Il cantiere
Mentre il cantiere per la nuova stazione M4 di San Babila sta procedendo a gran ritmo per essere terminato entro la fine del mese, anche il vicino cantiere per il parcheggio interrato di via Borgogna, è giunto in “sommità”, portandosi a buon punto. Se non fosse per la parte verso via Mascagni, dove, per il ritrovamento di un reperto archeologico interessante e forse inaspettato, pare ancora in alto mare.
Dopo anni di travagliato iter, nel 2021 sono ripresi i lavori per la costruzione del parcheggio interrato in via Borgogna con non poche polemiche. Il progetto per il parcheggio risale ormai a molto tempo fa: era il 2014/15 quando venne rispolverato. Infatti, si tratta della seconda parte del parcheggio di Via Borgogna già realizzato nei primi anni 2000. Più volte bloccato per vari ricorsi, alla fine l’ha spuntata ed è stato approvato con diverse modifiche.
Il nuovo parcheggio prevede quattro piani interrati con una capienza di 236 posti auto privati, 89 pubblici e 23 moto.
Come dicevamo, c’è una novità nel cantiere ormai da qualche settimana, che ha visto la “scoperta” durante gli scavi per il parcheggio, di una importante porzione di un antico muro, apparentemente medievale, sbucato fuori in via Borgogna, tra via Visconti di Modrone e Via Anselmo Ronchetti.
Parrebbe proprio un tratto di mura o qualcosa di simile, facente parte della cinta muraria costruita nel medioevo tra la Porta Monforte e Porta Tosa (Largo Augusto e Verziere).
Non sono ancora state diffuse notizie di alcun genere al riguardo, ma il muraglione, decisamente non in linea con la cinta muraria, appare leggermente arretrato rispetto ad essa, posizionato quasi all’altezza del “terraggio” che oggi è via Anselmo Ronchetti, in origine Terraggio di San Damiano.
La Storia
I “Terraggi” erano le stradine che circondavano la città di Milano dall’interno delle mura medioevali. La via era un anello di servizio per le mura di cinta creato dalla terra riportata dallo scavo del canale, poi trasformato in Cerchia dei Navigli. Oggi i “terraggi” sono quasi ovunque banali stradine, ad eccezione di via della Spiga .
Quando si parla di “terraggi” ci si riferisce alla cerchia di viuzze disposte a formare un cerchio e parallele alla più famosa Cerchia dei Navigli. Esse sono in senso anti orario da Corso di Porta Venezia: via della Spiga, Via dell’Annunciata, via Terraggio (unica a mantenerne il nome), via Lanzone, via Caminadella, via dei Fabbri, via Pioppette, via Marziale, via Campo Lodigiano, per concludere con via Anselmo Ronchetti con via Santa Cecilia.
Veniamo alle supposizioni del tratto di mura scoperte. Anzitutto dobbiamo dire che Via Borgogna, oggi un cantiere, è una strada realizzata negli anni Trenta del Novecento, aprendo il varco alla stradina che portava all’antica chiesa barocca di Santo Stefano in Borgogna (da cui ha preso il nome).
Nome la cui origine, Borgogna, pare esserci diverse ipotesi: la prima, descritta dal Lattuada, sosteneva l’origine del nome con il fatto che la zona fosse abitata nel XIV secolo da gente della Borgogna, mentre una seconda descritta dal Sormani sostiene che il nome fu dato perché nella zona abitava la famiglia dei Bergonzi, testimoniata dal fatto che nella chiesa vi erano varie decorazioni che riportavano l’effigie della famiglia.
Attestata sin dal 1300, l’ultimo aspetto della chiesa era dovuto ai rimaneggiamenti voluti dal cardinale Federico Borromeo assegnati all’architetto Michelangelo Greco che gli diede una facciata con paraste ioniche e quattro nicchie. L’interno era suddiviso in una sola navata e possedeva tre altari, di cui il principale dedicato alla Vergine Maria conteneva un dipinto di Panfilo Nuvolone.
La chiesa, già sconsacrata nel XIX secolo servì come magazzino di carbone prima della demolizione avvenuta nel 1930 per aprire la nuova strada.
Via Borgongna quindi, non arrivava al Terraggio di San Damiano (via Ronchetti), ma questo, che metteva in collegamento Corso Monforte con via Cerva, aveva comunque un piccolo passaggio che consentiva l’attraversamento del naviglio in via San Damiano (oggi Via Uberto Visconti di Modrone), grazie al famosissimo Ponte delle Sirenette, oggi inserito nel Parco Sempione.
Ponte ben visibile nella mappa qui di seguito del 1884 (seconda interruzione dell’azzurro della Cerchia dei Navigli).
Il ponte venne inaugurato il 23 giugno 1842 in via San Damiano (nel tratto che oggi è diventato via Visconti di Modrone all’altezza dell’odierna via Borgogna), subito chiamato Ponte delle Sirenette, o anche Sorelel Ghisini, per via delle quattro statue raffiguranti altrettante sirene.
Il nuovo ponte, in metallo, venne eseguito nella ferriera di Dongo dalla ditta “Rubini, Scalini, Falck e C.” su disegno dell’ing. Francesco Tettamanzi, le cui decorazioni furono realizzate su modelli in gesso di Benedetto Cacciatori; il ponte fu commissionato da privati per essere posto sul naviglio in Via San Damiano, per un più consono passaggio per andare alla chiesa della Passione.
Probabilmente qui vi era già un ponticello più antico, forse in legno sostituito dal più elegante ponte in ghisa. Più consono alla borghesia qui presente nell’Ottocento.
Ed ecco spiegato forse il perché della piccola rientranza rispetto alla cerchia delle mura, forse per ospitare le fondamenta del ponticello pedonale.
Comunque sia, un bel pezzo di muro ritrovato e che or fa compagnia a quello rinvenuto recentemente dalle parti di Sant’Ambrogio per gli scavi M4, le cui sorti attendiamo scoprire quanto prima, sempre a discapito della Sovrintendenza.
Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Milano Sparita
Archeologia, Cantiere, Via Borgogna, Ponte delle Sirenette, via Visconti di Modrone, Via Anselmo Ronchetti, via Cerva, Parcheggio, M4
quanta bellezza abbiamo perso a Milano in nome del “progresso”
e i bombardamenti hanno fatto il resto…
Già!
E il problema è che si contiamo a distrugere in nome del progresso
Oltre alla bellezza, la riapertura anche solo parziale dei navigli può aiutare moltissimo a contenere l’innalzamento delle temperature estive in città
Bella cavolata…e ne ho sentite parecchie nella mia vita…
Togliere l’asfalto e togliere le auto secondo te non migliorerebbe la situazione?
Mai sentito parlare di come si formano le isole di calore nelle città?
Ma secondo te spendono miliardi per riaprire un ruscello artificiale in centro a Milsno? E questo aiuterebbe a contenere l isola di calore che c’è in città? Pensa quanti anni durerebbe il cantiere! Follia
Ruscello artificiale? Mamma mia che definizione. Comunque meno asfalto più respiro
Ma non c’era già stato un referendum? ???
La sovrintendenza dovrebbe essere obbligata a valorizzare e curare quello che vincola, per evitare che venga abbandonato a se stesso e finisca per cadere a pezzi
In nome di un presunto progresso abbiamo distrutto la bellezza della nostra città. E sempre in nome di quel fantomatico progresso abbiamo costruito quelle orrende ed ingombranti scatole di cemento che deturpano violentemente il Teatro alla Scala.
Grazie Urbanfile, queste ricerche storiche sono sempre super interessanti!
È davvero un peccato come il capitalismo e il progresso abbiano compromesso l’architettura, chissà cosa rimarrà di noi tra 1000 anni, ormai ci siamo abituati a un orizzonte molto più corto.
Anche se la speranza per la riapertura dei Navigli non muore, se si guarda il risultato che hanno ottenuto a Utrecht non capisco come si faccia a essere contrari! Hanno eliminato una tangenziale per riaprire 6km di canale, più o meno come la circonvallazione dei navigli, in una città che è un quarto di Milano! Ne guadagneremmo tutti.
É incredibile quanto spesso a Milano si sentono storie di chiese demolite per costruire nuove strade o corsi ecc…
Ai milanesi non é mai troppo piaciuto preservare il passato della propria cittá.