Milano, verde pubblico.
L’autunno è ancora lontano, eppure le chiome degli ippocastani (Aesculus hippocastanum) in città già a fine luglio apparivano ingiallite, assumendo un aspetto tipicamente autunnale. La causa principale è un parassita che provoca il disseccamento delle foglie, fenomeno che si ripete da diverse estati ed è ormai evidente nei viali alberati e nei parchi, dove le chiome dei maestosi alberi si tingono di marrone e giallo ocra già in agosto.
Dal 1985 si è diffusa in Europa la Cameraria ohridella, una piccola farfalla le cui larve scavano gallerie all’interno delle foglie, indebolendo progressivamente gli alberi e accelerandone la perdita del fogliame. A questo problema si aggiunge la presenza di Guignardia aesculi, agente dell’antracnosi, una malattia che provoca macchie necrotiche e il precoce disseccamento fogliare seguito da filloptosi.
Non va dimenticato, inoltre, il ruolo dell’inquinamento atmosferico: l’ippocastano è infatti poco resistente agli agenti inquinanti, ai quali reagisce con arrossamenti dei margini fogliari e disseccamenti anticipati della lamina.
L’effetto di queste problematiche, più che sulla sopravvivenza degli alberi, incide soprattutto sulla loro chioma, che cade prematuramente. Il fenomeno è comunque monitorato e gestito dal servizio parchi e giardini del Comune.
Gli ippocastani rappresentano un importante elemento decorativo di viali e giardini, sia pubblici che privati, regalando ombra e frescura con le loro ampie chiome. Un tempo adornavano magnificamente anche il lato dei giardini pubblici Indro Montanelli in corso Venezia; purtroppo, tra le malattie e la violenta tempesta del luglio 2023, l’ingresso del parco da corso Venezia oggi appare impoverito e segnato.



Dal punto di vista botanico, le foglie dell’ippocastano sono decidue e palmato-settate, inserite in modo opposto sui rametti tramite un picciolo lungo 10–15 cm. Ogni foglia, che può superare i 20 cm, è composta da 5–7 lamine obovate con apice acuminato e margine doppiamente seghettato. La pagina superiore è verde brillante, mentre quella inferiore è più chiara, leggermente tomentosa lungo le nervature.
Resta la speranza che si possa individuare un metodo efficace per contrastare questo grave problema fitosanitario, restituendo agli ippocastani la loro bellezza originaria.





























- Referenze immagini: Roberto Arsufffi
- Alberi, Albero, Verde Pubblico, Giardini, Parchi, Ippocastani,
Per non parlare dell’illuminazione stradale dove a Milano vengono illuminati per lo più gli alberi alterando il riposo vegetativo e stressandoli senza alcun beneficio alla carreggiata e/o marciapiedi che rimangono per lo più al buio. Le lanterne dovrebbero stare sopra la carreggiata, sorrete da funi/cavi, invece sono tra le chiome degli alberi:
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Anche quelli di Zurigo sono in sofferenza…
Ad aggiungersi, anche i Mirabolanti sono in grande sofferenza e sono secchi, le querce hanno hanno anche loro una specie di oidio. Va aggiunto la Popilia Japonica e la Takahashia Japonica nel periodo maggio – luglio.
Prendo spesso l’alta velocità e fa paura guardare fuori dal finestrino agli alberi in pianura (almeno in pianura, non ho dubbi che altrove la situazione è simile ma non ho avuto occasione di guardare con assiduità). Anzi, fuori città la situazione sembra essere addirittura peggiore da quella urbana, anche se sembrerebbe un controsenso.
Ci sono quantità enormi di alberi praticamente defogliati nei campi tra Novara e Vercelli. Nei margini dei campi, tra le risaie, alberi di fortuna o piantumati che siano, persino alberi da ombra che circondano il Canale Cavour o tenute di piantagioni (di reforestazione permanente o silvicultura, non lo so).
Dieci anni fa cominciai a vedere in giro per il mondo (in Europa, in America, in Giappone) morie sconvolgenti di pini, che ormai sono ovvie a chiunque si fermi un attimo a guardarsi attorno. Ma ora comincia a capitare in modo simile a tante altre specie. Fino a dove si estenderà? È chiaro che non è dovuto allo stesso patogeno, ma c’è un acceleratore comune. È conosciuto o siamo anche cieci alle cause della moria? Viene veramente da aver paura su un futuro prossimo pieno di tronchi sechi e soltanto qualche cespuglio verde… per non parlare degli uccelli, insetti e animali più grandi che ne dipendono.
È chiaro che vanno piantate adesso altre tipologie di alberi più resistenti perché quando questi ci lasceranno le cuoia almeno avremo altro verde che prenderà il loro posto e la loro utile ed importante funzione.
Non aspettiamo che muoiano questi per piantare gli stuzzicadenti.