire che per almeno 100 anni la piazza resterà una rotonda dedicata ad un mezzo di trasporto che sta cadendo (molto lentamente) in disuso.
Gli uffici tecnici comunali non capiscono un cazzo di mobilità e l’hanno dimostrato negli anni, quindi direi di far disegnare la mobilità a quelli che hanno progettato portanuova garibiladi e city life che ne capiscono di più.
Poi sicuramente questo progetto non mi piace non è aperto come quello di urban file per ora il migliore che ho visto.
Mah guarda… City Life è una semplice mega isola pedonale (e in quanto tale anche ciclabile).
Per quanto riguarda la mobilità di Porta Nuova avrei molto da discutere, il parco non è permeabile alle biciclette, per le auto è stato costruito un mega tunnel a due corsie per senso di marcia (però velocità massima 50 km/h mi raccomando!) e chi invece si sposta in modo virtuoso è costretto a fare un semaforo in più e utilizzare la via laterale Fratelli Castiglioni oppure a caricarsi la bici in spalla per percorrere il ponte (ciclo)pedonale. La stazione Garibaldi non è raggiungibile in bicicletta e i pedoni che vengono da Gae Aulenti devono attraversare la strada una volta di troppo. La ciclabile di Gioia è stata realizzata con i piedi: niente attraversamenti ciclabili (solo pedonali) all’incrocio e scivoli di accesso realizzati con gradini di 5 cm!
E potrei andare avanti, i privati pensano prima di tutto (giustamente) a sé stessi e solo qualche volta questo coincide con il bene pubblico.
Aspetta ti prego allora adesso descrivimi quale pista ciclabile costruita dai tecnici comunali negli ultimi 6 anni non è piena di questi difetti che hai descritto?
I tecnici fanno i lavori da tecnici e cioè non sono in grado di capire la reale fruizione e la reale mobilità.
Quindi ci vogliono figure che il comune in organico non ha purtroppo.
Una volta che qualcuno che se ne intende di mobilità arriverà al comune sta a i tecnici apprendere il più possibile per ripetere nel futuro tutto quello che chi è esperto gli insegnerà.
Il problema è che una volta che qualche pista ciclabile funziona poi nessuno si ricorda di rifarle tutte così e non capisco perchè.
Per me funzionano benissimo quelle a doppio senso in via olona e in via pallavicino che percorro tutti i giorni poi ci vorrebbe un po’ di manutenzione in via dezza e quel tratto di pista che collega solari a via pallavicino è perfetto se non per il discorso manutenzione.
Invece tutti quelli realizzati di recente sono a senso unico e poco fruibili purtroppo.
Per non parlare della viabilità disastrosa creata in zona solari da tecnici incapaci di comprendere i flussi pedonali e ciclabili e comunque sempre a pensare al risparmip anzichè al futuro.
Non per gettare benzina sul fuoco, ma via Olona da qualche anno è diventata a senso unico (almeno sulla carta, perchè poi il ciclista medio milanese fa quello che gli pare e non solo sulle ciclabili)
Gli Uffici Tecnici (ma esistono veramente?) del Comune dovrebbero ridisegnare la mobilità complessiva della zona per evitare che la piazza sia una svincolo autostradale.
Se intervieni solo sulla piazza, sposti il problema amplificato in tutta la zona circostante. Purtroppo il traffico non “sparisce” da solo ma si sparpaglia diventando sempre più incasinato e selvaggio.
Un decennio di politiche di “dissuasione” basate solo sul principio che se gli rendo la vita più difficile le auto prima o poi scompaiono, hanno portato alla giungla.
Quando avevo 18 anni giravo in bici sulle strade senza grandi problemi. Adesso è diventato una esperienza schifosa in troppi punti (praticamente ovunque non ci sia una ciclabile o – lo ammetto – un marciapiede)
Un esercizio di architettura che spero resti solo virtuale,,,,
Proposta interessante, alla Niemeyer. Una sopraelevazione – o uno spazio aperto ricavato nel sottosuolo (tipo piazza Garibaldi a Napoli) – sono le uniche soluzioni per rendere vivibile la piazza, in presenza di un massiccio inquinamento acustico e non. Forse lo spazio ipogeo aperto agli occhi di tutti è tuttavia più sicuro, considerato il contesto in cui è inserita la piazza.
Non discutendo sui gusti, a qualcuno potrebbe anche piacere (per fortuna a leggere i commenti siamo più quelli che la pensano in modo opposto), dai primi rendering pubblicati, la sensazione è solo di qualcosa di ingombrante, vecchio (ma tanto vecchio) e davvero brutto (quel bianco della conca diventerebbe grigio nel giro di pochi mesi), oltre che inutile.
Si sta andando verso una mobilità sostenibile, limitare l’uso dell’auto e allora si faccia in modo che quella piazza, esempio palese del traffico e del conseguente inquinamento che genera, diventi qualcosa di diverso, di più sostenibile e moderno. Incominciando magari implementando delle piste ciclabili. Capisco la difficoltà del progetto, perché effettivamente non è facile trasformare Loreto da una mega rotonda che è ora in qualcosa di totalmente diverso, mi auguro però che chi fa questo di mestiere, si faccia venire qualche idea migliore di quella proposta in queste pagine.